“Tim Friede, morso 202 volte dai serpenti: il suo sangue diventa antiveleno universale”

Per quasi vent’anni, Tim Friede ha vissuto una vita che per la maggior parte delle persone sarebbe impensabile, addirittura suicida: si è fatto mordere volontariamente da alcuni dei serpenti più letali al mondo. Oggi, la sua incredibile storia non solo incuriosisce il pubblico, ma ha anche portato a una svolta scientifica di rilevanza mondiale. Friede, ex meccanico di 45 anni originario del Wisconsin, ha ricevuto ben 202 morsi di serpenti velenosi e oltre 500 iniezioni di veleno, in quello che lui stesso definisce un esperimento volontario sul proprio corpo, guidato dalla speranza di salvare vite.

Fin da bambino, Friede ha mostrato un interesse fuori dal comune per i rettili, in particolare per quelli velenosi. Amava esplorare la natura vicino casa alla ricerca di serpenti da osservare e studiare. Crescendo, questa passione si è trasformata in una vera e propria missione: sviluppare una resistenza immunitaria ai veleni di serpente e contribuire, attraverso il suo sacrificio, alla creazione di un antiveleno universale. Nel suo garage ha creato un vero rettilario, dove conviveva con specie pericolosissime come cobra, mamba neri, taipan, bungari e serpenti corallo.

Il suo metodo? Estremo e rischiosissimo. Inizialmente, estraeva il veleno dai serpenti e lo diluiva per poi iniettarlo lentamente nel proprio corpo, aumentando progressivamente le dosi per abituare l’organismo alla tossicità. Dopo qualche anno, ha deciso di alzare la posta in gioco: ha iniziato a farsi mordere direttamente. Uno degli episodi più drammatici si è verificato nel 2001, quando è stato morso da due cobra nell’arco di un’ora. Le tossine lo hanno portato al coma per quattro giorni, ma miracolosamente è sopravvissuto. Da allora, ha continuato a sfidare la morte, rafforzando il suo sistema immunitario contro i veleni più letali della natura.

Il caso di Tim Friede ha attirato l’attenzione della comunità scientifica, in particolare quella di Jacob Glanville, CEO della Centivax, una biotech americana specializzata nello sviluppo di sieri antiveleno. Glanville ha dichiarato: “Friede ha vissuto un’esperienza al limite dell’umano. Per 18 anni ha affrontato morsi che contenevano abbastanza veleno da uccidere un cavallo. Il suo contributo può cambiare per sempre il modo in cui affrontiamo i morsi di serpente”.

Il sangue di Tim è diventato oggetto di studio approfondito. Ricco di anticorpi, si è rivelato una risorsa preziosa per creare un nuovo tipo di siero antiveleno efficace contro più specie di serpenti contemporaneamente. Secondo uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Cell, gli anticorpi presenti nel suo sangue sono stati testati con successo su roditori, risultando efficaci nel neutralizzare i veleni di ben 16 specie diverse, tra cui cobra, mamba e taipan.

Questo approccio rappresenta una vera rivoluzione: oggi i sieri antiveleno devono essere specifici per ogni tipo di veleno e spesso non sono disponibili nei paesi in via di sviluppo, dove si verificano la maggior parte dei morsi mortali. Un antiveleno “universale”, derivato dagli anticorpi di Friede, potrebbe salvare migliaia di vite ogni anno, rendendo il trattamento più accessibile, rapido ed economico.

La storia di Tim Friede è la testimonianza vivente di come la passione, spinta all’estremo, possa sfociare in un gesto di altruismo puro. Pur non essendo un medico né un ricercatore di professione, ha messo in gioco la propria vita per un obiettivo che considera superiore: dare un contributo concreto alla scienza e alla salute pubblica.

Oggi Friede continua a collaborare con Centivax e altre istituzioni scientifiche, portando avanti la ricerca con l’obiettivo di rendere disponibile il vaccino entro pochi anni. Il suo sangue è diventato simbolo di resilienza, ma anche di speranza per milioni di persone esposte ogni anno al pericolo dei morsi di serpente.

La comunità scientifica, che inizialmente lo guardava con scetticismo, ora lo riconosce come un pioniere. Il suo corpo, segnato da cicatrici e prove estreme, è diventato un laboratorio vivente che potrebbe cambiare per sempre il trattamento contro uno dei pericoli più insidiosi della natura.

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