Il mondo del wrestling è stato colpito da una notizia che ha scosso profondamente fan e appassionati: è morto Hulk Hogan, una delle figure più carismatiche e influenti della storia di questa disciplina. A 71 anni, l’uomo che ha incarnato per decenni lo spirito del wrestling professionistico si è spento improvvisamente, lasciando un vuoto incolmabile non solo sul ring, ma anche nei cuori di milioni di persone in tutto il mondo.
Hulk Hogan, all’anagrafe Terry Eugene Bollea, era nato l’11 agosto 1953 ad Augusta, nello stato della Georgia. La sua carriera ha segnato un’epoca, contribuendo in modo decisivo all’esplosione del wrestling come fenomeno di massa globale. Dopo aver mosso i primi passi sul ring nel 1977 con il nome di “Terry Boulder”, la vera svolta arrivò nel 1983, quando firmò con la World Wrestling Federation (oggi WWE). Fu lì che nacque il mito.
Con il suo fisico possente, i baffi biondi, la bandana in testa e il celebre urlo “Whatcha gonna do, brother?”, Hogan divenne un simbolo. Non era soltanto un lottatore: era un eroe per molti, una figura larger than life capace di emozionare, galvanizzare e trascinare folle oceaniche. Ha conquistato per sei volte il titolo mondiale della WWE, contribuendo in modo sostanziale alla trasformazione della federazione in un colosso dell’intrattenimento sportivo.
Nel 1994, Hogan fece un nuovo passo importante firmando con la World Championship Wrestling (WCW), dove riuscì nuovamente a lasciare un segno indelebile. Vinse sei volte il titolo mondiale dei pesi massimi e nel 1996 diede vita a una delle svolte narrative più iconiche del wrestling moderno: l’abbandono del personaggio del buono per diventare “Hollywood” Hulk Hogan, leader del famigerato gruppo New World Order (nWo). Questo periodo fu centrale nella “Monday Night War”, la storica rivalità tra WCW e WWF.
Per i suoi straordinari contributi, Hogan è stato inserito due volte nella WWE Hall of Fame: la prima nel 2005 come wrestler singolo, e poi nel 2020 come membro del nWo. La sua influenza andava però ben oltre il ring.
Parallelamente alla carriera di lottatore, Hulk Hogan si è fatto strada anche nel mondo dello spettacolo. Lo ricordiamo nel film “Rocky III” al fianco di Sylvester Stallone, in “Gremlins 2” e nella serie televisiva “Hogan Knows Best”, che mostrava la sua vita familiare. Il suo volto era onnipresente tra spot pubblicitari, musica e cultura pop, al punto da diventare un’icona americana.
Negli ultimi anni, pur lontano dai riflettori del ring, Hogan non si era fermato. Nel 2024 aveva partecipato al lancio della “Real American Beer”, una birra che portava il suo nome e celebrava il suo spirito patriottico. Inoltre, nel 2025, aveva co-fondato “Real American Freestyle”, una nuova realtà nel panorama del wrestling con l’obiettivo di scoprire e formare giovani talenti.
La tragica notizia della sua morte è stata riportata da TMZ. Secondo le prime ricostruzioni, i soccorritori sono intervenuti nella sua residenza di Clearwater, in Florida, a causa di un arresto cardiaco. Diverse pattuglie della polizia e ambulanze sono accorse sul posto e Hogan sarebbe stato trasportato in barella. Sebbene non ci siano ancora comunicazioni ufficiali sulle cause esatte del decesso, tutto lascia intendere che si sia trattato di un improvviso malore cardiaco.
A rendere ancora più scioccante la notizia è il fatto che poche settimane prima la moglie, Sky Bollea, aveva rassicurato il pubblico sulle condizioni di salute del marito, negando categoricamente le voci che parlavano di un presunto coma. Aveva anche raccontato che Hogan stava recuperando bene dopo un intervento chirurgico al collo effettuato nel mese di maggio.
Oggi il mondo del wrestling piange non solo una leggenda, ma un uomo che ha fatto sognare intere generazioni. Hulk Hogan non era solo un atleta: era un simbolo di forza, resilienza e spettacolo. Il suo ricordo resterà indelebile, perché la sua presenza ha superato il confine del ring per entrare nella cultura popolare mondiale. Addio, campione. Ora puoi riposare, ma la tua leggenda vivrà per sempre.