Medico licenziato per essere uscito 8 minuti prima: il racconto drammatico di Marco Castellano tra salute e dovere

Un medico lascia il turno 8 minuti prima per paura di un infarto: licenziato senza appello

Marco Castellano, medico romano di 65 anni con una lunga carriera alle spalle, si è ritrovato improvvisamente senza lavoro dopo aver lasciato il proprio turno con soli otto minuti di anticipo. Il motivo? Una forte sensazione di malessere che lo ha spinto a temere un infarto imminente. Castellano, che prestava servizio presso il punto di primo intervento di Ca’ Savio, in provincia di Venezia, è cardiopatico e, secondo quanto raccontato, ha fatto tutto il possibile per adempiere ai suoi doveri fino all’ultimo momento utile, compatibilmente con le proprie condizioni di salute.

L’episodio è avvenuto circa un anno fa, ma soltanto ora è emerso pubblicamente il racconto completo del medico, che ha scelto di condividere la sua versione dei fatti attraverso un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. La storia ha suscitato grande indignazione tra i colleghi e nel mondo sanitario, accendendo i riflettori su una questione tanto delicata quanto controversa: il confine tra responsabilità professionale e diritto alla tutela della salute personale.

Un malore improvviso e la decisione di farsi visitare

Tutto ha avuto inizio intorno alle 18:40, quando Castellano ha iniziato ad avvertire i primi segnali d’allarme. Non era la prima volta che viveva sensazioni simili: in quanto cardiopatico, aveva sempre con sé i farmaci prescritti in seguito a un intervento al cuore. Dopo averli assunti, ha cercato di proseguire il turno, continuando anche a ricevere i pazienti che si presentavano al presidio. Tuttavia, nonostante la terapia, i sintomi non si attenuavano. Un’ora dopo, il medico ha compreso che era necessario eseguire un elettrocardiogramma per escludere un episodio cardiaco serio. Ma nel punto di primo intervento di Ca’ Savio, questa procedura non era possibile.

A quel punto, ha deciso di lasciare il presidio qualche minuto prima del termine ufficiale del turno e di recarsi a Jesolo per farsi visitare. “Alle 20:12 ho scritto alla direttrice della Croce Verde per avvisarla di quanto stava accadendo e della mia intenzione di recarmi in ospedale”, ha raccontato Castellano. Secondo lui, non si trattava di una fuga o di un abbandono ingiustificato, ma di un atto dettato dal buon senso e dalla necessità di tutelare la propria vita.

La lettera di licenziamento e le accuse contestate

Tre giorni dopo l’accaduto, Castellano ha ricevuto una comunicazione via PEC che lo informava del licenziamento per “grave inadempienza del contratto ordinario di collaborazione e prestazione professionale”. La decisione, che il medico definisce “fredda e ingiusta”, è stata presa senza alcun confronto diretto o richiesta di chiarimenti.

Nella comunicazione ufficiale si leggeva anche che il medico avrebbe lasciato incustodito il presidio di Ca’ Savio. Una grave accusa, che però Castellano respinge con fermezza: “È falso. Non ho mai lasciato la struttura scoperta. Ho avvisato chi di dovere e mi sono assicurato che il servizio non venisse interrotto.”

La sua versione dei fatti, corroborata da messaggi e documentazione medica, mostra un quadro ben diverso da quello descritto nella lettera di licenziamento. Eppure, nessun passo indietro è stato compiuto dalla struttura che lo impiegava, né è stato aperto un canale ufficiale di conciliazione.

Una vicenda che solleva interrogativi sul sistema sanitario

Il caso Castellano solleva inevitabilmente domande più ampie sul funzionamento del sistema sanitario e sulla gestione delle emergenze, non solo dei pazienti ma anche degli stessi operatori sanitari. È giusto che un medico, con problemi cardiaci certificati, venga licenziato per aver tentato di prevenire un possibile infarto? È ammissibile ignorare completamente il fattore umano e il rischio clinico personale in nome della burocrazia?

Per molti colleghi, la risposta è no. In un settore dove il benessere fisico e mentale degli operatori è fondamentale per garantire cure di qualità, trattare un professionista con anni di esperienza in modo così drastico appare disumano. Al momento, Castellano sta valutando se intraprendere un’azione legale contro la decisione dell’ente che lo ha licenziato, non tanto per una questione economica quanto per una rivendicazione di dignità.

Nel frattempo, la sua testimonianza continua a fare il giro dei media e dei social, sollevando ondate di solidarietà ma anche indignazione. Il gesto di Castellano, che ha scelto la vita senza rinunciare al dovere fino all’ultimo istante possibile, resta un simbolo di quanto fragile possa essere l’equilibrio tra lavoro e salute, specialmente per chi ha scelto di dedicare la propria esistenza alla cura degli altri.

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