🔹 Israele riprende gli attacchi su Gaza: escalation del conflitto in Medio Oriente

Israele riprende gli attacchi su Gaza: il conflitto in Medio Oriente entra nel 529° giorno

Il conflitto in Medio Oriente, che coinvolge Israele, Hamas, Libano, Siria, Iran e Yemen, è entrato nel 529° giorno. Con la fine della tregua, Israele ha annunciato la ripresa dei raid sulla Striscia di Gaza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yisrael Katz hanno ordinato alle forze armate di colpire duramente Hamas, segnando una nuova escalation nella regione.

La tregua tra Israele e Hamas: durata e rottura dell’accordo

La tregua tra Israele e Hamas era stata siglata il 15 gennaio 2025, con un accordo che prevedeva un cessate il fuoco a partire dal 19 gennaio. Dopo 15 mesi di combattimenti incessanti, l’obiettivo principale dell’intesa era porre fine alle ostilità e facilitare il rilascio degli ostaggi.

L’accordo era suddiviso in tre fasi. La prima, iniziata il 19 gennaio, comprendeva la liberazione di tre ostaggi da parte di Hamas in cambio del rilascio di alcuni prigionieri palestinesi da parte di Israele. Tuttavia, la tregua ha avuto vita breve: dopo appena 42 giorni, Israele ha ripreso i bombardamenti su Gaza, decretando la fine dell’accordo.

Le ragioni alla base di questa decisione includono il rifiuto di Hamas di liberare ulteriori ostaggi e la mancata accettazione delle proposte dei mediatori internazionali per prolungare il cessate il fuoco.

Il ritorno della guerra: bombardamenti su Gaza e centinaia di vittime

Con la fine della tregua, l’aviazione israeliana ha lanciato una serie di attacchi su diverse aree della Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi, il bilancio provvisorio conta oltre 300 morti, ma il numero delle vittime è destinato a salire con il proseguire dei bombardamenti.

Hamas ha duramente condannato la decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu, accusandolo di sfruttare il conflitto per fini politici e per gestire le pressioni interne al suo governo. Il gruppo palestinese ha inoltre affermato che con questa azione, Netanyahu ha scelto di “sacrificare” i 59 ostaggi ancora detenuti, tra cui 22 ritenuti ancora in vita, decretando di fatto la loro condanna a morte.

Da parte sua, Netanyahu ha dichiarato: “D’ora in poi, Israele agirà contro Hamas con una forza militare sempre maggiore”, segnando un’escalation nella strategia del governo israeliano.

Secondo quanto riportato da fonti militari israeliane, sarebbero stati rilevati movimenti sospetti all’interno della Striscia di Gaza, suggerendo che Hamas stia pianificando un nuovo attacco contro i kibbutz israeliani e le truppe delle IDF. Channel 12, una delle principali emittenti israeliane, ha citato il ministro Katz, secondo cui “Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Si sta preparando per un nuovo raid in Israele, simile a quello del 7 ottobre”.

Il coinvolgimento degli Stati Uniti e le conseguenze geopolitiche

Israele ha informato in anticipo l’amministrazione Trump riguardo ai piani di attacco. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato la comunicazione, mentre l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che Hamas, gli Houthi, l’Iran e qualsiasi altro gruppo che utilizzi il terrorismo come arma contro Israele o gli Stati Uniti dovrà affrontare gravi conseguenze.

La ripresa delle ostilitĂ  getta nuovamente il Medio Oriente in una spirale di violenza, aumentando le tensioni tra Israele e i suoi vicini. La comunitĂ  internazionale osserva con preoccupazione gli sviluppi, mentre le Nazioni Unite e diverse organizzazioni per i diritti umani chiedono il ritorno a una soluzione diplomatica per evitare ulteriori perdite di vite umane.

Related Posts