Una tragedia che sconvolge Castrezzato: il piccolo Michael muore annegato e il bagnino viene ritrovato senza vita
La comunità di Castrezzato, in provincia di Brescia, è stata colpita da una duplice tragedia che ha lasciato tutti sgomenti. Un bambino di sei anni, Michael Consolandi, ha perso la vita dopo essere annegato nella piscina comunale, e pochi giorni dopo il bagnino in servizio quel giorno, Matteo Formenti, è stato trovato morto in circostanze drammatiche. Due eventi strettamente collegati che pongono numerosi interrogativi e gettano un’ombra di dolore e sconcerto sull’intera zona.
La morte del piccolo Michael: una giornata che si trasforma in incubo
Tutto è iniziato in quella che doveva essere una giornata di svago e spensieratezza. Michael si trovava alla piscina comunale di Castrezzato insieme al padre. Secondo le prime ricostruzioni, il bambino, che pare non sapesse nuotare, si è allontanato brevemente dalla vista del genitore. Pochi istanti dopo, il padre si è accorto della sua assenza e, allarmato, ha iniziato a cercarlo. Purtroppo, lo ha ritrovato privo di sensi nell’acqua della piscina.
I soccorsi sono stati immediati: il personale ha attivato la procedura d’emergenza e l’elisoccorso ha trasportato Michael all’ospedale di Bergamo. Nonostante tutti gli sforzi, le condizioni del piccolo sono apparse subito gravi e, due giorni dopo, il suo cuore ha smesso di battere.
Restano ancora molti dubbi su quanto tempo sia rimasto sott’acqua prima del ritrovamento e se eventuali interventi avrebbero potuto evitare il tragico esito. Per questo motivo, il pubblico ministero Caty Bressanelli ha disposto l’autopsia sul corpo del bambino, per chiarire ogni dettaglio utile alle indagini.
La scomparsa di Matteo Formenti: un mistero che si trasforma in tragedia
Ma il caso ha preso una piega ancora più drammatica quando, pochi giorni dopo la morte del piccolo, è stato denunciato come scomparso Matteo Formenti, il bagnino trentasettenne in servizio nella piscina il giorno della tragedia. Lunedì mattina, Formenti non si è presentato al lavoro e i familiari, preoccupati per il suo silenzio e l’assenza insolita, si sono rivolti ai carabinieri. Era proprio il giorno in cui la Procura avrebbe dovuto notificargli un avviso di garanzia, legato alla morte del bambino. Insieme a lui, anche altri colleghi presenti quel giorno erano stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo.
Le ricerche sono scattate immediatamente e poche ore dopo è avvenuto il tragico ritrovamento: il corpo senza vita di Matteo è stato scoperto in un parco nel comune di Cologne, a pochi chilometri da Chiari, la città dove abitava. La sua auto era parcheggiata poco distante, un elemento che ha aiutato le forze dell’ordine ad identificarlo rapidamente.
Le prime indagini sul posto sembrano suggerire che si tratti di un gesto volontario. Le modalità con cui è stato trovato il corpo, unite al contesto emotivamente devastante in cui l’uomo si trovava, avvalorano l’ipotesi del suicidio. Tuttavia, non ci sono ancora conferme ufficiali: l’autopsia sarà fondamentale anche in questo caso per accertare le cause del decesso.
Un’intera comunità sotto shock
Questa doppia tragedia ha scosso profondamente l’intera comunità bresciana. Famiglie, colleghi, amici e semplici cittadini si interrogano su come una giornata qualunque possa trasformarsi in un incubo collettivo. La morte del piccolo Michael è una ferita profonda, resa ancora più straziante dal gesto estremo – presunto – di un uomo che, forse, non ha retto al peso delle responsabilità o al dolore morale per quanto accaduto.
Nel frattempo, la magistratura prosegue le indagini per chiarire eventuali negligenze, errori o carenze nei protocolli di sicurezza. Il sequestro del telefono di Formenti e l’apertura di un fascicolo d’inchiesta indicano che la Procura vuole far piena luce su ogni aspetto della vicenda.
Conclusione
In attesa dei risultati delle autopsie e dell’esito delle indagini, Castrezzato piange due vite spezzate: quella innocente di un bambino che non tornerà più tra le braccia della sua famiglia, e quella di un uomo che, nel vortice delle accuse e del dolore, ha forse trovato nella morte l’unico modo per sfuggire all’abisso che lo circondava.
Questa vicenda ci ricorda, ancora una volta, quanto fragile sia la linea che separa la normalità dalla tragedia, e quanto sia necessario non solo garantire la sicurezza nei luoghi pubblici, ma anche prendersi cura delle persone coinvolte, emotivamente e umanamente, in situazioni drammatiche.