Lo scontro sulle nomine all’interno del Ministero della Salute ha acceso un dibattito che non accenna a spegnersi e che vede Orazio Schillaci, ministro della Salute, al centro di una vicenda che intreccia scienza, politica e opinione pubblica. Al cuore della questione vi è la commissione vaccini, organo cruciale per definire le strategie sanitarie nazionali, oggi travolta da polemiche dopo la nomina di due medici noti per le loro posizioni critiche nei confronti delle vaccinazioni.
Le dichiarazioni di Schillaci
Il ministro, ex rettore dell’Università di Tor Vergata, ha parlato in maniera netta, sottolineando come la scienza non possa piegarsi a interessi politici o a pressioni di parte. In un’intervista rilasciata al Foglio, ha ribadito: “Le sfide che ci attendono richiedono rigore, sia scientifico che metodologico”. Una frase che suona come una presa di posizione definitiva, quasi a voler spegnere ogni ambiguità. Schillaci si è detto pronto a rivedere, e persino a revocare, le nomine dei due medici contestati, considerandole un passo falso che non può permettersi di difendere.
Le nomine che dividono
Le polemiche sono esplose quando il governo ha inserito nel Nitag – il comitato tecnico che decide le politiche vaccinali – il pediatra toscano Eugenio Serravalle e l’ematologo bolognese Paolo Bellavita. Entrambi sono figure note per la loro posizione scettica rispetto ai vaccini. Le loro nomine sono state fortemente sostenute da Fratelli d’Italia e difese dalla Lega, che negli anni ha mostrato un atteggiamento più cauto sul tema delle vaccinazioni. Tuttavia, la scelta ha provocato immediati malumori, sia dentro le istituzioni sia all’interno della comunità scientifica.
Le reazioni della comunità scientifica
La nomina dei due medici è stata percepita da molti come un insulto al rigore scientifico e, soprattutto, alla memoria delle vittime del Covid-19. Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto Mario Negri, ha usato parole durissime: “È una scelta che insulta i morti di Covid. Il ministro deve reagire”. A lui si è unito Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, che ha alzato il tono della protesta sottolineando la gravità del segnale lanciato dal governo.
Non sono mancate azioni concrete: Francesca Russo, coordinatrice della prevenzione della Conferenza Stato-Regioni, si è dimessa dalla commissione vaccini in segno di protesta. Un gesto simbolico ma di grande peso, che ha rafforzato l’immagine di una frattura profonda tra istituzioni e mondo scientifico.
Il fronte della protesta
Alla contestazione si sono aggiunti numerosi altri nomi di spicco. Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, ha lanciato una raccolta di firme per spingere il ministro Schillaci a rivedere la composizione della commissione. Anche Franco Locatelli, già presidente del Consiglio Superiore di Sanità e volto simbolo della lotta al Covid, ha invitato apertamente il ministro a fare un passo indietro. Da più fronti si leva dunque la stessa richiesta: rigore scientifico e responsabilità istituzionale.
Pressioni politiche e istituzionali
Sul piano politico, le opposizioni non hanno perso tempo ad attaccare l’esecutivo. Italia Viva, attraverso le parole di Davide Faraone, ha accusato Schillaci di farsi dettare la linea da una maggioranza “no vax”, con un commento pungente: “Smetta di farsi imporre scelte da chi lo ha messo su quella poltrona”. Le tensioni si inseriscono in un clima già complicato, segnato dalla decisione del governo di astenersi sull’accordo pandemico proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e di bocciare il regolamento sanitario internazionale.
Un ministro sotto pressione
Schillaci vive giornate di grande pressione. Nominato come figura tecnica di prestigio e sostenuto da Giorgia Meloni, mantiene legami anche con il ministro Francesco Lollobrigida. Oggi, però, si trova stretto tra le richieste della comunità scientifica, le pressioni politiche e il timore di passare alla storia come colui che ha aperto la porta a posizioni complottiste e negazioniste. Lui stesso ha definito la vicenda “una leggerezza” che non può permettersi di difendere e che, con ogni probabilità, non difenderà.
La posta in gioco
Il caso delle nomine va oltre una semplice scelta amministrativa: rappresenta uno spartiacque tra il rispetto del metodo scientifico e l’ingerenza della politica su un tema sensibile come le vaccinazioni. In un Paese che ha vissuto sulla propria pelle le devastazioni della pandemia, affidare ruoli chiave a figure contrarie ai vaccini rischia di minare la fiducia dei cittadini nella sanità pubblica.
Schillaci è ora chiamato a una scelta difficile ma inevitabile: mantenere le nomine, accettando lo scontro con il mondo scientifico e con l’opinione pubblica, oppure revocarle, mostrando di voler difendere con fermezza la centralità della scienza nelle decisioni sanitarie. Qualunque sarà la sua decisione, il segnale che arriverà sarà destinato a incidere profondamente nel rapporto tra politica, scienza e cittadini.