Le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea tornano nuovamente al centro del dibattito internazionale, con il presidente Donald Trump che riaccende le tensioni minacciando l’introduzione di nuovi dazi fino al 35% sui beni europei. Una mossa che, se confermata, segnerebbe una forte inversione rispetto all’apparente distensione raggiunta solo poche settimane fa in Scozia, dove Trump aveva incontrato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Nonostante l’intesa raggiunta tra le due parti, che prevedeva una riduzione delle tariffe sulle automobili europee esportate negli Stati Uniti al 15%, nei fatti nulla è ancora cambiato. Attualmente, i veicoli europei continuano a essere soggetti a un’imposta complessiva del 27,5%, composta da un dazio del 25% e un’aliquota aggiuntiva del 2,5% prevista dal regime MFN (Most Favoured Nation). Secondo quanto riportato da un alto funzionario europeo durante un briefing con la stampa, l’ordine esecutivo firmato da Trump il 1° agosto non include ancora questa misura specifica, in quanto fa riferimento a un diverso quadro giuridico, quello dei dazi reciproci. Bruxelles, tuttavia, ritiene che l’applicazione delle nuove disposizioni potrà avvenire a breve.
Il portavoce della Commissione Europea, Olof Gill, ha dichiarato che l’Unione ha attivato le procedure legali per sospendere l’introduzione delle proprie contromisure, inizialmente previste per il 7 agosto, per un valore complessivo di 93 miliardi di euro. Tuttavia, queste misure restano tecnicamente “congelate” e potranno essere riattivate in qualsiasi momento, qualora la situazione dovesse degenerare ulteriormente.
Nel frattempo, Bruxelles continua a lavorare per arrivare a un accordo più ampio con Washington, volto ad azzerare le tariffe su un ampio ventaglio di prodotti. Alcuni settori sembrano già sulla buona strada: quello aeronautico, ad esempio, verrà incluso nella prossima dichiarazione congiunta tra le due potenze. Altri comparti strategici, tuttavia, come le bevande alcoliche, i dispositivi medici, i prodotti chimici e le merci ad alto valore tecnologico, potrebbero richiedere tempi più lunghi per essere integrati nel quadro delle esenzioni.
Durante un’intervista rilasciata alla CNBC, il presidente Trump ha rilanciato la sua linea dura, affermando che l’Unione Europea si è impegnata a garantire 600 miliardi di dollari in favore degli Stati Uniti. Sempre secondo il leader americano, questa promessa sarebbe alla base della riduzione delle tariffe al 15%, altrimenti non giustificabile. Trump ha anche ribadito che, in assenza di risultati concreti e tangibili, gli Stati Uniti sono pronti a portare le tariffe fino al 35%. Un messaggio chiaro che lascia poco spazio a interpretazioni: o l’Europa rispetta gli impegni presi, oppure si tornerà a una guerra commerciale senza esclusione di colpi.
Per quanto riguarda l’ordine esecutivo americano, Bruxelles ritiene che le nuove disposizioni entreranno in vigore ufficialmente l’8 agosto alle ore 6:01, ora locale. Tuttavia, si attende ancora una conferma formale da parte delle autorità statunitensi. In parallelo, si stanno portando avanti trattative su un nuovo sistema di quote relative all’acciaio, che dovrebbe essere formalizzato nella prossima dichiarazione congiunta. La presidente Ursula von der Leyen ha già anticipato che questa intesa rappresenterà un ulteriore passo avanti nel processo di normalizzazione dei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico.
La situazione, tuttavia, resta fluida e carica di incertezza. Da un lato, Bruxelles si mostra prudente ma disponibile al dialogo, cercando di evitare una nuova escalation che potrebbe avere ripercussioni pesanti sull’economia del Vecchio Continente. Dall’altro, Trump mantiene una posizione muscolare, dettata più da logiche interne e da obiettivi elettorali che da una reale volontà di cooperazione.
L’Europa, sorpresa dal repentino cambio di rotta, si trova ora in una posizione scomoda: costretta a difendersi da una possibile nuova ondata di protezionismo americano, ma anche desiderosa di mantenere aperto un canale di dialogo con una delle sue controparti commerciali più importanti. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se si potrà trovare una sintesi costruttiva o se ci si dovrà preparare a una nuova stagione di tensioni commerciali su scala globale.