“Pesaro, Luca Varani libero per 15 giorni: indignazione per il mandante dell’aggressione a Lucia Annibali”

A distanza di anni, la ferita non è ancora rimarginata. A Pesaro, il caso di Lucia Annibali torna tristemente sotto i riflettori, scatenando un’ondata di indignazione e dibattito pubblico. Luca Varani, l’uomo che nel 2013 orchestrò l’aggressione con l’acido ai danni dell’avvocatessa, è stato autorizzato a lasciare il carcere per 15 giorni. Una decisione che divide l’opinione pubblica, ponendo interrogativi sulla giustizia e sul trattamento riservato a chi si è macchiato di reati tanto gravi quanto vigliacchi.

La tragica sera del 16 aprile 2013

Lucia Annibali, all’epoca 35enne, residente a Pesaro e originaria di Urbino, venne aggredita sul pianerottolo di casa da un uomo incappucciato. L’individuo le lanciò sul volto una sostanza corrosiva: acido solforico. Fu un gesto tanto improvviso quanto devastante. Un complice faceva da palo, garantendo la fuga dell’aggressore. Le ustioni riportate al viso e al collo furono gravissime, costringendola a lunghi mesi di ricovero presso il centro grandi ustioni di Parma, dove si sottopose a numerosi interventi chirurgici ricostruttivi.

Qualche giorno dopo il fatto, Lucia riuscì a pronunciare il nome di colui che riteneva responsabile morale e materiale di quell’orrore: Luca Varani, suo ex compagno e avvocato molto noto in ambito locale. Inizialmente, Varani si difese sostenendo di avere un alibi, ma le indagini delle forze dell’ordine portarono rapidamente alla sua incriminazione.

Il processo e la condanna definitiva

Il 20 aprile 2013, Varani fu arrestato con l’accusa di essere il mandante dell’aggressione, eseguita da due sicari albanesi: Altistin Prevcetaj e Rubin Talaban. Il movente fu la vendetta, mossa dalla rabbia per la fine della relazione sentimentale con Lucia. Durante il processo con rito abbreviato, Varani ammise parzialmente le sue responsabilità, sostenendo però di aver richiesto solamente il danneggiamento dell’auto dell’ex compagna, e non un’aggressione fisica. Tuttavia, la sua versione venne giudicata non credibile. Determinante fu anche un episodio precedente, in cui l’uomo aveva manomesso le valvole del gas dell’abitazione della donna.

Nel 2014 arrivò la condanna: 20 anni di reclusione. Sentenza confermata anche in appello nel 2015. I due esecutori materiali dell’aggressione, nel frattempo, vennero condannati a pene ridotte: 12 anni ciascuno.

Possibili benefici e liberazione anticipata

Secondo quanto stabilito dalla condanna, Varani dovrebbe restare in carcere fino al 2033. Tuttavia, il sistema penale italiano prevede una serie di benefici che, sommati, possono portare a una liberazione anticipata anche significativa. Uno di questi è la riduzione per buona condotta, calcolata in 45 giorni ogni sei mesi. A questa si può aggiungere la possibilità di un affidamento in prova ai servizi sociali, in due forme: un percorso terapeutico (con 6 anni di sconto) per affrontare presunte dipendenze, oppure un affidamento ordinario che comporterebbe la libertà con obbligo di rientro notturno.

Il permesso premio di 15 giorni: prime uscite “lunghe”

La notizia che ha suscitato scalpore è l’autorizzazione concessa a Luca Varani: un permesso di 15 giorni concesso per lasciare il carcere. Si tratta della prima uscita di questa durata, e rappresenta un netto cambio di passo rispetto alle precedenti restrizioni. Varani, oggi 48enne, potrà muoversi liberamente durante il giorno nella città di Pesaro, ma dovrà far rientro ogni sera nell’abitazione del padre, situata nella zona mare. La misura è stata approvata come segnale di “progressiva reintegrazione”, ma le polemiche non si sono fatte attendere.

La presenza silenziosa di Lucia Annibali

Proprio nei giorni in cui Varani ha ottenuto il permesso, anche Lucia Annibali si trova a Pesaro. Avvisata della decisione, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni pubbliche, mantenendo un riserbo che dice molto più delle parole. Negli anni successivi all’aggressione, Lucia è diventata simbolo di resilienza e forza, trasformando il dolore in battaglia civile contro la violenza sulle donne. Ha scritto un libro, ha raccontato la sua storia nei media, ed è stata eletta parlamentare.

Il dibattito sulla giustizia e la dignità delle vittime

La concessione del permesso a Luca Varani ha riaperto il dibattito sull’equilibrio tra il diritto alla rieducazione del colpevole e la dignità della vittima. In un Paese in cui la violenza di genere continua a mietere vittime, la percezione di impunità o di sconti eccessivi rischia di ferire nuovamente chi ha già pagato con il proprio corpo. Per molti, la domanda resta la stessa: è giusto che chi ha orchestrato una violenza così brutale possa tornare alla libertà in tempi tanto brevi?

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