Francesco Acerbi rifiuta la Nazionale: scontro con Spalletti e futuro azzurro in bilico

Francesco Acerbi dice no alla Nazionale: polemica con Spalletti e futuro in discussione

Un fulmine a ciel sereno scuote l’ambiente della Nazionale italiana a pochi giorni dalle decisive sfide contro Norvegia e Moldavia, valide per la qualificazione ai prossimi Mondiali. Francesco Acerbi, esperto difensore dell’Inter, ha comunicato pubblicamente la sua decisione di non rispondere alla convocazione del commissario tecnico Luciano Spalletti, sollevando un caso che va oltre il semplice ambito sportivo e tocca corde più profonde, come il rispetto e la dignità personale.

Il rifiuto non è stato comunicato in modo riservato o formale, bensì attraverso un lungo e sentito post su Instagram, dove il numero 15 nerazzurro ha spiegato le sue ragioni con parole che hanno fatto il giro dei media e acceso il dibattito tra tifosi, giornalisti e addetti ai lavori. “Alla luce degli ultimi avvenimenti – ha scritto Acerbi – ritengo che non esistano oggi le condizioni per proseguire serenamente questo percorso in maglia azzurra. Non cerco alibi né favori, ma pretendo rispetto. E se questo rispetto viene a mancare da parte di chi dovrebbe guidare un gruppo, allora preferisco farmi da parte.”

Parole chiare, inequivocabili, che lasciano poco spazio all’interpretazione. Acerbi, reduce da una stagione di alto livello con l’Inter – impreziosita, tra l’altro, da quel gol al 95’ contro il Barcellona in Champions League che ha fatto sognare i tifosi – sembra aver vissuto una frattura insanabile con l’attuale ct della Nazionale. Una frattura che, secondo molti, affonda le sue radici in alcune dichiarazioni rilasciate da Spalletti mesi fa, che apparvero poco rispettose nei confronti del difensore.

Durante una conferenza stampa, quando gli venne fatto notare come Acerbi stesse annullando attaccanti del calibro di Haaland, Spalletti replicò con una frase che oggi torna prepotentemente alla ribalta: “Ma lei sa di che anno è Acerbi?” Una battuta che, se da un lato voleva forse sottolineare l’età avanzata del giocatore, dall’altro fu interpretata da molti come una mancanza di stima, se non addirittura uno sgarbo.

Il caso è esploso in tutta la sua complessità durante la conferenza prepartita di Italia-Norvegia. Spalletti, incalzato dai giornalisti, non ha evitato l’argomento e ha risposto con parole forti: “Un giorno Acerbi mi spiegherà dove gli ho mancato di rispetto. E io gli dirò cosa penso io del rispetto per ciò che ha fatto a me e, soprattutto, alla Nazionale.” Una dichiarazione che non chiude la polemica, anzi, la riaccende con toni quasi personali.

A questo punto, il rapporto tra i due sembra compromesso. Da un lato c’è un calciatore che, a 36 anni, ha ancora molto da dare in termini di esperienza e solidità difensiva, ma che ha scelto di fare un passo indietro per preservare la propria integrità e coerenza. Dall’altro lato c’è un commissario tecnico che si trova a dover gestire una Nazionale in costruzione, con mille pressioni e un obiettivo chiaro: portare l’Italia ai Mondiali, dopo la delusione della mancata qualificazione all’ultima edizione.

La decisione di Acerbi ha diviso l’opinione pubblica. C’è chi lo sostiene, vedendo nel suo gesto una dimostrazione di carattere e dignità, e chi invece lo critica, ritenendo che in un momento così delicato la Nazionale debba venire prima di ogni orgoglio personale. Non sono mancate le voci di ex calciatori e opinionisti che invitano alla riconciliazione, sottolineando come episodi del genere indeboliscano l’immagine della squadra e creino tensioni evitabili.

Nel frattempo, Acerbi ha concluso il suo messaggio con toni distensivi, augurando il meglio alla Nazionale e ai suoi compagni di squadra: “Forza Azzurri, sempre.” Un segnale che lascia aperta una flebile possibilità di ricucire lo strappo, magari con un confronto diretto tra uomo e uomo, lontano dai riflettori e dalle polemiche mediatiche.

Resta ora da capire se, superata l’attuale fase di tensione, ci saranno margini per un riavvicinamento. La palla passa a Spalletti, chiamato non solo a vincere sul campo, ma anche a dimostrare di saper gestire lo spogliatoio con autorevolezza e sensibilità. Perché, in fondo, il rispetto è la prima regola, tanto dentro quanto fuori dal campo.

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