Tra speranze di pace e tensioni crescenti, l’ipotesi di un incontro diretto tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin continua a muoversi su un terreno incerto, sospeso tra diplomazia e retorica di guerra. L’appuntamento previsto per giovedì 15 maggio a Istanbul rappresenta, per molti osservatori internazionali, un potenziale punto di svolta nella guerra tra Russia e Ucraina. Tuttavia, il quadro politico e militare attuale non fa presagire un esito immediatamente risolutivo.

Da parte del Cremlino, infatti, non è ancora giunta alcuna conferma ufficiale sulla partecipazione del presidente russo all’incontro, e questo silenzio sta alimentando forti dubbi sulla possibilità concreta di un faccia a faccia tra i due leader. In assenza di un segnale chiaro da Mosca, cresce il timore che il tanto atteso vertice possa alla fine sfumare, vanificando ogni sforzo diplomatico compiuto finora.
Il presidente ucraino Zelensky, dal canto suo, ha espresso chiaramente la propria posizione. In una dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi, ha fatto sapere che, se Putin dovesse rifiutare l’incontro previsto in Turchia, l’Ucraina si aspetterebbe dagli Stati Uniti un nuovo e severissimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Secondo Zelensky, un eventuale “no” da parte del Cremlino costituirebbe una prova tangibile della mancanza di volontà russa di intraprendere una strada diplomatica per porre fine al conflitto.
Per cercare di mantenere aperto il dialogo e favorire l’incontro, Kiev ha deciso di rivolgersi anche a un attore esterno di peso: il Brasile. In particolare, il governo ucraino ha chiesto l’intervento del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, con l’obiettivo di esercitare pressioni su Putin affinché partecipi fisicamente al summit di Istanbul. L’appello non è casuale: Lula, grazie alla sua posizione geopolitica e alla reputazione internazionale costruita negli ultimi mesi, viene visto come una figura in grado di dialogare con Mosca da una posizione neutrale e autorevole.
La richiesta è stata formulata nel corso di un incontro ufficiale tra il vice ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, e il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Vieira. Durante il colloquio, Kiev ha ribadito la necessità di un coinvolgimento diretto di Lula, che negli ultimi tempi ha intensificato i contatti con il Cremlino. Proprio di recente, Lula ha avuto un nuovo colloquio con Putin, nel quale avrebbe rinnovato l’invito a considerare un cessate il fuoco duraturo in Ucraina.
Questa apertura diplomatica del Brasile arriva a distanza di mesi da quando Zelensky aveva rifiutato in maniera netta le precedenti proposte di mediazione avanzate da Brasília. Tuttavia, oggi il contesto è profondamente cambiato: la guerra si è ulteriormente inasprita, le perdite umane e materiali continuano ad aumentare e la pressione internazionale per una soluzione negoziata si fa sempre più insistente.
Per Zelensky, il dialogo resta la strada preferibile, ma solo se accompagnato da segnali concreti di disponibilità da parte russa. Ecco perché l’incontro di Istanbul è considerato così cruciale: rappresenta non solo un’occasione diplomatica, ma anche un banco di prova per misurare la reale volontà di Mosca di arrivare a una tregua credibile. L’assenza di Putin, al contrario, rischierebbe di rafforzare l’idea che la Russia punti ancora esclusivamente a una vittoria militare.
Nel frattempo, la comunità internazionale osserva con attenzione. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea restano in attesa degli sviluppi, pronti – come dichiarato da diversi funzionari – a rafforzare ulteriormente le misure punitive contro Mosca qualora il negoziato non dovesse decollare. Anche la Turchia, paese ospitante del summit, ha espresso il desiderio che le parti possano finalmente aprire un canale di dialogo stabile e diretto.
L’incontro di Istanbul, dunque, non è solo una tappa diplomatica, ma una vera e propria cartina tornasole dell’attuale equilibrio geopolitico. Tra le incertezze legate alla presenza di Putin e le pressioni esercitate da Kiev tramite il coinvolgimento del Brasile, si gioca una partita complessa, il cui esito potrebbe influenzare in modo significativo il corso della guerra e il futuro della pace in Europa.