Il Decreto Sicurezza è ufficialmente legge. Con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un solo astenuto, il Senato ha dato il via libera definitivo al provvedimento fortemente voluto dal Governo guidato da Giorgia Meloni. Il disegno di legge, già approvato dalla Camera dei Deputati, ha suscitato accese proteste da parte dell’opposizione. I senatori di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno inscenato una protesta in Aula, sedendosi di fronte ai banchi del governo e gridando “vergogna”, chiedendo la convocazione urgente della conferenza dei capigruppo.
Il nuovo Decreto Sicurezza introduce un pacchetto di misure molto ampio, che abbraccia diversi ambiti della vita pubblica, dal dissenso sociale alle questioni carcerarie, fino al rafforzamento degli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine. Il testo contiene infatti ben 14 nuove tipologie di reato e introduce 9 circostanze aggravanti. Le nuove norme mirano soprattutto a limitare le forme di protesta ritenute più invasive, come i blocchi stradali o le occupazioni abusive, ma non mancano interventi su altri fronti.
Una delle novità più discusse è senza dubbio la criminalizzazione dell’occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui. Chiunque violi questa norma rischia una condanna da due a sette anni di reclusione. Inoltre, viene consentito l’intervento immediato delle autorità per lo sgombero, senza che vengano valutate le condizioni economiche o sociali degli occupanti. Una misura che l’opposizione ha duramente criticato, ritenendola priva di sensibilità verso le situazioni di disagio abitativo.
Altro punto controverso riguarda la trasformazione dei blocchi stradali e ferroviari, anche se effettuati in maniera pacifica, in reati penali. In pratica, chiunque ostacoli la libera circolazione, anche senza l’uso della violenza, rischia una pena da due a sei mesi di carcere. Questa norma è stata definita “anti-Gandhi” per la sua potenziale applicazione contro forme di protesta non violente.
Il Decreto Sicurezza interviene anche in ambito carcerario, introducendo un nuovo reato legato alle rivolte all’interno delle strutture penitenziarie, dei centri per i rimpatri (CPR) e degli hotspot. La norma include anche la resistenza passiva, ovvero il rifiuto di obbedire agli ordini senza ricorrere alla violenza. Le pene variano da uno a sei anni di reclusione, ma possono arrivare fino a dieci anni per chi viene identificato come promotore della rivolta.
In materia di detenzione femminile, il nuovo testo stabilisce che le detenute in stato di gravidanza o con figli piccoli saranno trasferite negli ICAM (Istituti a custodia attenuata per madri), eliminando così ogni margine di discrezionalità da parte del giudice. Si tratta di una misura che intende garantire condizioni più adeguate ai bambini piccoli che si trovano con le madri in carcere.
Il Decreto prevede anche un giro di vite sulle attività legate alle infiorescenze di canapa. Ogni forma di commercio o produzione sarà vietata, a prescindere dalla presenza di THC o dal tipo di utilizzo dichiarato.
Per quanto riguarda le forze dell’ordine, il provvedimento istituisce un fondo speciale fino a 10.000 euro per coprire le spese legali degli agenti coinvolti in procedimenti giudiziari legati a fatti di servizio. Una misura che intende offrire maggiore tutela agli operatori di polizia impegnati in situazioni complesse e potenzialmente rischiose.
Infine, viene introdotto un inasprimento delle pene per chi si rende responsabile di truffe ai danni di persone anziane. La nuova norma prevede pene detentive da due a sei anni, con l’intento di tutelare una fascia della popolazione particolarmente vulnerabile e spesso presa di mira da criminali senza scrupoli.
In conclusione, il Decreto Sicurezza rappresenta un significativo cambio di rotta nell’approccio alla sicurezza pubblica, con norme più severe e strumenti più incisivi a disposizione delle autorità. Ma, come dimostrano le reazioni delle opposizioni, non mancano le polemiche su una legge che, secondo molti, rischia di comprimere eccessivamente i diritti civili e le libertà individuali.