La senatrice a vita Liliana Segre, una delle ultime testimoni dell’Olocausto e sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, ha espresso il suo sconcerto e la sua preoccupazione riguardo all’incontro di venerdì tra l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Durante questo incontro, Zelensky sarebbe stato accusato e allontanato da Trump, in un episodio che ha suscitato polemiche a livello internazionale.
Liliana Segre commenta lo scontro tra Trump e Zelensky
“Abbiamo assistito in televisione a un evento terrificante. Sono rimasta scioccata e atterrita da ciò che ho visto. L’invaso diventa invasore, un ribaltamento della realtà che stava già avvenendo con l’elezione del presidente”, ha dichiarato Segre, commentando l’accaduto.
Le parole della senatrice sono state pronunciate in occasione di un incontro presso il Memoriale della Shoah di Milano, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. In quell’occasione, Segre ha ricordato il profondo debito di gratitudine che ha sempre nutrito verso gli americani, rievocando il momento della liberazione dai campi di concentramento.
La senatrice ha raccontato che, al momento della liberazione, la prima preoccupazione era stata quella di istituire piccoli ospedali da campo, dove chiunque veniva curato con generosità e spirito fraterno, senza alcuna discriminazione. Un ricordo che oggi le fa ancora più male, di fronte a un’America che sembra perdere i valori di un tempo.
“Essendo stata vittima e continuando a essere bersaglio dell’odio, vedere l’America crollare mi rattrista ancora di più”, ha proseguito Segre. “Non voglio che crolli. Voglio vedere ancora gli americani generosi, sorridenti e pieni di speranza. Non dimentico i cimiteri disseminati lungo la linea gotica, dove riposano coloro che hanno dato la vita per liberarci.”
La battaglia di Segre contro l’odio e l’intolleranza
Liliana Segre, testimone vivente della barbarie del secolo scorso, non ha mai smesso di combattere contro l’odio e l’intolleranza. Durante il suo intervento, ha parlato nuovamente degli attacchi ricevuti nel corso degli anni, specialmente sui social media.
Secondo la senatrice, i cosiddetti “odiatori” non sono una piccola minoranza, ma rappresentano un fenomeno molto più diffuso di quanto si possa immaginare. “Non sono solo cinquanta o sessanta individui. Sono moltissimi e vigliacchi, perché la maggior parte di loro non si mostra alla luce del sole, si nasconde dietro lo schermo di un computer o di uno smartphone”, ha denunciato.
Segre, che ha sempre parlato con un tono pacato ma fermo, ha sottolineato quanto sia importante contrastare l’indifferenza e l’odio, specialmente per le nuove generazioni. “Da nonna amorosa, mi chiedo spesso quale eredità morale lascio ai miei nipoti e quale speranza possiamo dare loro per il futuro”, ha detto con emozione.
La necessità di non dimenticare
Le parole di Liliana Segre sono un monito a non dimenticare il passato e a vigilare affinché certe tragedie non si ripetano. La sua testimonianza è un faro di memoria in un’epoca in cui i fenomeni di odio e discriminazione sembrano riaffiorare con forza.
Il suo richiamo all’America di un tempo non è solo un rimpianto per ciò che è stato, ma anche un appello affinché i valori di libertà, uguaglianza e solidarietà non vadano perduti. In un mondo sempre più diviso da conflitti, pregiudizi e derive populiste, la voce della senatrice Segre resta un simbolo di resistenza morale e di speranza.
Conclusione
Liliana Segre continua a essere una delle figure più autorevoli nel panorama italiano per la sua incessante battaglia contro l’odio e per la difesa della memoria storica. Il suo commento sull’incontro tra Trump e Zelensky si inserisce in un contesto più ampio di preoccupazione per il futuro della democrazia e dei diritti umani.
Le sue parole, dense di significato e cariche di esperienza, ci ricordano quanto sia fragile l’equilibrio tra il bene e il male e quanto sia necessario impegnarsi affinché le generazioni future possano vivere in un mondo più giusto e pacifico.