“Svizzera: Dal 2025 Stop al Burqa in Pubblico, Tra Libertà e Sicurezza”

Divieto di Dissimulazione del Volto: La Svizzera Dice Stop al Burqa dal 2025

Dal 1° gennaio 2025, la Svizzera introdurrà un divieto nazionale di dissimulazione del volto in tutti i luoghi pubblici. Questa normativa, spesso definita “Burqa ban”, vieta l’uso di indumenti che coprono interamente il viso, come burqa, niqab, passamontagna e caschi. La decisione ha origine da un referendum popolare approvato nel marzo 2021 e successivamente tradotto in legge federale dal Parlamento svizzero nel 2023.

Un Referendum Che Cambia le Regole

Il divieto è il risultato di un’iniziativa promossa dal Partito Popolare Svizzero (UDC), lo stesso partito che nel 2009 aveva sostenuto il divieto di costruzione di nuovi minareti nel Paese. Il Canton Ticino era stato il primo a introdurre il divieto di dissimulazione del volto già nel 2016, seguito dal Cantone di San Gallo nel 2019. Ora, questa misura viene estesa a tutto il territorio nazionale.

La normativa impone che occhi, naso e bocca rimangano visibili in tutti i luoghi pubblici e privati aperti al pubblico. Non si limita a simboli religiosi ma include qualsiasi indumento o oggetto che renda impossibile l’identificazione, come maschere o bandane. In caso di violazione, le sanzioni vanno da 100 a 1000 franchi, con la possibilità di pagamento immediato. Chi si rifiuta di pagare rischia un processo legale e sanzioni più severe.

Le Eccezioni al Divieto

La legge prevede alcune eccezioni. Il divieto non si applica nei luoghi di culto, durante manifestazioni come carnevali o Halloween, per ragioni di salute, sicurezza o condizioni climatiche. Inoltre, la copertura del volto sarà consentita su voli aerei, in sedi diplomatiche e consolari, e per scopi artistici, pubblicitari o di intrattenimento.

Le autorità locali avranno la facoltà di regolare l’applicazione della normativa durante eventi pubblici, valutando caso per caso le circostanze specifiche.

Una Legge Controversa

La legge ha suscitato opinioni contrastanti. Da una parte, i sostenitori vedono il divieto come una misura necessaria per proteggere i diritti e le libertà individuali, specialmente delle donne, e per preservare i valori occidentali. Dall’altra, i critici considerano la norma un attacco alla libertà religiosa e una forma di discriminazione contro le minoranze musulmane.

In Italia, la questione resta complessa. Sebbene la legge 22 maggio 1975, n. 152, proibisca di coprire completamente il volto in pubblico, il Paese non ha mai adottato una normativa uniforme come quella svizzera. Alcune amministrazioni locali hanno emanato ordinanze contro burqa e niqab, ma molte di queste sono state contestate e annullate tramite ricorsi legali.

Matteo Salvini e il Dibattito in Italia

Il tema ha richiamato l’attenzione del ministro Matteo Salvini, che nel corso degli anni ha espresso posizioni chiare contro il velo integrale. In un evento elettorale a Cagliari, aveva dichiarato:
“Il velo islamico non è segno di progresso. È oppressione e sottomissione, basta.”

Salvini ha anche commentato una sentenza della Corte di Giustizia Europea che autorizza le aziende a vietare ai propri dipendenti di indossare simboli religiosi visibili:
“Una scelta di buonsenso per tutelare la neutralità sul posto di lavoro.”

In risposta alla decisione svizzera, Salvini ha pubblicato un post sui social ribadendo la sua posizione:
“Stop al velo integrale in pubblico in Svizzera dal 1° gennaio 2025. Una scelta di buonsenso per contrastare stili di vita incompatibili con i valori occidentali. Cosa ne pensate?”

Il suo intervento ha scatenato un acceso dibattito sui social, alimentando sentimenti islamofobici tra alcuni suoi follower e sollevando preoccupazioni per la crescente intolleranza verso le minoranze.

Una Riflessione Sui Valori e le Libertà

Il dibattito intorno al divieto svizzero solleva interrogativi profondi sui limiti tra libertà personale e sicurezza pubblica. Se da un lato la normativa intende promuovere l’uguaglianza e la trasparenza, dall’altro rischia di marginalizzare ulteriormente alcune comunità. La questione rimane aperta e continua a dividere opinione pubblica e politici.

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