Dopo due settimane di ricerche serrate, è stato finalmente arrestato Andrea Cavallari, il principale responsabile della strage di Corinaldo, una delle tragedie più dolorose che abbiano mai colpito la gioventù italiana. La cattura, avvenuta a Barcellona, ha segnato la fine di una latitanza che ha tenuto con il fiato sospeso non solo le autorità, ma anche l’opinione pubblica profondamente segnata da quel drammatico evento avvenuto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018.
Cavallari, condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi di reclusione, era ritenuto il capo del gruppo criminale composto da giovani provenienti dalla Bassa modenese, responsabili di aver provocato il caos nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo. La tragica notte si stava svolgendo un concerto del rapper Sfera Ebbasta, e la folla era composta in gran parte da adolescenti. L’azione criminale fu compiuta utilizzando uno spray urticante che, diffuso intenzionalmente per generare il panico, scatenò una ressa micidiale. A seguito di quella calca disordinata e caotica, persero la vita cinque giovanissimi e una madre di 39 anni che accompagnava la figlia.
Il 3 luglio scorso, Cavallari è riuscito ad evadere dal carcere di Bologna, dove stava scontando la sua pena. Quella stessa mattina aveva discusso la tesi di laurea in Scienze giuridiche presso l’Università di Bologna, ottenendo una valutazione di 92 su 110. Il traguardo, raggiunto durante la detenzione, era stato celebrato con un pranzo con i familiari. Tuttavia, subito dopo, il giovane si è reso irreperibile, dando il via a una fuga studiata nei minimi dettagli.
Le indagini si sono subito attivate su più fronti. La sua fuga ha coinvolto in maniera sinergica diversi corpi investigativi: le Procure di Bologna e Ancona hanno lavorato in stretta sinergia con il Nucleo investigativo regionale della Polizia Penitenziaria, supportati da Carabinieri e Polizia. Le autorità italiane non hanno mai abbassato la guardia e, grazie anche alla collaborazione con le forze dell’ordine spagnole, sono riuscite a individuare il latitante nel cuore della città catalana.
L’arresto è avvenuto nella tarda mattinata di giovedì 17 luglio. Cavallari camminava tranquillamente per le strade di Barcellona, cercando evidentemente di passare inosservato. Ma la sua fuga è finita nel momento in cui gli agenti lo hanno riconosciuto e bloccato senza che potesse opporre resistenza. La notizia si è rapidamente diffusa in Italia, sollevando molte reazioni, soprattutto da parte dei familiari delle vittime, per i quali la cattura rappresenta un passo importante verso un senso di giustizia tanto atteso.
Ora l’attenzione è tutta rivolta alla Spagna e alla decisione delle autorità iberiche in merito all’estradizione di Andrea Cavallari. Il rientro in Italia è considerato un elemento fondamentale affinché si possa riprendere il percorso giudiziario e garantire che ogni responsabilità venga pienamente accertata e punita secondo la legge. È probabile che le autorità italiane procedano tempestivamente con la richiesta formale di estradizione, in modo da evitare che la situazione si complichi ulteriormente o si protragga nel tempo.
Il caso della strage di Corinaldo ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana, diventando simbolo del degrado morale e della crudeltà di alcuni gruppi giovanili criminali che agiscono senza alcuno scrupolo, pur di ottenere denaro facile. Ma è anche il simbolo di un fallimento collettivo nel garantire sicurezza ai più giovani. La morte di sei persone, tra cui ragazzi e una madre, non può essere relegata a un fatto di cronaca: è una ferita aperta nel cuore dell’Italia.
Con l’arresto di Cavallari si riaccende anche il dibattito sull’efficacia del sistema penitenziario italiano e sulla necessità di sorveglianza più rigida nei confronti dei detenuti ritenuti pericolosi. Il fatto che un condannato per una delle stragi più gravi degli ultimi anni sia riuscito a fuggire proprio dopo aver discusso la laurea fa emergere evidenti lacune nella gestione della sicurezza, anche in situazioni apparentemente sotto controllo.
In attesa della conferma del suo rientro in patria, la speranza delle famiglie delle vittime e dell’intera comunità è che questa volta non ci siano più ombre, né vie di fuga. La giustizia deve fare il suo corso fino in fondo. E la memoria di quella notte a Corinaldo deve continuare a essere un monito per tutti.