Marina Berlusconi smentisce le accuse di Report su Silvio Berlusconi
Marina Berlusconi: “Accuse sconnesse e illogiche”
Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e figlia dell’ex Premier Silvio Berlusconi, ha voluto smentire categoricamente le accuse emerse nella puntata del programma di inchiesta Report trasmesso su Rai 3 domenica 12 gennaio. Il focus della trasmissione verteva sui presunti legami tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra, insinuando un coinvolgimento della criminalità organizzata nell’ascesa al potere, sia imprenditoriale che politico, del “Cavaliere”.
Marina Berlusconi ha definito tali accuse come “sconnesse e illogiche”, sottolineando come fossero già state utilizzate in passato e provenissero da precedenti puntate del programma. Secondo la presidente di Fininvest, non vi è alcuna novità rilevante emersa dall’episodio condotto da Sigfrido Ranucci; anzi, si tratterebbe di un semplice “copia-incolla” di affermazioni già smentite.
Inoltre, Marina ha accusato il programma di avere come obiettivo principale quello di screditare il lavoro del padre attraverso collegamenti con la criminalità organizzata, che a suo tempo le indagini ufficiali avevano già archiviato come infondati. Questa non sarebbe altro che una strategia per riaprire vecchie polemiche senza alcuna base concreta.
Un attacco al momento più delicato
Un altro punto sollevato da Marina Berlusconi riguarda l’utilizzo, da parte degli autori del servizio, delle immagini del funerale del padre. Ha ritenuto inappropriata la scelta di accompagnare quelle scene intime e dolorose con una colonna sonora che, a suo avviso, risultava irridente e fuori luogo. Ha espresso il suo sdegno per questa rappresentazione, definendola una mancanza di rispetto per un momento delicato per la famiglia e per milioni di italiani che hanno voluto rendere omaggio all’ex Premier.
Forza Italia in difesa del Cavaliere
Non solo Marina Berlusconi ha preso posizione. Anche Forza Italia, il partito fondato da Silvio Berlusconi, si è dichiarato indignato per quanto trasmesso da Report. I parlamentari Francesco Filini e Augusta Montarulli, membri della commissione di vigilanza Rai, hanno chiesto un intervento immediato da parte della Rai. Secondo loro, la puntata rappresenta una chiara deriva ideologica del programma, che avrebbe travalicato i confini del giornalismo di inchiesta per cercare di influenzare l’opinione pubblica.
Il servizio di Rai 3 si è soffermato in particolare sulla fondazione di Forza Italia, sui legami con Marcello Dell’Utri e sulle presunte connessioni mafiose nell’ascesa politica del partito. Secondo i deputati, la trasmissione non solo ha insinuato relazioni pericolose tra il partito e la mafia, ma avrebbe anche tentato di condizionare il pensiero di milioni di cittadini, mettendo in discussione la legittimità e la storia politica di Forza Italia.
La richiesta di intervento
I rappresentanti di Forza Italia hanno chiesto che la Rai prenda una posizione chiara per garantire un’informazione equilibrata e rispettosa. Filini e Montarulli hanno ribadito che Report dovrebbe limitarsi a svolgere il suo compito di giornalismo investigativo senza ricorrere a insinuazioni o attacchi personali. Secondo loro, questa puntata rappresenta un esempio di come un servizio pubblico possa essere utilizzato per scopi di delegittimazione politica, cosa inaccettabile in un sistema democratico.
Una questione di equilibri
L’intera vicenda ha sollevato un acceso dibattito sull’uso dei media pubblici e sul confine tra giornalismo d’inchiesta e ideologia. Marina Berlusconi, nel suo intervento, ha chiesto maggiore serietà e rispetto nei confronti della memoria del padre, sottolineando come tali accuse non solo siano infondate ma rappresentino un attacco gratuito e strumentale.
Forza Italia, dal canto suo, ha ribadito il ruolo fondamentale di una stampa libera ma imparziale, evidenziando che episodi come quello di Report rischiano di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nei media stessi.
La polemica è destinata a proseguire, coinvolgendo non solo i protagonisti diretti, ma anche l’opinione pubblica e le istituzioni, chiamate a riflettere sul delicato equilibrio tra libertà di stampa e responsabilità editoriale.