Revenge porn, chiesto il processo per Leonardo La Russa Jr: la decisione attesa a settembre

La Procura di Milano ha avanzato una richiesta formale di rinvio a giudizio per Leonardo Apache La Russa, figlio del Presidente del Senato Ignazio La Russa, e per il suo amico Tommaso Gilardoni, noto dj milanese. I due sono accusati di “diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti”, una pratica tristemente nota come revenge porn, ovvero la condivisione non consensuale di materiale a sfondo sessuale. L’inchiesta nasce dalla denuncia presentata nel 2023 da una studentessa universitaria di 22 anni, che ha raccontato di aver subito violenza sessuale a seguito di una serata trascorsa con i due giovani.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il video in questione sarebbe stato registrato nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2023. Dopo una serata in cui la ragazza avrebbe fatto uso di alcol, sostanze stupefacenti e farmaci, si sarebbe svegliata nel letto di Leonardo Apache La Russa, senza avere alcun ricordo chiaro di quanto accaduto. In quello stato di alterazione, avrebbe poi maturato la convinzione di essere stata vittima di abusi sessuali.

Nel corso delle indagini, è emerso che La Russa Jr avrebbe condiviso con il suo amico Gilardoni un filmato a contenuto sessuale esplicito, realizzato in quell’occasione, tramite l’applicazione WhatsApp. Il problema, però, è che tale contenuto sarebbe stato diffuso senza il consenso della ragazza ripresa nel video. Successivamente, anche Gilardoni avrebbe inoltrato quel video a un terzo individuo, aggravando ulteriormente la violazione della privacy della giovane.

La Procura di Milano, pur riconoscendo la gravità del comportamento dei due ragazzi, ha concluso che non vi siano prove sufficienti per sostenere l’accusa di violenza sessuale. Le procuratrici Rosaria Stagnaro e Alessia Menella hanno quindi richiesto l’archiviazione del procedimento per il reato di violenza, giudicando l’atteggiamento dei due imputati come “superficiale e volgare”, ma privo di intenti predatori nei confronti della ragazza. Tuttavia, la parte civile, rappresentata dall’avvocato Stefano Benvenuto, ha formalmente presentato opposizione alla richiesta di archiviazione.

L’avvocato Benvenuto ha sottolineato che la sua assistita si trovava in un evidente stato di alterazione psicofisica quella notte e non era in grado di prestare alcun tipo di consenso, né a rapporti intimi né tanto meno alla registrazione o condivisione di contenuti video. Per questa ragione, la difesa della giovane chiede che venga disposta l’imputazione coatta, obbligando di fatto la Procura a formulare un’accusa formale anche sul fronte della presunta violenza sessuale.

Sarà ora compito della giudice per le indagini preliminari, la gip Maria Vicidomini Mongiardo, pronunciarsi in merito all’opposizione. L’udienza è stata fissata per il 25 settembre, data in cui si deciderà se accogliere la richiesta di archiviazione oppure ordinare alla Procura di procedere con l’imputazione coatta nei confronti di Leonardo La Russa e Tommaso Gilardoni.

Intanto, la vicenda continua a sollevare un acceso dibattito nell’opinione pubblica, non solo per il cognome illustre coinvolto, ma anche per il delicato tema del consenso e della tutela della privacy, soprattutto in un’epoca in cui le immagini possono essere registrate e condivise in pochi istanti, con conseguenze devastanti per chi ne è vittima. Il caso ha riportato l’attenzione sulla necessità di leggi più severe e tempestive contro il fenomeno del revenge porn, che continua a colpire soprattutto le donne giovani, spesso inconsapevoli dei rischi legati alla digitalizzazione della propria intimità.

Non va dimenticato che, al di là dell’aspetto penale, questa storia rappresenta anche un dramma umano. Una giovane donna si è ritrovata coinvolta in una situazione che ha messo a dura prova la sua dignità, il suo equilibrio psicologico e la sua sicurezza personale. Allo stesso tempo, i due imputati si trovano ora a fronteggiare una possibile condanna penale e un forte impatto mediatico che potrebbe compromettere seriamente le loro vite pubbliche e private.

La Procura, i giudici e gli avvocati sono ora chiamati a valutare con estrema attenzione tutti gli elementi raccolti nel fascicolo d’indagine, per garantire che venga fatta piena giustizia, nel rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte.

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