“Fallimento Ki Group: nuovi guai giudiziari per Daniela Santanché tra bancarotta e processo per diffamazione”

Crisi aziendale e ombre giudiziarie: un’altra società legata a Daniela Santanché dichiarata fallita

Un nuovo colpo per l’universo imprenditoriale legato a Daniela Santanché. Un’altra società connessa al gruppo bio-food, un tempo sotto la guida della ministra del Turismo e dell’ex compagno Giovanni Canio Mazzaro, è ufficialmente fallita. Si tratta della Ki Group Holding S.p.A., dichiarata in liquidazione giudiziale dal Tribunale di Milano. Questa vicenda segna l’ennesimo capitolo di una crisi economica e giudiziaria sempre più complessa, che potrebbe preludere all’apertura di ulteriori procedimenti penali per reati di bancarotta.

La caduta di Ki Group Holding si inserisce in una scia di fallimenti che ha già coinvolto altre realtà del medesimo gruppo, tra cui Ki Group S.r.l. e Bioera S.p.A., quest’ultima di cui Santanché è stata presidente fino al 2021. L’attuale ministra è già sotto inchiesta per bancarotta in relazione al dissesto di Ki Group S.r.l., e gli ultimi sviluppi giudiziari potrebbero aggravare ulteriormente la sua posizione, portando all’aggiunta di nuove imputazioni.

Secondo quanto riferito dai giudici milanesi, la situazione finanziaria della holding era ormai insostenibile: la società non era in grado di far fronte ai debiti accumulati, che ammontano a circa 1,4 milioni di euro tra imposte non versate e contributi previdenziali. Inoltre, il patrimonio netto risultava negativo per oltre 6,5 milioni di euro. Un quadro drammatico che ha portato inevitabilmente alla dichiarazione di fallimento, anticipata già nel mese di maggio, quando la società non ha presentato il piano di concordato preventivo richiesto.

A complicare ulteriormente il quadro vi sono anche le pendenze giudiziarie che coinvolgono Santanché in relazione a Visibilia, il gruppo editoriale da lei fondato. Anche in quel caso, la procura di Milano ha aperto un fascicolo per falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dell’INPS. Le accuse riguardano, in particolare, l’utilizzo di ammortizzatori sociali in modo improprio durante il periodo della pandemia. A queste contestazioni si aggiungono poi delle pendenze fiscali pari a oltre 400.000 euro, secondo quanto accertato dall’Agenzia delle Entrate.

Ma le vicende giudiziarie della ministra non si fermano qui. Un’altra udienza è stata fissata dal Tribunale di Roma per il prossimo 16 settembre: Daniela Santanché dovrà infatti affrontare un processo per diffamazione. La causa è stata avviata da Giuseppe Zeno, ex azionista del gruppo, assistito dall’avvocato Antonio Piantadosi. Zeno, che già in passato si era mosso legalmente contro la gestione del gruppo, ha querelato la ministra per alcune affermazioni rilasciate durante un’informativa al Senato datata 5 luglio 2023. Secondo il querelante, le parole pronunciate da Santanché avrebbero arrecato un danno alla sua reputazione. Il giudice, esaminando il caso, ha stabilito che esistono gli estremi per procedere in sede penale. “Il tribunale – ha dichiarato Zeno – ha riconosciuto che le parole della ministra erano lesive nei miei confronti”.

L’intero scenario che si sta delineando attorno alla figura di Daniela Santanché mette in luce la fragilità di un sistema aziendale che, negli anni, sembrava solido e promettente. Il crollo finanziario delle società bio-food non solo solleva interrogativi sulla gestione economica delle imprese coinvolte, ma getta anche un’ombra politica rilevante, dato il ruolo attuale della Santanché all’interno del governo Meloni.

Nonostante le vicende giudiziarie e le indagini in corso, la ministra del Turismo continua a mantenere il proprio incarico istituzionale, anche se le pressioni pubbliche e politiche non mancano. Alcuni esponenti dell’opposizione hanno già chiesto chiarimenti e, in certi casi, le dimissioni, ritenendo inopportuna la permanenza nel governo di una figura al centro di così tante controversie giudiziarie.

Nel frattempo, gli inquirenti proseguono il lavoro di analisi dei bilanci e delle operazioni societarie degli ultimi anni. La procura sta cercando di comprendere se esistano responsabilità dirette nella gestione delle società fallite e se siano stati commessi atti di frode o distrazione di fondi. Le indagini sono affidate agli stessi pubblici ministeri che già seguono il caso Visibilia, in un intreccio sempre più fitto di procedimenti legali.

In attesa delle udienze, dei verdetti e di eventuali nuovi sviluppi, resta una certezza: la vicenda Santanché, tra economia, giustizia e politica, è destinata a far discutere ancora a lungo.

Related Posts