Zelensky avverte Mosca: “Nessuna garanzia di sicurezza per la parata del 9 maggio”

Guerra in Ucraina, giorno 1.165. Un conflitto che non accenna a fermarsi, con continui sviluppi sia sul fronte militare che diplomatico. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rilasciato una dichiarazione che ha fatto il giro del mondo: l’Ucraina non può garantire la sicurezza dei leader internazionali che parteciperanno alla grande parata militare del 9 maggio a Mosca. Un’affermazione destinata a inasprire ulteriormente i rapporti con la Russia, proprio mentre il Cremlino si prepara a celebrare l’80º anniversario della vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale.

Zelensky ha parlato con chiarezza, senza ambiguità. In un momento di altissima tensione, ha affermato che non sarà responsabilità dell’Ucraina assicurare la protezione dei capi di Stato o di governo stranieri presenti a Mosca in occasione della parata. Questa uscita pubblica ha suscitato l’immediata reazione del governo russo. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha definito la dichiarazione del presidente ucraino una “minaccia diretta” alla sicurezza non solo delle delegazioni ufficiali, ma anche dei veterani che parteciperanno all’evento commemorativo.

La posizione di Zelensky, però, è chiara: non si tratta di una minaccia, bensì di un richiamo alla realtà. Secondo lui, la celebrazione del 9 maggio non può diventare un pretesto per distogliere l’attenzione dal conflitto in corso. “Se davvero Putin vuole una tregua, deve avanzare una proposta seria”, ha dichiarato. Ha anche liquidato l’idea di un cessate il fuoco limitato, proposto da Mosca dal 7 al 9 maggio, come “una messa in scena”, un gesto vuoto, senza sostanza. Per Kiev, non si tratta di accettare compromessi simbolici, ma di arrivare a una tregua concreta, fondata su basi realistiche e durature.

Nel frattempo, la guerra continua a devastare il territorio ucraino. Le regioni di Kharkiv e Kherson sono state nuovamente colpite da raid russi, provocando vittime e feriti. Le sirene anti-aeree non smettono di suonare, e le immagini di edifici distrutti e cittadini sfollati continuano a moltiplicarsi. A fronte di questa situazione drammatica, il sostegno internazionale all’Ucraina si fa sempre più concreto. Gli Stati Uniti hanno approvato la fornitura di caccia F-16, un passo importante che rafforza la capacità difensiva del Paese.

Tuttavia, da Washington è arrivata anche un’altra notizia significativa: gli Stati Uniti non parteciperanno più formalmente ai negoziati di pace. Un cambiamento di strategia che lascia all’Ucraina la piena responsabilità di portare avanti eventuali trattative con Mosca. In risposta, Zelensky ha riaffermato la disponibilità del suo governo a valutare un cessate il fuoco, ma solo a precise condizioni: almeno 30 giorni di interruzione delle ostilità per avviare un dialogo serio. Secondo il leader ucraino, un periodo di tregua così breve come quello proposto dalla Russia non permetterebbe alcun reale avanzamento sul piano diplomatico.

Nel frattempo, lo scontro tra le due nazioni si gioca non solo con le armi, ma anche con le parole. Ogni dichiarazione, ogni intervista, ogni discorso pubblico diventa parte di una strategia comunicativa ben precisa. Zelensky sa che ogni messaggio può rafforzare il fronte internazionale favorevole all’Ucraina o, al contrario, indebolirlo. E proprio per questo non arretra di un passo. Le sue parole sono pensate per mostrare coerenza, fermezza e determinazione, ma anche per mantenere alta l’attenzione del mondo su un conflitto che, dopo oltre mille giorni, rischia di essere percepito come una “normalità” da chi lo osserva da lontano.

In conclusione, mentre Mosca si prepara a celebrare la memoria di un’altra guerra, quella del passato, il presente impone ben altre priorità. La guerra in Ucraina è ancora in corso, e ogni giorno che passa aumenta il numero delle vittime, degli sfollati, delle famiglie distrutte. Le celebrazioni del 9 maggio rischiano quindi di assumere un tono surreale, se non addirittura ipocrita, agli occhi di chi continua a combattere e morire. Per questo Zelensky ha deciso di lanciare un messaggio forte: non ci sarà pace vera finché non ci sarà responsabilità, né sicurezza senza una fine reale del conflitto.

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