🔍 Liliana Resinovich, il fratello denuncia i periti della Procura: “Errori gravi che hanno ostacolato la verità per anni”

Il fratello di Liliana Resinovich accusa i consulenti della Procura: “Hanno compromesso la verità per tre anni”

La vicenda della tragica morte di Liliana Resinovich continua a sollevare interrogativi e tensioni. A oltre tre anni dal ritrovamento del suo corpo senza vita, il fratello della donna, Sergio Resinovich, ha deciso di prendere una posizione netta: ha presentato un esposto contro i due consulenti della Procura che si occuparono del primo esame medico-legale sulla salma della sorella. Un’accusa grave che, secondo lui, riguarda errori tecnici, omissioni e persino contaminazioni dei reperti, con conseguenze drammatiche sull’intera indagine.

Liliana Resinovich, 63 anni, ex dipendente regionale in pensione, era scomparsa a metĂ  dicembre 2021. Il suo corpo fu ritrovato il 5 gennaio 2022 in un’area boschiva all’interno del parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, a pochi chilometri da casa sua. La vicenda ha scosso profondamente l’opinione pubblica, ma ciò che ha ulteriormente aumentato il clamore è stata la lentezza con cui sono emersi elementi cruciali dell’inchiesta e, soprattutto, l’assenza di una veritĂ  condivisa sui fatti.

Ad oggi, l’attenzione degli inquirenti è concentrata su Sebastiano Visintin, marito di Liliana, che è formalmente indagato per la sua morte. Visintin, che nei giorni scorsi si era temporaneamente allontanato da Trieste per recarsi in Austria, è rientrato in città e ha avuto un incontro con i propri legali. Durante il periodo della sua assenza, gli investigatori hanno effettuato una perquisizione nella sua abitazione, dove sono stati sequestrati centinaia di coltelli. Un dettaglio che ha destato forte curiosità e che si aggiunge al ritrovamento di alcuni coltelli nell’auto di Liliana, parcheggiata sotto casa. Visintin ha dichiarato di non sapere nulla di quegli oggetti e di averli notati solo al suo ritorno.

Ma il cuore della nuova polemica ruota attorno al lavoro svolto dai primi consulenti incaricati dalla Procura di eseguire l’autopsia e le analisi medico-legali. Secondo Sergio Resinovich, quei professionisti avrebbero commesso gravi negligenze, compromettendo irrimediabilmente la possibilità di ricostruire con precisione ciò che è accaduto a Liliana.

In una nota pubblica, Sergio ha dichiarato: “Hanno sbagliato e devono essere sanzionati. Gli errori, le omissioni e la contaminazione dei reperti hanno pregiudicato l’accertamento della veritĂ  per oltre tre anni. Si tratta di negligenze gravi ed inescusabili che meritano un’attenta valutazione da parte dell’Ordine dei Medici”.

Proprio per questo motivo ha presentato una denuncia formale all’Ordine dei Medici, chiedendo che vengano esaminati i comportamenti dei due consulenti nominati all’epoca dei fatti. Ma non si ferma qui. Sergio Resinovich intende coinvolgere anche tre esperti di alto profilo: il Prof. Cristiano Fineschi, la Prof.ssa Cristina Cattaneo e il Dott. Paolo Barisani. Vuole che le loro osservazioni tecniche – sia quelle ufficialmente depositate negli atti processuali, sia quelle rilasciate pubblicamente in interviste – vengano acquisite e valutate come parte di un’azione volta a fare chiarezza e giustizia.

“Mia sorella merita rispetto assoluto”, ha affermato con fermezza Sergio, sottolineando quanto sia importante per lui e per la memoria di Liliana ottenere risposte chiare e basate su una corretta metodologia scientifica.

Il caso resta quindi estremamente complesso e ancora privo di un verdetto definitivo. Le indagini proseguono, ma la nuova iniziativa legale del fratello di Liliana potrebbe riaccendere l’attenzione su alcuni aspetti mai del tutto chiariti, e soprattutto spingere le istituzioni a una maggiore trasparenza nella gestione di casi così delicati.

Nel frattempo, la città di Trieste rimane col fiato sospeso, in attesa di capire se emergeranno finalmente elementi risolutivi in una vicenda che ha lasciato un’intera comunità nel dubbio e nel dolore. La morte di Liliana Resinovich, ancora avvolta da troppe ombre, merita di trovare la verità e, con essa, anche la pace.

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