L’avvocato Li Gotti: una carriera tra giustizia e politica
L’avvocato Li Gotti, con i suoi 77 anni e una carriera che sembra uscita da un romanzo di intrighi e battaglie legali, è diventato il protagonista di quello che oggi si configura come un vero e proprio caso nazionale. L’avviso di garanzia inviato alla premier Giorgia Meloni ha acceso il dibattito politico e giudiziario, ponendo sotto i riflettori un personaggio dal passato tanto eclettico quanto incisivo.
Chi è l’avvocato che ha denunciato la premier Meloni nel caso Almasri?
La vita di Li Gotti è un mosaico di esperienze uniche: dalle aule dei tribunali, dove ha difeso collaboratori di giustizia, ai corridoi del potere, dove ha ricoperto il ruolo di sottosegretario. Il suo percorso politico è stato tutt’altro che lineare: dalla militanza nella destra missina fino all’approdo nella sinistra progressista, un tragitto che riflette le trasformazioni politiche e culturali dell’Italia moderna.
“Mi sveglio quando il mondo ancora dorme, alle tre e mezza del mattino, per studiare i miei casi”, racconta al Corriere, con il sorriso di chi ha vissuto decenni di battaglie legali. Il suo commento sulla vicenda che ha scosso Palazzo Chigi è tagliente: “La verità è semplice: la situazione poteva essere gestita diversamente. Invece di rifugiarsi dietro tecnicismi, sarebbe bastata trasparenza o, se necessario, invocare il segreto di Stato.”
La gestione del caso del generale libico Almasri ha sollevato interrogativi sulla modalità di espulsione e sulla trasparenza governativa. Li Gotti, che ha presentato la denuncia contro la premier Meloni, chiarisce la sua posizione: “Non è una questione politica, ma di principio. La Corte d’Appello chiedeva risposte, ma dal governo c’era solo silenzio. E nel frattempo, un Falcon era già pronto a decollare da Torino. I fatti parlano da soli.”
La denuncia contro Meloni: un atto di principio, non politico
Li Gotti ha costruito la sua carriera affrontando alcuni dei casi più delicati della storia giudiziaria italiana. Ha difeso collaboratori di giustizia, rappresentato la famiglia Calabresi e si è costituito parte civile nel processo di Piazza Fontana. Un avvocato che ha vissuto da protagonista le fasi più intricate della lotta alla criminalità e ai misteri di Stato.
Ma quando si parla di politica, mantiene una posizione chiara: “La politica è stata una compagna di viaggio, ma non la mia padrona. Ho attraversato diverse correnti, dalla Giovane Italia al Partito Democratico, seguendo sempre la mia bussola morale.”
La denuncia alla premier Meloni ha generato un terremoto nel governo, ma Li Gotti insiste: “Se c’erano ragioni di Stato, bastava dichiararle apertamente. Il problema non è la decisione presa, ma la mancanza di trasparenza.”
Il caso Almasri si inserisce in un contesto più ampio, che richiama altre operazioni controverse, come lo scambio del trafficante iraniano con una giornalista italiana. Tuttavia, Li Gotti sottolinea le differenze tra le vicende: “Ogni caso ha le sue specificità legali. L’importante è rispettare le procedure e dire la verità.”
Con il suo spirito critico e il rigore che lo hanno sempre contraddistinto, conclude: “La ragion di Stato può essere comprensibile, ma deve rispettare le regole. Non si può giocare con la verità.”