Siglinde Sinner è diventata, quasi senza volerlo, uno dei volti più amati e riconosciuti del mondo del tennis italiano. Dopo il trionfo epocale del figlio Jannik a Wimbledon, gli occhi non erano puntati solo sul giovane campione altoatesino, ma anche sulla figura discreta e intensa della madre, che ha saputo emozionare milioni di italiani con le sue reazioni sincere, fatte di lacrime trattenute, sorrisi tremolanti e una palpabile tensione da vera mamma.
Durante la finale contro Carlos Alcaraz, le telecamere l’hanno ripresa più volte, cogliendo ogni minimo sussulto del suo viso. La sua partecipazione emotiva alla partita è diventata subito virale sui social, dove in tanti hanno condiviso messaggi di affetto e solidarietà. “Sembra che stia giocando lei”, ha scritto qualcuno su X (ex Twitter), mentre altri la definivano “la mamma d’Italia”. Non c’è dubbio: Siglinde ha conquistato tutti con la sua autenticità.
Nata nel 1966 a Sesto Pusteria, un suggestivo paese del Trentino Alto Adige, Siglinde è una donna semplice e concreta. Per anni ha lavorato al fianco del marito Hanspeter nella gestione del Rifugio Fondovalle, in Val Fiscalina, uno dei luoghi più amati dagli escursionisti. Mentre lui cucinava, lei si occupava della sala, offrendo un’accoglienza calorosa e genuina. Dopo aver lasciato il rifugio, la coppia ha aperto una casa vacanze, la “Haus Sinner”, composta da sei appartamenti, tornando così a Sesto, nel cuore della Val Pusteria.
Madrelingua tedesca, Siglinde ha cresciuto i figli in un ambiente montano, a contatto con la natura e i suoi ritmi, insegnando valori come la disciplina, il rispetto e l’umiltà. Nonostante l’amore per lo sci, che ha trasmesso inizialmente a Jannik, ha sempre lasciato che fosse lui a scegliere il suo destino. Quando il giovane ha dimostrato un talento straordinario con la racchetta, lei e il marito non hanno esitato a sostenerlo in tutto e per tutto.
Ma nella famiglia Sinner non c’è solo Jannik. C’è anche Mark, un altro figlio amatissimo, nato nel 1998 a Rostov, in Russia, e adottato quando i coniugi avevano ormai perso le speranze di avere figli. Un gesto che racconta molto dell’umanità e della generosità di questa famiglia, così poco incline ai riflettori ma profondamente autentica.
Durante la finale di Wimbledon, Siglinde non era seduta accanto al marito Hanspeter, che invece si trovava nel box del team di Jannik, accanto all’allenatore Simone Vagnozzi e al preparatore fisico. Anche Hanspeter, emozionato, ha seguito ogni punto con partecipazione, ma è stata la figura di Siglinde ad attirare maggiormente l’attenzione del pubblico. Il suo viso teso, i gesti nervosi, la commozione che trapelava senza bisogno di parole: ogni sua reazione raccontava più di mille cronache sportive.
La vittoria di Jannik ha avuto un valore speciale non solo per l’Italia sportiva, ma soprattutto per questa famiglia che ha fatto enormi sacrifici per permettere al figlio di inseguire il suo sogno. Siglinde ha vissuto ogni momento con il cuore in gola, provando l’orgoglio di una madre e l’ansia di chi sa quanto è costata quella salita. Per questo motivo, molti si sono riconosciuti in lei: non era solo la madre di un campione, ma la rappresentazione vivente dell’amore incondizionato.
Il legame tra madre e figlio è evidente anche fuori dal campo. Siglinde è spesso presente nei tornei di Jannik, segue i suoi spostamenti internazionali, lo sostiene nei momenti difficili e festeggia con discrezione quando arrivano i successi. È una figura costante, silenziosa ma fondamentale. Non interferisce mai nelle scelte professionali, ma rappresenta un punto fermo emotivo per Jannik, che non ha mai nascosto quanto la famiglia sia importante per lui.
Nel mondo del tennis, dove spesso i giovani vengono sovraesposti e lasciati soli a gestire la pressione, avere una madre come Siglinde rappresenta un’ancora di equilibrio. Il suo esempio dimostra quanto il sostegno familiare sia cruciale per la formazione di un atleta, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto umano. In lei, molti vedono la forza delle madri italiane: presenti, sincere, pronte a tutto per i propri figli.
Oggi Siglinde Sinner è un simbolo. Non per le interviste, che rifiuta con eleganza, ma per ciò che rappresenta: la famiglia, l’amore, il sacrificio e la gioia più pura. E, soprattutto, per aver cresciuto un campione che, pur con la racchetta in mano, non ha mai dimenticato da dove viene.