I dazi USA e le ripercussioni sul Made in Italy: un rischio da miliardi di euro
I recenti sviluppi sulle politiche protezionistiche degli Stati Uniti stanno destando non poche preoccupazioni tra le aziende italiane e europee, temendo un impatto economico significativo sui prodotti Made in Italy. La possibilità di nuove tariffe doganali annunciate da Washington potrebbe generare danni economici per miliardi di euro. “Un disastro. Per noi sarebbe una storia che si ripete. Già nel 2019 i dazi ci costarono decine di milioni di euro e una fetta importante del mercato”, afferma Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano, che percepisce il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca come una minaccia concreta per un settore che, negli Stati Uniti, vale oltre 300 milioni di euro e già affronta un’imposta d’ingresso del 15%. Nel 2018, Trump aveva introdotto un dazio supplementare del 25%, causando gravi difficoltà al settore.
“Adesso speriamo in Giorgia Meloni,” continua Berni, confidando nella premier italiana, che sembra aver instaurato un buon rapporto con Washington, il quale potrebbe rivelarsi decisivo per evitare ulteriori complicazioni.
Le possibili conseguenze per l’Italia
Berni non è l’unico a riporre fiducia nel governo italiano. Dopo le elezioni di novembre, che hanno visto il ritorno del movimento “Make America Great Again” guidato da Trump, molte aziende italiane stanno analizzando le potenziali conseguenze delle nuove tariffe minacciate dall’ex presidente americano. Queste tariffe, se implementate, potrebbero colpire duramente settori chiave dell’economia italiana, come la meccanica, l’alimentare, la moda e il settore farmaceutico, pilastri fondamentali del Made in Italy.
Giorgia Meloni, durante una visita lampo a Mar-a-Lago, la residenza privata di Trump, ha discusso dei rapporti commerciali tra Italia e Stati Uniti, oltre a trattare altri temi internazionali, come il caso della giornalista Cecilia Sala. Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti rappresentano circa l’11% del totale delle esportazioni italiane, pari a 67 miliardi di euro su un totale di 626 miliardi nel 2023. Per un governo che celebra i successi economici recenti, un’ondata di protezionismo dagli Stati Uniti potrebbe rappresentare una seria battuta d’arresto.
Se i dazi venissero incrementati, il prezzo dei prodotti italiani sul mercato statunitense salirebbe inevitabilmente, rischiando di ridurre la competitività del Made in Italy e di generare un’ulteriore inflazione. Questo scenario potrebbe minare la fiducia dei consumatori americani nella nuova amministrazione USA e influenzare negativamente l’economia italiana.
Un approccio strategico per affrontare i dazi
Secondo Alessandra Lanza, senior partner dell’istituto di ricerca Prometeia, “Non è detto che le parole di Trump si traducano in azioni concrete. La mia impressione è che queste minacce rappresentino una strategia negoziale per mettere pressione agli interlocutori internazionali”. Questo approccio potrebbe essere utilizzato per raggiungere obiettivi strategici più ampi. Per esempio, nel caso del Messico, il dazio del 25% minacciato da Trump potrebbe essere uno strumento per affrontare il problema dell’immigrazione al confine con gli Stati Uniti.
Trump potrebbe anche cercare di dividere i paesi europei, che avrebbero possibilità di successo nei negoziati solo se dimostrassero unità. Non sorprende, dunque, l’irritazione di Bruxelles per la presenza di Giorgia Meloni alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente USA, vista come un’azione unilaterale dell’Italia.
L’impatto economico per il Made in Italy
L’Italia rischia di essere tra i paesi più colpiti dalle politiche protezionistiche degli Stati Uniti. Nel 2023, il disavanzo commerciale degli Stati Uniti con l’Italia ha raggiunto i 42 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 40,1 miliardi del 2022 e ai 33 miliardi del 2021. Questo rende l’Italia un obiettivo sensibile per eventuali dazi aggiuntivi. Attualmente, le aziende italiane pagano circa 1,9 miliardi di euro per esportare i loro prodotti negli Stati Uniti. Un incremento del 10% sui prodotti già tassati potrebbe far lievitare il costo totale a 6 miliardi di euro. Inoltre, se le tariffe venissero estese a tutto l’export italiano, l’aggravio economico potrebbe superare i 7 miliardi di euro.
Tuttavia, è improbabile che si arrivi a misure così drastiche. La speranza è che Washington applichi dazi differenziati tra i vari paesi europei, concentrandosi su produzioni che abbiano un impatto minore per l’Italia. Per questo motivo, il governo italiano sta lavorando attivamente per proteggere i propri interessi commerciali, affidandosi alla diplomazia e alla negoziazione.
Conclusioni
La minaccia di nuovi dazi USA rappresenta una sfida cruciale per l’Italia e per il Made in Italy. Mentre il governo italiano si impegna a trovare soluzioni attraverso il dialogo diplomatico, le aziende italiane devono prepararsi ad affrontare scenari economici complessi. La speranza è che l’unità europea e un rapporto stabile con Washington possano mitigare l’impatto di eventuali politiche protezionistiche, salvaguardando un settore che rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo.