Il caso di Giulia Tramontano continua a scuotere profondamente l’opinione pubblica italiana, a distanza di oltre un anno dal tragico evento che ha sconvolto l’intero Paese. La giovane donna di 29 anni, incinta al settimo mese, fu brutalmente uccisa nel maggio del 2023 a Senago dal compagno Alessandro Impagnatiello. Dopo la sentenza di primo grado che lo ha condannato all’ergastolo, il processo entra ora in una nuova fase: quella dell’appello, fissato per il prossimo 25 giugno, che potrebbe rimettere in discussione la condanna definitiva.
Secondo quanto emerso dalle motivazioni della sentenza depositata dalla Corte d’Assise di Milano lo scorso febbraio, Impagnatiello avrebbe pianificato l’omicidio della compagna per un lungo periodo, quasi sei mesi. Durante questo arco di tempo, avrebbe tentato ripetutamente di avvelenare Giulia, utilizzando sostanze come veleno per topi e ammoniaca. A sostegno della tesi accusatoria, i giudici hanno evidenziato le ricerche online effettuate dall’uomo – barman presso l’Armani Cafè di Milano – che avrebbero dimostrato una volontà premeditata: frasi come “come avvelenare una donna incinta” sono state ritrovate nella cronologia del suo browser.
Ma la premeditazione non si ferma qui. Secondo la ricostruzione della Corte, Impagnatiello avrebbe agito in maniera lucida e spietata. Dopo che Giulia aveva scoperto la sua relazione parallela con una collega di lavoro, e dopo un confronto diretto tra le due donne, l’uomo avrebbe messo in atto il suo piano omicida. La violenza con cui ha colpito la compagna è stata definita “disumana”: ben 37 coltellate, undici delle quali inflitte mentre Giulia era ancora viva. Un dettaglio agghiacciante che emerge dalla sentenza riguarda proprio quegli attimi finali: la giovane, pur solo per pochi istanti, si sarebbe resa conto che stava perdendo non solo la sua vita, ma anche quella del bambino che portava in grembo.
Il caso suscitò fin da subito un’ondata di sdegno collettivo, amplificata dalla crudezza dei dettagli e dalla giovane età della vittima. La Corte d’Assise ha riconosciuto all’unanimità le aggravanti di crudeltà e premeditazione, elementi che hanno portato all’ergastolo senza possibilità di sconti.
Ora, tuttavia, la difesa di Alessandro Impagnatiello – rappresentata dagli avvocati Giulia Geradini e Samantha Barbaglia – si prepara a contestare la sentenza. Secondo i legali, l’uomo non sarebbe il “calcolatore freddo e lucido” descritto dall’accusa. A loro avviso, alcuni comportamenti tenuti dall’imputato dopo il delitto – in particolare il tentativo maldestro di bruciare il corpo di Giulia nella vasca da bagno – sarebbero più compatibili con l’atteggiamento di una persona in stato di grave alterazione psicologica, piuttosto che con quello di un assassino metodico e razionale.
La linea difensiva punta a ottenere una revisione della condanna, chiedendo l’eliminazione delle aggravanti principali e il riconoscimento delle cosiddette “attenuanti generiche”. Tali attenuanti, pur non modificando necessariamente la durata della pena, potrebbero aprire la strada a una diversa interpretazione del caso e, teoricamente, a una forma futura di giustizia riparativa.
Questo tentativo di rimettere in discussione la sentenza ha riacceso il dibattito pubblico, dividendo l’opinione tra chi ritiene che un atto così efferato non debba trovare alcuna forma di giustificazione e chi, pur senza sminuire la gravità dell’accaduto, ritiene doveroso valutare anche le condizioni mentali dell’imputato al momento del crimine.
Nel frattempo, la memoria di Giulia Tramontano resta viva nei cuori di molti italiani, diventata simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. La sua vicenda ha alimentato numerose iniziative in tutta Italia, dalle manifestazioni di piazza agli interventi legislativi per rafforzare le tutele verso le vittime di violenza domestica.
Il processo d’appello si preannuncia dunque delicato e complesso, destinato ancora una volta a catalizzare l’attenzione mediatica e sollevare interrogativi profondi sulla giustizia, sulla responsabilità e sul dolore che certi crimini lasciano nelle famiglie e nella società intera.