“Femminicidio di Giulia Cecchettin: ergastolo richiesto per Filippo Turetta e risarcimento record alla famiglia”

Il femminicidio di Giulia Cecchettin: le richieste di risarcimento in aula

Durante l’udienza per il caso di femminicidio di Giulia Cecchettin, svoltasi presso la Corte d’Assise di Venezia lunedì 25 novembre, sono emerse richieste significative da parte delle parti civili. Il pubblico ministero Andrea Petroni ha richiesto la pena dell’ergastolo per Filippo Turetta, accusato di omicidio premeditato, e un risarcimento danni di 2.150.000 euro a favore della famiglia Cecchettin. Ma chi sarà chiamato a pagare questa somma?

La richiesta di risarcimento della famiglia Cecchettin

La famiglia Cecchettin ha presentato una richiesta di risarcimento pari a 2.150.000 euro. Secondo i legali della famiglia, questa cifra rappresenta un atto simbolico più che pratico, in quanto è estremamente improbabile che la famiglia Turetta disponga di tali risorse finanziarie. Tuttavia, la richiesta è anche un gesto per sottolineare come il dolore per la perdita di una persona cara sia impossibile da quantificare in termini economici.

Il procedimento legale segue un percorso prestabilito e regolato da normative specifiche. Come riportato dal quotidiano Repubblica, vengono utilizzate le “tabelle a punti” dell’Osservatorio di Milano, uno strumento che calcola il valore economico del danno risarcibile sulla base di parametri oggettivi.

I dettagli del calcolo del risarcimento

L’avvocato della famiglia Cecchettin ha calcolato un totale di 82 punti per quantificare il danno. Questi punti sono così distribuiti:

  • 18 punti per l’età del familiare che subisce la perdita (in questo caso il padre di Giulia);
  • 24 punti per l’età della vittima, Giulia;
  • 30 punti per la “qualità e intensità della relazione” tra padre e figlia.

Questi valori si traducono in una cifra complessiva di 391.000 euro. A tale importo si aggiungono ulteriori elementi di sofferenza, come l’angoscia causata dalla scomparsa prematura di Giulia e il dolore per la perdita di ogni speranza, aggravato dalla recente morte della madre. Il vuoto emotivo e psicologico vissuto dal padre ha portato alla richiesta di oltre 1 milione di euro di risarcimento per i danni morali.

La sofferenza di Giulia e il concetto di «danno iure hereditatis»

Oltre al risarcimento richiesto per il dolore dei familiari, l’avvocato della famiglia Cecchettin ha anche considerato il risarcimento relativo alla sofferenza diretta vissuta da Giulia, noto come “danno iure hereditatis”. Questo termine si riferisce ai danni che spettano direttamente alla vittima ma che vengono ereditati dagli eredi legittimi.

In questo contesto, si distinguono due categorie principali di danno:

  1. Il danno biologico terminale, che riguarda le lesioni fisiche riportate dalla vittima nel periodo tra l’aggressione e la morte;
  2. Il danno da lucida agonia, che tiene conto della consapevolezza della vittima rispetto alla propria morte imminente.

Nel caso di Giulia, si ritiene che abbia vissuto momenti di estrema sofferenza psicologica e fisica prima del tragico epilogo. Per questo motivo, il padre, Gino, insieme al suo avvocato, ha richiesto un risarcimento di 1.150.000 euro per questa componente specifica del danno.

La giustizia e il significato simbolico del risarcimento

Pur nella difficoltà di tradurre in termini economici un dolore così profondo e lacerante, la famiglia Cecchettin sottolinea come il risarcimento richiesto non sia solo una compensazione per le sofferenze patite, ma anche un segnale di giustizia simbolica. Il caso di Giulia, come molti altri episodi di femminicidio, rappresenta una ferita collettiva per la società italiana, che non può essere lenita unicamente attraverso il sistema giudiziario.

Le richieste avanzate in aula non sono solo un atto formale, ma un tentativo di ottenere un riconoscimento concreto per il dolore inflitto e per la perdita irreparabile subita. Sebbene nessuna cifra potrà mai restituire Giulia alla sua famiglia, la somma richiesta rappresenta un monito contro la violenza di genere e un passo verso il riscatto morale per le vittime e i loro cari.

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