Caso Garlasco, nuove intercettazioni riaccendono i dubbi: le telefonate dimenticate e le frasi choc di Stefania Cappa

Le indagini sul delitto di Garlasco, uno dei casi di cronaca nera più discussi degli ultimi decenni in Italia, si arricchiscono di nuove rivelazioni che potrebbero contribuire a riscrivere, almeno in parte, quanto finora emerso. A distanza di anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, nuovi elementi emergono grazie all’analisi di intercettazioni telefoniche risalenti a settembre dello stesso anno. Si tratta di conversazioni tra Ermanno Cappa e sua figlia Stefania, i cui contenuti potrebbero gettare nuova luce su alcuni momenti cruciali delle indagini.

Secondo quanto riportato nei brogliacci e nei verbali raccolti dagli investigatori all’epoca, il 27 settembre 2007 – tre giorni dopo l’arresto e il rilascio di Alberto Stasi – Stefania e suo padre sono protagonisti di numerose telefonate. Queste conversazioni, all’epoca archiviate come non rilevanti, stanno ora suscitando rinnovato interesse da parte degli inquirenti e dell’opinione pubblica.

Il contesto dell’arresto di Stasi e la testimonianza ritrattata

Alberto Stasi venne arrestato con l’accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi, ma fu rilasciato solo tre giorni dopo, il 27 settembre. In quella stessa giornata, un giovane di nome Marco Demontis Muschitta riferì alla polizia di aver visto una ragazza bionda andare in bicicletta in modo irregolare, a zigzag. Secondo il suo primo racconto, la giovane poteva essere identificata in Stefania Cappa. Tuttavia, dopo ben cinque ore di interrogatorio, Marco ritrattò completamente la sua dichiarazione, rendendo nullo un potenziale elemento utile all’indagine.

Proprio nelle stesse ore in cui si svolgevano questi interrogatori, si registra un fitto scambio di telefonate tra Stefania e i suoi genitori, in particolare con il padre Ermanno. Diciotto chiamate annotate nei brogliacci degli investigatori vennero, inspiegabilmente, considerate non significative e quindi mai approfondite. Oggi, però, quelle parole tornano alla ribalta, suggerendo nuove possibili chiavi di lettura.

Le intercettazioni e il timore dei media

Dalle intercettazioni emerge un atteggiamento di forte preoccupazione da parte della famiglia Cappa nei confronti della pressione mediatica. Dopo il rilascio di Stasi, il padre Ermanno raccomandava espressamente alla figlia e alla moglie di evitare qualsiasi contatto con i giornalisti. Un consiglio dettato dalla paura di essere coinvolti o travisati da una stampa particolarmente interessata al caso.

Tuttavia, nonostante le raccomandazioni paterne, Stefania intratteneva comunque rapporti con alcuni cronisti. A novembre, in una delle conversazioni intercettate, si mostra molto sicura di sé e afferma con tono quasi vantato:

“Ti saprei dire nomi e cognomi delle ex e delle nuove di Marco Panzarasa e Alberto Stasi. Ho di quelle informazioni che… ci vediamo domani mattina al bar dell’università, ti faccio vedere il mondo!”

Queste parole, dette con leggerezza, sembrano invece cariche di significati impliciti. Stefania si autodefinisce “troppo investigativa”, lasciando intendere di avere in mano dettagli importanti che potrebbero orientare le indagini in direzioni alternative.

Il ruolo del padre e le rassicurazioni

Quando, più avanti, emerge la possibilità che un video in cui Stefania parla del caso venga trasmesso da una trasmissione televisiva, la ragazza appare visibilmente preoccupata. È in quel momento che il padre, ancora una volta, interviene cercando di rassicurarla. In una telefonata registrata il 12 dicembre 2007, Ermanno le dice:

“Stai tranquilla che l’indagine va avanti come si deve, che quel cretino lì, se devono incastrarlo, lo incastrano.”

Parole forti, che rivelano una posizione netta nei confronti di Alberto Stasi e che insinuano l’idea di una fiducia cieca nella capacità degli investigatori di trovare un colpevole, a prescindere.

Un quadro ancora nebuloso

Il caso Garlasco è stato segnato, fin dall’inizio, da ombre, dubbi e presunte negligenze. Le nuove intercettazioni, oggi rivalutate, aprono scenari che forse avrebbero meritato maggiore attenzione già all’epoca. Perché furono ignorate? E cosa avrebbero potuto rivelare, se analizzate nel contesto più ampio delle indagini?

Non è ancora chiaro se queste nuove informazioni porteranno a sviluppi concreti nel procedimento giudiziario o se resteranno, ancora una volta, solo indizi incompiuti. Tuttavia, rappresentano un ulteriore tassello nel complesso puzzle del caso Poggi, un caso che, a distanza di anni, continua a suscitare interrogativi e a dividere l’opinione pubblica.

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