Blocco Diesel Euro 5: Salvini sfida le Regioni e difende il diritto alla mobilità

Diesel Euro 5: il blocco previsto da ottobre divide le Regioni e Salvini lancia la battaglia

A partire dal prossimo 1 ottobre, in quattro regioni del Nord ItaliaPiemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna — entrerà in vigore un blocco alla circolazione per le auto diesel Euro 5. Una decisione che potrebbe interessare circa un milione di veicoli e che ha sollevato forti polemiche, soprattutto da parte della Lega e del vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che stanno cercando in tutti i modi di impedire l’attuazione del provvedimento.

Il tema è delicato e tocca direttamente la vita quotidiana di migliaia di cittadini. Si tratta in gran parte di persone che utilizzano quotidianamente l’auto per recarsi al lavoro, per accompagnare i figli a scuola o per spostarsi nei territori dove i mezzi pubblici sono scarsi o inefficaci.

Le regioni coinvolte nel blocco dei Diesel Euro 5

Il provvedimento nasce da precise direttive europee che impongono alle regioni di migliorare la qualità dell’aria, in particolare nelle aree urbane più inquinate. In base ai Piani regionali per la qualità dell’aria, i veicoli diesel Euro 5 risultano ancora troppo inquinanti per garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello comunitario.

Tuttavia, la misura è destinata ad avere un impatto pesante sul parco auto circolante. Secondo le stime, in Italia ci sono ancora circa un milione di veicoli diesel Euro 5 immatricolati tra il 2009 e il 2014. In molte famiglie si tratta dell’unica auto a disposizione, e sostituirla in tempi brevi può rappresentare un costo proibitivo.

Salvini e la Lega contro il blocco

La Lega ha subito preso posizione contro il provvedimento. Matteo Salvini ha dichiarato pubblicamente che “la sostenibilità ambientale non può trasformarsi in una condanna per chi ogni giorno utilizza l’auto, la moto o il furgone per andare a lavorare”. Un concetto ribadito più volte dal leader del Carroccio, che vede nella misura un colpo inferto alla classe media e alle piccole imprese.

La stessa Regione Lombardia ha sollevato perplessità in merito, chiedendo un confronto diretto con l’Unione Europea per rivedere i tempi e i criteri del blocco. Il timore è che l’applicazione rigida di queste normative possa avere ripercussioni sociali ed economiche inaccettabili, soprattutto in un periodo di inflazione e rincari generalizzati.

Il precedente del 2023: lo stop del Governo

Non è la prima volta che il tema delle limitazioni ai diesel Euro 5 accende il dibattito politico. Già nel 2023, il Consiglio dei Ministri intervenne per sospendere il divieto stabilito dal Piemonte, rimandandone l’entrata in vigore.

Il decreto approvato in quell’occasione prevedeva che le Regioni interessate dovessero aggiornare i propri piani per la qualità dell’aria. Inoltre, si stabiliva che il blocco dei veicoli diesel Euro 5 sarebbe entrato in vigore dal 1 ottobre 2025 nei Comuni con più di 30mila abitanti. Una decisione che aveva lasciato intendere una certa apertura da parte del Governo a trovare soluzioni più equilibrate, che concilino la tutela dell’ambiente con le esigenze dei cittadini.

Un equilibrio difficile tra ambiente e mobilità

Il confronto tra istituzioni locali, Governo centrale e Unione Europea si gioca su un terreno molto complesso. Da un lato, c’è l’esigenza urgente di ridurre l’inquinamento atmosferico, che in molte zone del Nord Italia supera regolarmente i limiti di legge. Dall’altro, c’è la necessità di evitare penalizzazioni eccessive per cittadini e lavoratori che non hanno alternative concrete all’uso del proprio veicolo.

Le proposte della Lega, condivise anche da altre forze politiche, puntano a posticipare l’entrata in vigore del blocco, oppure a modularne l’applicazione in base a criteri di reddito o disponibilità di trasporti pubblici. Un’ipotesi al vaglio è quella di introdurre deroghe per chi dimostra di utilizzare il veicolo per motivi di lavoro o di salute, o per chi risiede in aree poco servite.

E ora?

Il dibattito è aperto e nei prossimi mesi sarà cruciale osservare quali decisioni prenderanno le Regioni coinvolte. Il tempo stringe e il 1 ottobre 2024 si avvicina. I cittadini chiedono chiarezza, le istituzioni sono chiamate a trovare una sintesi tra diritti ambientali e diritti sociali. Intanto, Matteo Salvini e la Lega proseguono la loro battaglia politica per difendere il diritto alla mobilità.

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