Zelensky all’ONU: il diritto internazionale è al collasso e la pace oggi si difende con armi e alleanze
Durante il suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Volodymyr Zelensky ha pronunciato parole che hanno fatto eco ben oltre le mura del Palazzo di Vetro: il diritto internazionale, fondamento della convivenza e della cooperazione tra gli Stati, si trova oggi a un punto critico, vicino al collasso. Con un linguaggio diretto e un tono allarmato, il presidente ucraino ha denunciato come la fragilità delle istituzioni globali stia emergendo con forza di fronte ai conflitti contemporanei, lasciando i Paesi più esposti senza reali garanzie di sicurezza.
Zelensky ha chiarito che la pace non può più poggiare esclusivamente su leggi e trattati internazionali, ma necessita di strumenti concreti: armi, alleanze solide e la volontà politica di difendere i principi violati. Secondo lui, oggi la sopravvivenza di una nazione non è determinata dalla correttezza dei suoi argomenti diplomatici, bensì dalla forza con cui è capace di difendersi. «Chi desidera la pace deve comunque prepararsi alla guerra», ha dichiarato, ribadendo che l’Ucraina continua a cercare un cessate il fuoco, ma è la Russia a negare questa possibilità, costringendo Kiev a difendersi da attacchi quotidiani e da violazioni gravi, tra cui i rapimenti di migliaia di bambini e l’uso intensivo di droni anche nello spazio aereo europeo.
La guerra dei droni: un confine che non esiste più
Uno dei punti centrali del discorso di Zelensky ha riguardato la tecnologia militare e la trasformazione radicale che essa ha portato nel modo di concepire la guerra. Ha ricordato che in passato i droni erano strumenti disponibili soltanto alle potenze più ricche e tecnologicamente avanzate, mentre oggi anche versioni rudimentali ed economiche sono in grado di percorrere migliaia di chilometri e colpire obiettivi in profondità.
«Fermare questi attacchi è più difficile che fermare pistole o coltelli», ha spiegato il presidente, sottolineando come la Russia abbia introdotto un nuovo livello di minaccia globale con l’uso massiccio di droni. La geografia, che un tempo rappresentava un limite naturale alla guerra, oggi non offre più protezioni reali: i confini vengono ridefiniti dalla tecnologia, non dalle mappe politiche.
La fragilità delle istituzioni internazionali
Zelensky non si è limitato a parlare della situazione ucraina, ma ha puntato il dito contro l’intera comunità internazionale, accusandola di lentezza, inerzia e incapacità di reagire in maniera decisa alle violazioni della Russia. Ha citato episodi recenti in Polonia, Estonia e Moldavia, definiti segnali di un allarme che non può essere ignorato.
Il leader ucraino ha avvertito che affrontare la minaccia ora, con decisione, sarebbe molto meno costoso e rischioso rispetto al dover costruire rifugi sotterranei, sistemi di difesa di emergenza e infrastrutture protettive in un secondo momento. «La corsa agli armamenti – ha aggiunto – non si limita più a carri armati e missili. Oggi coinvolge l’intelligenza artificiale e armi autonome capaci di colpire a distanza, senza intervento umano diretto».
L’appello all’Europa e alle Nazioni Unite
Con tono fermo, Zelensky ha rivolto un appello diretto ai Paesi europei e alle Nazioni Unite, invitandoli a non restare in silenzio e a non adottare posizioni ambigue di fronte all’aggressione russa. Secondo lui, la credibilità stessa dell’ONU è a rischio, perché un’organizzazione che non sa difendere i propri principi fondamentali rischia di diventare irrilevante.
«La guerra della Russia ci ha messo in questa situazione – ha dichiarato – ma voi avete protezioni contro simili minacce?» Con questa domanda retorica, Zelensky ha voluto sottolineare che il conflitto in Ucraina non è un problema circoscritto, ma un banco di prova per la sicurezza globale. Se la Russia riuscisse a imporre la sua volontà con la forza, ciò creerebbe un precedente pericolosissimo che altri Paesi potrebbero seguire.
Il futuro del diritto internazionale
Il presidente ucraino ha chiuso il suo intervento con una riflessione amara: il diritto internazionale, così come è stato concepito dopo la Seconda guerra mondiale, sta mostrando crepe sempre più profonde. Le regole condivise, nate per evitare nuove tragedie globali, oggi vengono violate senza conseguenze reali per gli aggressori.
Secondo Zelensky, la sola via d’uscita è una cooperazione più stretta tra Paesi che condividono valori comuni, rafforzata da alleanze militari e da sistemi difensivi moderni. Solo così sarà possibile garantire una reale possibilità di pace e scongiurare l’escalation verso conflitti distruttivi di dimensioni ancora maggiori. «Se non agiamo insieme – ha concluso – il rischio è che domani sia troppo tardi».
Conclusione
Il discorso di Volodymyr Zelensky all’ONU non è stato soltanto un appello alla solidarietà verso l’Ucraina, ma un avvertimento globale: il mondo sta entrando in una fase in cui la sicurezza collettiva non può più basarsi solo su regole e trattati, ma deve trovare fondamento anche nella capacità di difesa concreta.
Con le sue parole, il presidente ha posto una domanda che riguarda tutti: siamo pronti a difendere i principi su cui si basa la pace internazionale, o permetteremo che vengano erosi fino a scomparire?