Greta Thunberg fermata al largo di Gaza: Israele blocca nave umanitaria con europarlamentare a bordo

Un’imbarcazione a vela di 18 metri, impegnata in una missione umanitaria e denominata Madleen, è stata intercettata dalle forze armate israeliane mentre cercava di attraccare nella Striscia di Gaza. A bordo vi erano dodici persone, tra cui la nota attivista per il clima Greta Thunberg e l’europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan. La barca trasportava medicinali, latte in polvere e beni di prima necessità destinati alla popolazione civile palestinese, colpita da mesi di guerra e isolamento.

L’iniziativa è stata organizzata dalla Freedom Flotilla Coalition, una rete internazionale di attivisti per i diritti umani che da anni si batte per rompere l’embargo su Gaza. La Madleen era salpata dall’Italia il 1° giugno e, al momento dell’intercettazione, si trovava in acque egiziane. Dopo il blocco, sono stati persi i contatti con l’imbarcazione, spingendo l’organizzazione a parlare apertamente di “rapimento” da parte delle forze israeliane.

Le autorità israeliane, tuttavia, non hanno tardato a reagire. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ordinato alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) di fermare la nave, accusando Greta Thunberg di “antisemitismo mascherato da solidarietà” e sostenendo che l’iniziativa fosse più un atto politico che umanitario. Il governo di Tel Aviv ha riaffermato con decisione la validità del blocco navale in vigore dal 9 ottobre 2023, giustificandolo come misura di sicurezza contro il traffico di armi verso Hamas. Secondo quanto dichiarato dal Ministero degli Esteri israeliano, la Madleen sarà condotta in un porto israeliano e tutti i membri dell’equipaggio saranno successivamente rimpatriati. Le autorità hanno precisato che il trasferimento avverrà “in sicurezza” e che non ci saranno detenzioni prolungate.

La reazione da parte della comunità internazionale non si è fatta attendere. Oltre 200 eurodeputati hanno firmato una petizione per chiedere il rilascio della nave e il proseguimento della missione umanitaria. Rima Hassan, direttamente dal ponte della Madleen, aveva dichiarato prima del sequestro: “Non abbiamo armi a bordo, solo aiuti per i civili. Non ci fermeremo, continueremo la nostra missione fino all’ultimo”. Un messaggio forte, che ha cercato di rassicurare l’opinione pubblica e sottolineare la natura pacifica dell’iniziativa.

La Freedom Flotilla Coalition ha denunciato duramente l’intervento delle forze israeliane, definendolo una chiara violazione del diritto internazionale e un attacco alla solidarietà civile. “La Madleen ha sempre rispettato le normative marittime internazionali,” hanno ribadito gli organizzatori. Tuttavia, secondo il punto di vista israeliano, queste missioni sono tentativi mascherati di delegittimare l’azione dello Stato e non meri atti di assistenza.

L’episodio riporta alla memoria un tragico precedente: nel 2010, l’operazione contro il Mavi Marmara, altro veliero della Freedom Flotilla, sfociò in un violento scontro in cui morirono dieci attivisti turchi e rimasero feriti alcuni soldati israeliani. Da quell’evento drammatico, nessuna nave umanitaria è più riuscita a raggiungere Gaza via mare.

Nel frattempo, la situazione nella Striscia resta critica. I bombardamenti continuano a colpire anche aree civili e, solo poche ore prima dell’intercettazione della Madleen, cinque persone sono state uccise mentre attendevano aiuti alimentari. Le autorità palestinesi accusano l’IDF di aver sparato su civili inermi, mentre l’esercito israeliano sostiene che vi fossero comportamenti “minacciosi” nella folla.

Mentre la Madleen viene trascinata verso un porto israeliano, cresce la preoccupazione per le sorti dell’equipaggio, ma anche la determinazione di chi sostiene la causa umanitaria. Il gesto di Thunberg, Hassan e degli altri volontari rappresenta un tentativo simbolico – ma concreto – di rompere l’isolamento di Gaza e richiamare l’attenzione mondiale su una crisi umanitaria che non può più essere ignorata.

Nonostante il blocco e le polemiche, il viaggio della Madleen ha già raggiunto un obiettivo importante: far parlare ancora una volta della condizione disperata dei civili palestinesi e delle difficoltà legate all’accesso agli aiuti. La battaglia per la libertà e la dignità di Gaza continua, anche se, per ora, il mare resta chiuso.

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