Un episodio di straordinaria crudeltà ha sconvolto la tranquilla cittadina di Alberobello all’inizio del 2024. Una giovane di soli 16 anni è stata al centro di un caso che ha indignato profondamente l’opinione pubblica: ha lanciato un gatto randagio in una fontana ghiacciata, causandone la morte. Il tutto è stato ripreso in un video che ha fatto rapidamente il giro dei social, scatenando una vera e propria ondata di rabbia e sdegno in tutta Italia.
Il gatto, chiamato affettuosamente Grey dagli abitanti del centro storico, era conosciuto come una presenza dolce e silenziosa tra le viuzze caratteristiche di Alberobello. Viveva libero, come molti altri felini nei borghi pugliesi, accudito da diversi cittadini che gli offrivano cibo e carezze. La sua uccisione non è stata solo un atto di violenza verso un animale indifeso, ma anche una ferita inferta alla comunità, che considerava Grey quasi una mascotte.
Nel mese di gennaio 2024, la ragazza, in compagnia di alcuni amici, ha deciso di filmare il gesto crudele per poi pubblicarlo sui social, presumibilmente in cerca di attenzione e approvazione online. Il video mostrava il momento esatto in cui il gatto veniva sollevato e poi gettato nella fontana coperta da uno strato di ghiaccio. La scena è stata accompagnata da risate e commenti offensivi, rendendo ancora più grave l’atto.
Fortunatamente, grazie all’intervento tempestivo della sede LAV (Lega Anti Vivisezione) di Bari, che da anni si occupa di combattere i maltrattamenti sugli animali attraverso uno sportello dedicato, è stata presentata una denuncia formale. Non solo contro la ragazza che ha materialmente compiuto il gesto, ma anche contro chi ha filmato e condiviso il video, incentivando l’azione con frasi cariche di incitamenti alla violenza.
Le forze dell’ordine, dopo accurate indagini, sono riuscite a identificare tutti i responsabili. La magistratura ha quindi deciso di procedere con un’udienza, tenutasi a Bari, per valutare il percorso giudiziario più adatto per la ragazza. Considerata la sua giovane età, il Pubblico Ministero ha proposto un programma di messa alla prova, finalizzato alla rieducazione e al recupero del senso civico.
La sentenza, emessa il 6 maggio 2025 dal Tribunale per i Minorenni di Bari, ha previsto per la giovane un percorso riabilitativo della durata di sette mesi. Durante questo periodo, la ragazza sarà impegnata in diverse attività di utilità sociale, principalmente presso il Canile di Modugno, dove dovrà prendersi cura di animali abbandonati. L’obiettivo è quello di farle comprendere, attraverso il contatto diretto con gli animali, il valore della vita e il rispetto che ogni essere vivente merita.
In parallelo, sono stati disposti colloqui psicologici sia individuali sia con i genitori, per affrontare eventuali criticità familiari e favorire un clima educativo più sano. Inoltre, la ragazza parteciperà ad attività socio-educative presso il Centro “Sant’Antonio – Opera don Guanella”, una struttura che si occupa dell’inserimento sociale di giovani con situazioni problematiche. A completare il percorso, un corso specifico sull’educazione alla legalità, che mira a rafforzare nei partecipanti la consapevolezza dei diritti e dei doveri di ogni cittadino.
Al termine dei sette mesi, verrà redatta una relazione dettagliata da parte degli operatori incaricati, per valutare se la giovane ha maturato una piena comprensione della gravità del suo gesto e se ha dimostrato un cambiamento reale e duraturo nel proprio comportamento. Solo allora il giudice potrà decidere se estinguere il reato o se procedere con ulteriori misure.
L’intera vicenda ha riacceso il dibattito sull’uso improprio dei social media da parte degli adolescenti e sull’educazione al rispetto, alla responsabilità e alla sensibilità verso gli animali. In molti hanno sottolineato l’importanza di rafforzare i percorsi scolastici e familiari che forniscono ai giovani gli strumenti per distinguere il bene dal male, anche in un mondo digitale che spesso premia la superficialità e la spettacolarizzazione della violenza.
Grey, il gatto che ha perso la vita in modo tanto crudele, è diventato un simbolo di giustizia per chi ogni giorno lotta per la tutela degli animali. La speranza è che il suo sacrificio non sia stato vano, ma serva da monito per evitare che episodi simili si ripetano.