Tragedia alla Superbike britannica: muoiono Owen Jenner e Shane Richardson, undici moto coinvolte a Oulton Park

Tragedia a Oulton Park: due giovani piloti perdono la vita in un terribile incidente alla Superbike britannica

Una curva. La prima del circuito di Oulton Park, chiamata Old Hall. Poi un boato improvviso. Il suono freddo e sinistro di metallo contro metallo. Undici moto coinvolte. Così è iniziato l’incubo nella gara del Campionato Britannico Supersport Quattro Group. Una domenica che doveva essere di festa e adrenalina si è trasformata in una tragedia devastante.

È accaduto tutto al primo giro. Una dinamica ancora al vaglio degli inquirenti, ma quel che è certo è che si è trattato di un incidente a catena. Le immagini delle moto che si scontrano, si sollevano, rotolano sull’asfalto. Un caos improvviso. Le urla dei presenti. Le bandiere rosse che sventolano immediatamente. La gara viene sospesa. Poi, dopo attimi concitati, l’annuncio ufficiale: annullata.

I soccorsi non tardano ad arrivare, ma la scena che si presenta ai loro occhi è già agghiacciante. Owen Jenner, 21 anni, giace immobile. I medici provano a rianimarlo sul posto, tra lo sguardo attonito dei presenti. Viene trasportato d’urgenza al centro medico del circuito, ma non c’è nulla da fare. Il giovane pilota muore poco dopo, vittima di un grave trauma cranico.

Anche Shane Richardson, 29 anni, rimane coinvolto in maniera gravissima. Il pilota viene subito trasferito in ambulanza al Royal Stoke University Hospital. Ha ferite importanti al torace. Purtroppo, non resiste. Muore prima di arrivare in ospedale. Due giovani vite spezzate in una manciata di secondi.

Nel paddock il silenzio è irreale. I meccanici, gli addetti ai lavori, gli altri piloti: tutti restano immobili, sconvolti. L’organizzazione cerca di mantenere la calma, ma l’atmosfera è pesante, carica di dolore. Le voci si abbassano. Le notizie arrivano a intermittenza, fino alla conferma ufficiale. Due vittime. Due ragazzi con tutta la vita davanti. Il mondo delle corse è in lutto.

Ma non sono stati solo Owen e Shane ad essere coinvolti nel terribile incidente. Anche Tom Tunstall, 47 anni, è rimasto ferito in modo serio. Dopo i primi soccorsi sul posto, è stato trasportato in ospedale con lesioni alla schiena e all’addome. Altri cinque piloti – Carl Harris, Max Morgan, Cameron Hall, Freddie Barnes e Morgan McLaren-Wood – sono stati portati al centro medico, fortunatamente con ferite non gravi. Contusioni, abrasioni, tanto spavento. Ma niente che metta a rischio la vita. Tre concorrenti, infine, sono riusciti ad uscire illesi: Lewis Jones, Corey Tinker e George Edwards. Salvi, sì. Ma il trauma, quello invisibile, resta.

Mentre il mondo del motociclismo si stringe attorno alle famiglie delle vittime, le autorità hanno già aperto un’indagine. Il Motorcycle Circuit Racing Control Board, insieme al MotorSport Vision Racing, ha confermato l’avvio di un’inchiesta congiunta, in collaborazione con la polizia del Cheshire e l’ufficio del medico legale. L’obiettivo è chiaro: capire cosa sia realmente successo. Come si è potuti arrivare a un incidente che ha coinvolto ben undici moto? C’è stato un errore umano? Un problema tecnico? Si poteva evitare? Tutte domande che meritano risposte chiare e puntuali.

Nel frattempo, il silenzio delle due ruote parla più di mille parole. Non ci sono dichiarazioni ufficiali da parte dei piloti o dei team. Solo messaggi di cordoglio, pubblicati sui social, che esprimono dolore, incredulità e solidarietà. L’intero ambiente del motorsport britannico è sotto shock.

Quel che resta è un vuoto enorme. Due giovani promesse del motociclismo non ci sono più. Owen Jenner e Shane Richardson inseguivano il loro sogno su due ruote. Un sogno che si è infranto su una curva. E mentre gli appassionati aspettano risposte, una cosa è certa: la sicurezza in pista deve tornare al centro del dibattito. Perché dietro ogni casco c’è una vita. E ogni vita conta.

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