L’annuncio dei nuovi dazi doganali al 30% da parte dell’amministrazione Trump ha riacceso con forza le tensioni diplomatiche tra Italia, Francia e Unione Europea. Una decisione che non solo ha colto di sorpresa molti partner europei, ma ha anche messo in evidenza le fratture interne all’Europa nell’affrontare una risposta unitaria di fronte alla crescente pressione protezionistica degli Stati Uniti.
Il governo italiano, attraverso le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha espresso apertamente la propria irritazione per la posizione francese, definita “poco collaborativa” e “poco attenta agli interessi italiani”. Meloni ha criticato la reazione dell’Eliseo, che a suo avviso non riflette uno spirito di vera solidarietà europea. In una nota diffusa da Palazzo Chigi, si legge: “Anche oggi il governo è in stretto contatto con la Commissione europea e con tutti gli attori impegnati nella trattativa sui dazi. Una guerra commerciale interna all’Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali che insieme affrontiamo. L’Europa ha la forza economica e finanziaria per far valere le proprie ragioni e ottenere un accordo equo e di buon senso. L’Italia farà la sua parte, come sempre”.
La tensione non riguarda solo i rapporti bilaterali tra Roma e Parigi, ma coinvolge l’intera strategia dell’Unione Europea. Il ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Sueddeutsche Zeitung, sottolineando la necessità di predisporre contromisure ferme nel caso in cui i negoziati con Washington non portassero a un risultato equo. Klingbeil ha invitato a mantenere la via del dialogo con gli Stati Uniti, ma ha anche ammonito che l’Europa non può permettersi di rimanere passiva se sono in gioco posti di lavoro e la sopravvivenza di interi settori produttivi.
Anche Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, è intervenuto sul tema attraverso un post pubblicato su X (ex Twitter). Macron ha evidenziato come la decisione americana sia giunta dopo settimane di trattative intense, durante le quali la Commissione europea aveva presentato una proposta solida e di buona fede. Il leader francese ha espresso pieno sostegno alla Commissione e alla sua presidente Ursula von der Leyen, sottolineando l’urgenza di reagire con fermezza. “Bisogna accelerare la preparazione di contromisure credibili, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, incluso il meccanismo di anti-coercizione. Se non si raggiungerà un accordo entro il 1° agosto, l’Unione dovrà mostrare determinazione nel difendere i propri interessi”, ha dichiarato Macron, sottolineando anche l’importanza di salvaguardare le catene del valore condivise tra Europa e Stati Uniti.
Nel contesto interno italiano, non sono mancate le critiche da parte della Lega. Il partito guidato da Matteo Salvini ha accusato Bruxelles di non aver difeso in maniera adeguata gli interessi italiani davanti alla stretta protezionistica di Washington. In particolare, la Lega ha sottolineato che Donald Trump non avrebbe alcun motivo di adottare misure ostili nei confronti dell’Italia e che, anzi, a pagare il prezzo politico ed economico più alto sarebbe un’Europa dominata dalla leadership tedesca. In un comunicato, si legge: “Invece di minacciare ritorsioni che dall’altra parte dell’oceano verrebbero considerate ridicole, la presidente della Commissione europea dovrebbe cominciare a smantellare quella burocrazia eccessiva che rappresenta il vero dazio per le nostre imprese. È il Green Deal, con le sue derive ideologiche, che sta affossando la competitività italiana”.
Le posizioni divergenti tra i principali attori politici europei e la difficoltà di esprimere una linea comune rischiano di indebolire ulteriormente il peso negoziale dell’UE a livello internazionale. L’assenza di un fronte compatto, in un momento in cui le politiche protezionistiche statunitensi si fanno sempre più aggressive, potrebbe avere ripercussioni molto gravi per i settori strategici dell’economia europea, dall’agroalimentare all’automotive.
A pochi giorni dal previsto avvio dei nuovi dazi, fissato per il 1° agosto, resta alta la tensione tra Bruxelles e Washington. La Commissione europea si trova ora nella delicata posizione di dover coniugare la necessità di risposte forti con il mantenimento del dialogo con l’alleato transatlantico. In gioco, non c’è solo il destino di milioni di esportazioni europee, ma anche la credibilità stessa dell’Unione come attore globale capace di difendere i propri interessi.