Omicidio sul Tanaro: 15enne arrestato per la morte di Abdou Ngom, scomparso a Verduno

Non sarebbe stato un tragico incidente, ma il frutto di un gesto intenzionale, compiuto da un amico per una ragione ben precisa. È questa la conclusione alla quale sono giunti gli inquirenti dopo quattro mesi di indagini senza sosta, culminate nell’arresto di un ragazzo di 15 anni. Il giovane è sospettato di aver spinto nelle acque del fiume Tanaro il tredicenne Abdou Ngom, scomparso in quella drammatica giornata di aprile e mai più ritrovato, nonostante le lunghe e complesse ricerche condotte nei giorni successivi.

Il quindicenne, attualmente sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari in una comunità per minori, è accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Un’accusa pesantissima che, se confermata, ribalterebbe completamente la prima versione fornita subito dopo la tragedia, quando l’episodio era stato inquadrato come un possibile incidente durante un bagno tra amici.

Secondo la ricostruzione iniziale, Abdou si trovava il 22 aprile 2025 lungo le sponde del Tanaro, a Verduno, in provincia di Cuneo, insieme ad altri tre coetanei. La giornata sembrava una come tante, caratterizzata dalla voglia di divertirsi e trascorrere qualche ora in compagnia. I ragazzi avevano deciso di fare il bagno nel fiume, ma qualcosa è andato terribilmente storto: in pochi istanti, Abdou è scomparso sott’acqua e non è più riemerso.

Le ricerche, scattate immediatamente, hanno visto impegnati vigili del fuoco, sommozzatori e protezione civile. Per una settimana intera, le squadre hanno battuto ogni tratto del fiume, senza riuscire a ritrovare il corpo del giovane. L’assenza di un ritrovamento aveva alimentato, sin da subito, dubbi e sospetti, ma nessuno immaginava la piega che le indagini avrebbero preso.

Con il passare dei giorni, le testimonianze raccolte e l’analisi dei cellulari dei tre amici presenti quel giorno hanno permesso di delineare un quadro ben diverso da quello iniziale. Secondo quanto emerso, Abdou avrebbe più volte dichiarato di non saper nuotare. Eppure, sempre secondo le testimonianze, uno degli amici lo avrebbe afferrato e spinto deliberatamente in acqua.

Il movente ipotizzato dagli investigatori ha reso la vicenda ancora più inquietante: dietro a quel gesto estremo ci sarebbe stato un debito di soli 50 euro che la vittima avrebbe avuto nei confronti dell’accusato. A riportare questo elemento è stato il Corriere di Torino, citando le dichiarazioni rese durante l’incidente probatorio. Inizialmente, proprio in relazione a questa presunta questione di denaro, il minorenne – di origine magrebina – era stato indagato per violenza privata. Ma con l’avanzare delle indagini e il rafforzarsi delle prove testimoniali, l’accusa si è aggravata fino a configurare l’omicidio volontario.

Gli amici presenti quel giorno avrebbero raccontato agli inquirenti che Abdou, consapevole della sua difficoltà a nuotare, aveva chiesto di non essere spinto in acqua. Tuttavia, la ricostruzione fornita dalle fonti investigative parla di un’azione intenzionale: “L’altro lo ha preso e lo ha buttato in acqua”, avrebbero riferito. Una dinamica che, se confermata, configurerebbe un comportamento gravissimo e tutt’altro che accidentale.

Dal canto suo, il quindicenne arrestato nega con fermezza ogni addebito. Assistito dai suoi avvocati, Piermario Morra e Giuseppe Vitello, ha contestato la versione dei fatti emersa dalle indagini, sostenendo di non aver avuto alcuna intenzione di provocare la morte dell’amico. Secondo la difesa, la tragedia sarebbe avvenuta in un contesto di gioco tra adolescenti, degenerato in maniera imprevedibile.

Nonostante le dichiarazioni dell’accusato, gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno convinto il giudice a disporre la misura cautelare. Un passaggio significativo, considerata la gravità del reato ipotizzato e la giovane età dei protagonisti di questa vicenda.

Il caso ha scosso profondamente la comunità di Verduno e, più in generale, la provincia di Cuneo. Abdou, giovane di origini senegalesi, era benvoluto da compagni e insegnanti, e la sua scomparsa ha lasciato un vuoto enorme tra familiari e amici. La comunità si era stretta intorno alla famiglia durante i giorni delle ricerche, organizzando anche momenti di preghiera e raccolte fondi per sostenere le operazioni di soccorso.

Ora, con l’arresto del quindicenne e le accuse di omicidio volontario, la vicenda assume contorni ancora più drammatici. Restano tanti interrogativi senza risposta: cosa sia realmente accaduto in quei minuti lungo le rive del Tanaro, quali fossero i rapporti reali tra i due ragazzi e se davvero un debito di poche decine di euro possa essere stato il motivo scatenante di un’azione così estrema.

Gli inquirenti, intanto, proseguono le indagini per chiarire ogni dettaglio. Il sequestro dei telefoni cellulari dei presenti potrebbe fornire ulteriori elementi utili a ricostruire la dinamica dei fatti. Messaggi, chiamate e video potrebbero rivelare nuovi particolari, confermando o smentendo le versioni finora fornite.

In attesa dell’esito delle indagini, la storia di Abdou resta una ferita aperta per tutti. Una vicenda che mescola la fragilità delle relazioni adolescenziali con la durezza di un’accusa gravissima, e che lascia sullo sfondo il dolore di una famiglia ancora priva di un corpo su cui piangere.

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