Tensioni nello Stretto di Hormuz: l’Iran minaccia la chiusura, USA e Cina in allerta globale

Le tensioni internazionali tornano ad acuirsi in uno dei punti nevralgici più delicati del commercio globale: lo Stretto di Hormuz. Situato tra l’Iran e l’Oman, questo passaggio marittimo rappresenta una via essenziale per il traffico mondiale di petrolio e gas naturale liquefatto. Le nuove minacce dell’Iran di bloccarne il transito riaccendono le preoccupazioni internazionali, soprattutto alla luce dei recenti raid americani su siti nucleari iraniani.

In un clima già compromesso, Washington ha prontamente reagito, chiedendo alla Cina di intervenire diplomaticamente per contenere Teheran. La chiusura dello Stretto, ha affermato il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, rappresenterebbe un disastro per l’Iran stesso, oltre a scatenare gravi ripercussioni a livello globale.

Trump rivendica i danni inflitti ai siti nucleari iraniani

L’ex presidente americano Donald Trump è intervenuto attraverso Truth Social per commentare gli attacchi contro gli impianti nucleari iraniani. Secondo le sue dichiarazioni, tutti i siti avrebbero subito “danni monumentali”, ben documentati da immagini satellitari. Trump ha evidenziato che le installazioni sono costruite sotto strati di roccia e a profondità tali da renderle teoricamente inaccessibili, ma gli ultimi attacchi avrebbero comunque provocato gravi danni anche nelle aree sotterranee. “È stato un vero e proprio annientamento”, ha aggiunto con tono trionfante.

Perché lo Stretto di Hormuz è strategico per il mondo

Lo Stretto di Hormuz non è semplicemente un punto geografico: rappresenta un vero e proprio snodo vitale per il sistema energetico globale. Da questo canale largo appena 33 chilometri nel suo punto più stretto, transita ogni giorno una quantità colossale di risorse energetiche. Secondo i dati della U.S. Energy Information Administration, nel 2024 vi sono passati mediamente 20 milioni di barili di petrolio al giorno, oltre a circa il 20% del commercio globale di gas naturale liquefatto, gran parte del quale proviene dal Qatar.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, lo Stretto è responsabile del transito di circa un quarto delle forniture mondiali di greggio. Ciò significa che anche un’interruzione temporanea del traffico avrebbe ripercussioni devastanti sui prezzi internazionali dell’energia e sull’equilibrio economico globale.

L’Iran minaccia la chiusura: le parole dei vertici di Teheran

In risposta alle pressioni esterne e all’aggravarsi delle tensioni con Israele e gli Stati Uniti, l’Iran ha nuovamente avanzato l’ipotesi di bloccare il traffico navale nello Stretto di Hormuz. Secondo quanto riferito dall’emittente iraniana Press TV, il Parlamento di Teheran (Majlis) avrebbe deliberato in favore della chiusura del passaggio. Tuttavia, la decisione finale spetta al Consiglio supremo di sicurezza nazionale.

Il generale Esmail Kowsari, membro dei Guardiani della Rivoluzione e della commissione parlamentare per la Sicurezza nazionale, ha ribadito che “è un’opzione sul tavolo”, sottolineando che l’Iran è pronto a reagire a qualunque forma di aggressione o pressione internazionale.

La risposta americana: “Una mossa suicida”

Gli Stati Uniti non hanno tardato a rispondere. Il vicepresidente JD Vance, intervistato da NBC News, ha lanciato un avvertimento chiaro: “Se l’Iran decidesse davvero di chiudere lo Stretto di Hormuz, sarebbe una scelta suicida. Danneggerebbe in primis la propria economia, profondamente dipendente da quel corridoio marittimo per le esportazioni di petrolio”. Vance ha aggiunto che tale decisione potrebbe destabilizzare in modo irreversibile i mercati globali e provocare una crisi energetica senza precedenti.

La Cina chiamata in causa: Pechino tra diplomazia e interessi energetici

In un contesto geopolitico sempre più complesso, anche la Cina viene chiamata in causa. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha rivolto un appello diretto a Pechino, sollecitando un intervento diplomatico presso Teheran per evitare una chiusura dello Stretto. Parlando a Fox News, Rubio ha evidenziato che “la Cina dipende in modo sostanziale dalle importazioni di petrolio che passano proprio attraverso lo Stretto di Hormuz”. Per questo, Pechino dovrebbe assumere un ruolo attivo nel dialogo e contribuire a scongiurare una nuova escalation militare nella regione.

L’interesse della Cina non è solo geopolitico, ma anche prettamente economico: gran parte del suo fabbisogno energetico arriva proprio dal Medio Oriente, e una crisi nello Stretto metterebbe a rischio l’approvvigionamento e la stabilità dei prezzi.

Scenari futuri: tensioni crescenti e necessità di diplomazia

Negli ultimi anni, lo Stretto di Hormuz è stato teatro di numerosi incidenti e sequestri di petroliere da parte delle forze iraniane, episodi che hanno più volte fatto temere un conflitto regionale. Alcuni paesi del Golfo, come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, hanno iniziato a progettare rotte alternative, costruendo oleodotti che possano bypassare lo Stretto per evitare situazioni di blocco.

Tuttavia, al momento, non esiste un’alternativa pienamente efficiente al passaggio attraverso Hormuz. Per questo motivo, la stabilità dell’area resta una priorità assoluta per le principali potenze mondiali. In un’epoca di crisi energetiche e tensioni militari, solo una diplomazia efficace potrà evitare che una miccia accesa nello Stretto di Hormuz inneschi un incendio globale.

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