Regno Unito e Francia pronte a riconoscere lo Stato di Palestina: svolta diplomatica per la crisi di Gaza

Nel pieno della crisi che sta travolgendo Gaza e di una situazione umanitaria sempre più drammatica, giunge una notizia che potrebbe segnare una svolta cruciale sullo scacchiere politico internazionale: il governo britannico, guidato dal primo ministro Keir Starmer, ha annunciato l’intenzione di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina. Una decisione di portata storica che, se attuata, potrebbe modificare radicalmente gli equilibri diplomatici del conflitto mediorientale, aprendo scenari nuovi e forse più favorevoli al dialogo tra le parti.

La mossa di Londra arriva in un momento di tensione crescente, in cui la comunità internazionale è chiamata a farsi carico della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. L’annuncio britannico è stato interpretato come un segnale inequivocabile di sostegno alla causa palestinese, ma anche come un tentativo di esercitare una pressione politica su Israele affinché ponga fine alle ostilità. Come prevedibile, la scelta ha generato reazioni contrastanti a livello globale: c’è chi la considera un passo necessario per la pace e chi, invece, la giudica un atto che rischia di incrinare ulteriormente le relazioni con Tel Aviv.

Parallelamente, anche la Francia si è schierata a favore di una svolta diplomatica significativa. Il presidente Emmanuel Macron ha dichiarato che Parigi riconoscerà lo Stato di Palestina entro settembre, una decisione che sarà formalizzata durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Macron ha spiegato che questa scelta si inserisce nella storica posizione della Francia di promuovere una pace giusta e duratura in Medio Oriente. “L’urgenza oggi è che cessino le ostilità a Gaza e che la popolazione civile riceva soccorso immediato”, ha affermato il capo dell’Eliseo, ribadendo al contempo la necessità di riprendere i negoziati per una soluzione a due Stati e di garantire il pieno rispetto dei diritti del popolo palestinese.

Secondo quanto riferito dal governo francese, sono già in corso contatti con altri Paesi europei per coordinare le iniziative diplomatiche e dare nuovo slancio a una fase di mediazione internazionale. Macron, infatti, è convinto che il riconoscimento della Palestina rappresenti un passaggio imprescindibile per promuovere stabilità e giustizia nella regione, soprattutto alla luce del progressivo deterioramento della situazione mediorientale.

Dal canto suo, il governo britannico ha precisato che il riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese sarà condizionato a precise garanzie. Durante una riunione straordinaria dedicata alla crisi nella Striscia di Gaza, Keir Starmer ha sottolineato che Londra procederà in questa direzione solo se Israele porrà fine alle operazioni militari, accetterà un cessate il fuoco stabile, rinuncerà a qualsiasi piano di annessione in Cisgiordania e si impegnerà concretamente in un processo di pace basato sul principio dei due Stati. Il primo ministro ha inoltre ribadito che non esiste alcuna equivalenza tra Israele e Hamas e che le richieste britanniche nei confronti del gruppo islamista restano chiare: liberazione immediata degli ostaggi, accettazione del cessate il fuoco e rinuncia a qualsiasi ruolo politico nella Striscia di Gaza.

A sostegno di questa linea, oltre 250 parlamentari di differenti partiti hanno sottoscritto una lettera indirizzata a Starmer e al ministro degli Esteri David Lammy, esortando il governo ad accelerare i tempi per il riconoscimento della Palestina. Questa forte pressione interna, unita agli appelli provenienti dalla comunità internazionale, sembra aver convinto Downing Street a riconsiderare la propria strategia diplomatica.

Non va sottovalutato il fatto che la posizione del Regno Unito si inserisce in un più ampio quadro europeo. Germania, Francia e altri Paesi stanno lavorando a un piano congiunto per la pace in Medio Oriente, con l’obiettivo di dare risposta all’emergenza umanitaria e porre le basi per una soluzione duratura. Londra, dunque, sembra ora orientata a un cambio di rotta che potrebbe rafforzare il fronte europeo e aumentare le possibilità di un negoziato di pace credibile.

Resta da capire quali saranno le reazioni di Israele e quale impatto concreto avrà questa decisione sulle dinamiche del conflitto. Tuttavia, la scelta britannica e quella francese indicano chiaramente che, almeno in Europa, sta maturando una nuova consapevolezza: per evitare che la crisi mediorientale precipiti ulteriormente, è necessario riconoscere la Palestina come interlocutore legittimo e lavorare instancabilmente per una soluzione politica che ponga fine a decenni di sangue e sofferenza.

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