“Ponte sullo Stretto: Mattarella blocca la norma di Salvini sui controlli antimafia – Tensione tra Quirinale e Lega”

Ponte sullo Stretto, tensioni tra Quirinale e Salvini: Mattarella boccia norma sui controlli antimafia

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina torna al centro del dibattito politico e istituzionale italiano. Questa volta, a scatenare polemiche e tensioni è stato un intervento diretto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha approvato il decreto Infrastrutture voluto dal governo Meloni ma ha chiesto modifiche sostanziali a una norma fortemente sostenuta dal ministro dei Trasporti e vicepremier, Matteo Salvini. Il nodo centrale riguarda la gestione dei controlli antimafia legati alla realizzazione dell’opera, un tema che ha acceso un duro confronto tra Quirinale e Viminale.

Il decreto è stato firmato, ma non senza riserve. Mattarella ha infatti ritenuto necessario stralciare dal testo finale una disposizione che avrebbe consentito di concentrare i controlli antimafia sotto l’autorità del Ministero dell’Interno, attraverso una struttura prefettizia dedicata. La norma, ispirata a quanto già sperimentato per eventi straordinari come l’Expo, le Olimpiadi o le emergenze sismiche, è stata però giudicata inadeguata dal Colle, soprattutto perché considerata un’eccezione non giustificabile nel caso del Ponte sullo Stretto, la cui realizzazione è prevista entro il 2032 e non presenta caratteri d’urgenza tali da richiedere deroghe alle regole ordinarie.

Il ministero dell’Ambiente, intanto, ha dato il proprio via libera definitivo al progetto esecutivo, esprimendo parere positivo alla valutazione d’impatto ambientale. Si tratta di un passo importante verso l’apertura dei cantieri, anche se con almeno un anno di ritardo rispetto a quanto promesso da Salvini. L’approvazione del Cipess resta ora l’ultimo tassello per sbloccare definitivamente l’opera, attesa da decenni e più volte annunciata da vari governi.

La norma contestata da Mattarella era stata inserita nel decreto solo poche ore prima del Consiglio dei Ministri, secondo quanto riportato da fonti del Quirinale. Un’aggiunta dell’ultimo momento che ha sollevato perplessità anche per il metodo con cui è stata introdotta. Il Colle ha fatto sapere che le disposizioni già previste dall’attuale Codice antimafia sono sufficienti per garantire controlli rigorosi, senza bisogno di eccezioni o scorciatoie, specie in un’opera di tale rilevanza strategica.

La reazione della Lega non si è fatta attendere. Il ministero dei Trasporti ha diffuso una nota in cui esprime “sorpresa e amarezza” per la decisione del Presidente della Repubblica, definendola un ostacolo alla volontà di accelerare i tempi senza abbassare la guardia sul fronte della legalità. Salvini, che ha fatto del Ponte sullo Stretto uno dei simboli della sua azione politica, considera il pronunciamento del Quirinale uno “smacco” che mina l’autonomia del governo nelle sue scelte operative. La Lega ha quindi annunciato l’intenzione di chiedere al Parlamento di reintrodurre la norma cassata durante l’iter di conversione del decreto, puntando su una modifica che rafforzi i controlli pur senza entrare in conflitto con la Carta costituzionale.

Nonostante il braccio di ferro istituzionale, i lavori per il Ponte potrebbero finalmente iniziare nei prossimi mesi. Se il Cipess darà il via libera definitivo e Bruxelles non solleverà ulteriori osservazioni sugli aspetti ambientali, i cantieri potrebbero essere avviati già entro l’estate. Si tratterebbe di un traguardo storico per un’opera che, fin dagli anni Sessanta, divide l’opinione pubblica tra entusiasmo per l’ambizione ingegneristica e dubbi legati all’impatto ambientale, ai costi e alle implicazioni sociali.

In attesa degli sviluppi, resta l’immagine di un presidente della Repubblica che non esita a esercitare il proprio ruolo di garanzia istituzionale, anche correggendo le decisioni del governo quando queste appaiono in contrasto con i principi costituzionali o le buone pratiche amministrative. Una scelta che rafforza il suo profilo super partes e che riporta al centro del dibattito la necessità di equilibrio tra rapidità d’azione e rispetto delle regole, soprattutto in tema di grandi opere pubbliche.

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