La guerra in Medio Oriente, in particolare nella Striscia di Gaza, continua a infiammare il panorama internazionale, portando con sé un drammatico bilancio di vittime civili e suscitando reazioni accese da parte della comunità mondiale. In questo contesto teso e segnato da profonde divisioni geopolitiche, si inserisce l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha pronunciato parole forti e senza ambiguità contro la spirale di violenza che sta travolgendo la popolazione civile. Durante la tradizionale cerimonia del Ventaglio, l’incontro con la stampa che precede la pausa estiva delle istituzioni, il Capo dello Stato ha voluto esprimere un messaggio di condanna netta e lucida, che pone l’accento sulla responsabilità morale e politica di chi continua a fomentare i conflitti.
Senza mai cedere al linguaggio diplomatico vuoto, Mattarella ha parlato apertamente di una “ostinazione a uccidere”, una formula che va oltre la mera critica politica e affonda le radici in un giudizio etico profondo. Il presidente ha evocato le immagini più tragiche e inaccettabili della guerra in corso: bambini assetati uccisi mentre erano in fila per l’acqua, medici e infermieri colpiti mentre tentavano di prestare soccorso, ambulanze bersaglio di bombardamenti, ospedali rasi al suolo con i loro piccoli pazienti ancora dentro. Una sequenza di eventi che, secondo le sue parole, non può più essere giustificata come un insieme di errori tragici ma involontari. Al contrario, ciò che emerge è un chiaro intento distruttivo, un disprezzo per la vita umana che non può essere ignorato.
Il riferimento alla Striscia di Gaza è stato solo uno degli aspetti toccati nel discorso di Mattarella. In parallelo, il Presidente ha voluto ribadire la sua posizione di ferma condanna anche nei confronti dell’aggressione russa all’Ucraina. Ha ricordato come tale invasione non solo rappresenti una violazione del diritto internazionale, ma costituisca anche una minaccia concreta alla stabilità dell’Europa e un fardello pesante per le generazioni future. È inaccettabile, ha sottolineato, che la logica delle armi possa prevalere su quella del dialogo e della diplomazia.
Nonostante le recenti tensioni con Mosca – che ha inserito Mattarella in una lista di personalità “russofobe”, insieme ai ministri Tajani e Crosetto – il Presidente ha scelto di non reagire direttamente a tale provocazione. Piuttosto, ha preferito concentrare il proprio intervento su una riflessione più ampia, che mette al centro il valore del multilateralismo e la funzione insostituibile di istituzioni come l’ONU, la NATO e l’Unione Europea nel mantenimento della pace e della cooperazione tra i popoli. Secondo Mattarella, solo attraverso un impegno collettivo e condiviso è possibile contrastare efficacemente la deriva bellicista che minaccia di riportare l’umanità ai tempi più bui del secolo scorso.
Particolarmente incisiva è stata anche la sua denuncia dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi in Cisgiordania, un tema spesso eluso da molti leader occidentali. Pur riaffermando con forza la necessità di combattere ogni forma di antisemitismo, Mattarella ha sottolineato che la sicurezza di Israele non può essere garantita a scapito dei diritti fondamentali del popolo palestinese. Una posizione equilibrata, che non cede né alla propaganda né alla compiacenza politica, ma mira a ristabilire un principio universale: ogni popolo ha diritto alla propria dignità, alla propria terra, e alla propria pace.
Infine, il Presidente ha voluto lanciare un appello alla tutela della libertà di stampa, definendola un pilastro irrinunciabile del dibattito democratico, soprattutto nei momenti di maggiore conflittualità. In un’epoca in cui la disinformazione e la propaganda giocano un ruolo sempre più centrale nei conflitti, garantire un’informazione libera e indipendente è essenziale per non perdere la bussola morale e politica dell’umanità.
In conclusione, l’intervento di Sergio Mattarella rappresenta un richiamo profondo alla coscienza collettiva. Le sue parole non si limitano a denunciare l’orrore della guerra, ma ci invitano a non restare indifferenti. Ogni vita conta. Ogni silenzio complice pesa. E ogni voce, soprattutto se autorevole come quella del Presidente della Repubblica, può fare la differenza.