Martina Carbonaro aveva solo 14 anni. Un’età in cui la vita dovrebbe ancora tutto cominciare. Ma per lei, il destino ha scelto una via crudele e definitiva. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato ad Afragola, avvolto in un sacco, come fosse spazzatura. Una fine brutale, che porta con sé il peso di un amore malato, di violenze taciute e di segnali ignorati. Oggi, a parlare è la madre, Enza Cossentino, che con parole cariche di dolore e rabbia, denuncia quanto accaduto e chiede giustizia per sua figlia.
Appena diffusa la notizia del ritrovamento, Enza ha affidato ai social un primo, toccante messaggio. Poche righe pubblicate su Facebook, ma piene di significato e di dolore. “Figlia mia, chi ti ha fatto del male la pagherà. Vola in alto. Ora starai con i miei genitori. Tu sei stata importante e lo sarai per sempre.” Parole che arrivano dritte al cuore, che parlano di una madre distrutta, ma ancora lucida nel voler dare voce a ciò che Martina non potrà più raccontare.
Dalle ricostruzioni emerse, Martina e il suo ex fidanzato – un ragazzo di quasi 19 anni – si erano lasciati circa due settimane prima del tragico epilogo. Il motivo? Un episodio di violenza. Un semplice schiaffo, forse, ma sufficiente a far capire a Martina che qualcosa non andava. Enza aveva notato il turbamento della figlia e le aveva consigliato di stare attenta. Durante l’ultima telefonata, lunedì sera verso le 20:15, la madre le aveva chiesto quando sarebbe rientrata a casa per cena. Ma quella voce, quella domanda, sono state l’ultimo contatto. Dopo, il silenzio.
Quando la ragazza è scomparsa, l’ex fidanzato si è unito alle ricerche, cercando di mostrarsi partecipe. Ma Enza non ha mai creduto fino in fondo alla sua innocenza. “Lui è venuto a casa mia, l’hanno prelevato qui. C’era anche la scientifica. Non appena hanno sbloccato il telefono, hanno capito dove fosse mia figlia e l’hanno trovata. Il suo corpo era in un sacco blu, legato. È stata buttata come spazzatura. A 14 anni un amore può finire, ma non così.” Parole durissime, che non lasciano spazio a dubbi o fraintendimenti.
La confessione del ragazzo ha confermato i sospetti. Martina è stata uccisa da chi diceva di amarla. E quel presunto amore si è trasformato nell’ennesimo femminicidio, che stavolta colpisce una ragazzina. Un dato che fa ancora più male, perché mostra quanto la violenza di genere non conosca età. Anche tra i più giovani, il seme del possesso, del controllo e della rabbia può germogliare e distruggere vite.
La madre chiede giustizia. Vuole l’ergastolo per chi ha spezzato la vita della figlia. “Fino agli ultimi momenti, mi diceva che non l’aveva nemmeno toccata. Aveva detto che l’aveva riaccompagnata a casa e che poi era andato a farsi una doccia. Mio marito già trovò strano questo racconto. Due settimane fa, Martina mi aveva confessato che lui l’aveva picchiata in passato. Le dissi di riflettere, che se non lo amava più, doveva chiudere tutto. Ma si vede che nutriva ancora dei sentimenti per lui, anche se non aveva paura. E questo l’ha fregata.”
Martina sognava di diventare una chef stellata. Frequentava il primo anno di un istituto alberghiero e coltivava la passione per la cucina. Era una ragazza piena di sogni, di energia, di speranza. Ma tutto è stato stroncato dalla mano di chi non ha saputo accettare un no. Di chi ha confuso l’amore con il possesso.
Il suo nome si aggiunge tristemente alla lunga lista di donne uccise da chi avrebbe dovuto proteggerle. Ma il fatto che Martina avesse solo 14 anni rende tutto ancora più insopportabile. È un grido che dovrebbe svegliare le coscienze, soprattutto tra i giovani, nelle scuole, nelle famiglie. Perché la cultura del rispetto va insegnata presto. E la violenza va riconosciuta anche quando si traveste da amore.
Martina non tornerà. Ma il suo ricordo può e deve diventare un simbolo. Un punto di partenza per dire basta. Per insegnare che l’amore non fa male. Mai.