Milano, tragedia in via Saponaro: tredicenne alla guida di un’auto rubata uccide una donna e riaccende il dibattito sui campi rom e la sicurezza

A Milano, una tragedia stradale ha scosso profondamente l’opinione pubblica e acceso un acceso dibattito politico e sociale. Una donna di 71 anni, Cecilia De Astis, è stata travolta e uccisa da un’auto rubata guidata da un minorenne, aprendo interrogativi sulla responsabilità dei minori, sulla sicurezza urbana e sulla gestione delle aree occupate, in particolare i campi rom.

L’incidente

Era il pomeriggio di lunedì 11 agosto quando, in via Saponaro, quartiere Gratosoglio, un’auto rubata ha perso il controllo e ha investito la signora De Astis, sbalzandola di diversi metri. Al volante c’era un tredicenne, affiancato da altri tre ragazzini di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. Pochi minuti prima dell’incidente, i quattro si erano recati in un negozio, dove avevano acquistato magliette gialle con i Pokémon stampati, un dettaglio che li ha resi facilmente identificabili nelle ore successive.

L’impatto è stato violentissimo: dopo aver colpito la donna, il veicolo ha terminato la sua corsa contro un cartello stradale. I giovani, invece di prestare soccorso, sono fuggiti a piedi, rifugiandosi in un campo rom di via Selvanesco. La Polizia locale, grazie alle testimonianze e alle immagini delle telecamere, li ha rintracciati poco dopo.

Data la loro età, i quattro non sono imputabili secondo la legge italiana. La Procura dei Minori ha quindi aperto un fascicolo per valutare provvedimenti alternativi, come l’affidamento in comunità o l’allontanamento dalle famiglie, soprattutto nei confronti del tredicenne alla guida.

Le reazioni politiche

L’episodio ha immediatamente innescato un’ondata di reazioni politiche, in particolare sui social. Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, ha invocato misure drastiche: sgombero immediato del campo rom, abbattimento delle strutture e revoca della patria potestà ai genitori, accusati di negligenza. “Una preghiera per la povera Cecilia”, ha scritto, invitando il sindaco di Milano Giuseppe Sala e la sinistra a intervenire.

Sala ha replicato con fermezza, accusando Salvini di strumentalizzare una tragedia per fini politici: “Sulla morte di una persona, soprattutto in circostanze così drammatiche, trovo vergognoso speculare, ancor più se a farlo sono esponenti di governo”.

Anche altri politici sono intervenuti. Silvia Sardone (Lega) ha criticato la gestione della sicurezza da parte dell’amministrazione comunale, mentre Davide Faraone (Italia Viva) ha invitato tutti a evitare toni propagandistici. Carlo Calenda (Azione) ha puntato il dito contro Salvini, definendo le sue parole un’operazione di propaganda: “Sono favorevole allo sgombero dei campi rom, ma non capisco perché chiedere l’intervento al sindaco e non al Ministro degli Interni. Sembra solo una presa in giro ai cittadini”.

Il governatore lombardo Attilio Fontana ha definito la morte di Cecilia “una tragedia inaccettabile”, frutto di “una catena di illegalità tollerata troppo a lungo”. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha evidenziato il legame tra degrado sociale, abbandono scolastico e criminalità minorile, citando il decreto Caivano come strumento per intervenire sui genitori che non mandano i figli a scuola.

Il vicesegretario della Lega Roberto Vannacci ha definito l’accaduto “non un semplice incidente”, ma il risultato di “politiche fallimentari e tolleranza verso l’illegalità”, indicando la necessità di interventi immediati. Sul fronte opposto, Angelo Bonelli (Europa Verde) ha accusato Salvini di usare la vicenda per fini elettorali, ricordando che la sicurezza richiede strategie concrete, non slogan sui social.

Una questione sociale complessa

L’incidente ha riportato al centro del dibattito la questione dei campi rom e delle aree occupate irregolarmente. Secondo alcuni, questi luoghi sarebbero focolai di illegalità e degrado; per altri, la soluzione non può essere solo lo sgombero, ma deve passare anche per politiche di inclusione sociale, istruzione e lavoro.

Molti cittadini, intanto, esprimono rabbia e frustrazione per una tragedia che ritengono evitabile. Nei quartieri coinvolti, il senso di insicurezza è palpabile e cresce la richiesta di controlli più severi, soprattutto nei confronti di minorenni che vivono in contesti familiari problematici.

Il caso di Cecilia De Astis diventa così emblematico di una frattura sociale che non riguarda solo Milano: tocca il tema della legalità, della tutela dei più fragili, della prevenzione del crimine minorile e del ruolo delle istituzioni nel bilanciare sicurezza e diritti.

Se da un lato c’è chi chiede leggi più dure e interventi immediati, dall’altro c’è chi ricorda che le soluzioni devono essere strutturali, investendo su educazione, sostegno alle famiglie e integrazione.

Quel pomeriggio di agosto, in via Saponaro, non si è spenta solo la vita di una donna, ma si è aperta una ferita profonda nella coscienza collettiva, che interroga tutti – cittadini, amministratori e politici – su quale direzione voglia prendere il Paese di fronte a episodi di tale gravità.

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