👉 Tragedia a Carrù: cacciatore ucciso per errore all’apertura della stagione venatoria 2025-2026

Tragedia a CarrĂą: la stagione venatoria si apre con la morte di un cacciatore

L’apertura della stagione di caccia 2025-2026, che avrebbe dovuto segnare un momento di passione e condivisione per tanti appassionati, si è invece trasformata in una tragedia. A Carrù, in provincia di Cuneo, un uomo di 46 anni ha perso la vita dopo essere stato colpito accidentalmente da un proiettile esploso da un compagno di battuta durante una caccia al cinghiale. Un dramma che non solo ha sconvolto la comunità locale, ma ha riacceso il dibattito nazionale sulla sicurezza e sull’opportunità stessa della pratica venatoria.

La dinamica dell’incidente

La tragedia si è consumata nella mattinata di domenica 21 settembre, primo giorno ufficiale della stagione venatoria. Il gruppo di cacciatori si trovava nella boscaglia in località Bordino, alle porte di Carrù, con l’obiettivo di abbattere alcuni cinghiali. Nel corso dell’azione, un colpo partito dall’arma di uno dei partecipanti ha raggiunto al petto Daniele Barolo, 46 anni, residente a Rocca de’ Baldi, nella frazione di Carleveri.

Nonostante l’arrivo tempestivo dei sanitari del 118 e l’immediato intervento dei carabinieri, per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Ogni tentativo di rianimazione si è rivelato inutile. L’arma utilizzata è stata sequestrata e la salma trasferita al cimitero di Carrù, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini sono tuttora in corso, con l’obiettivo di ricostruire con precisione la dinamica e chiarire eventuali responsabilità.

Il dolore della comunitĂ 

La notizia della morte di Daniele Barolo ha scosso profondamente la comunità di Rocca de’ Baldi e l’intera zona del Cuneese. Agricoltore stimato, conosciuto per il suo impegno nella vita rurale e per la disponibilità verso gli altri, l’uomo lascia la moglie e due figlie. La sua figura era molto apprezzata anche al di fuori del paese: un uomo dedito alla famiglia, al lavoro nei campi e alla vita di comunità.

Il dolore è stato reso ancora più acuto dal fatto che, nello stesso giorno, a Carrù si inaugurava la tradizionale fiera del fagiolo, appuntamento atteso e partecipato da tutta la popolazione. In segno di lutto, la pro loco ha deciso di annullare gli eventi serali previsti, trasformando una giornata di festa in un momento di raccoglimento e cordoglio.

Una tragedia che riapre il dibattito sulla caccia

Il dramma di Carrù ha immediatamente suscitato reazioni a livello nazionale. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, ha commentato con parole dure: “Primo giorno, primo morto. La stagione venatoria inizia nel peggiore dei modi. La caccia è una pratica assurda, crudele, anacronistica e pericolosa”.

Non è la prima volta che un incidente venatorio solleva critiche e richieste di maggiori restrizioni. Ogni anno in Italia si registrano vittime e feriti, sia tra i cacciatori sia tra persone estranee alla battuta. La questione tocca non solo la sicurezza, ma anche un tema etico e culturale: ha ancora senso, in una società moderna, mantenere in vita una tradizione che troppo spesso si trasforma in tragedia?

Sicurezza e responsabilitĂ 

Gli esperti sottolineano che, nonostante la legislazione italiana preveda corsi di abilitazione, regole severe e controlli sulle armi, il rischio durante le battute di caccia resta elevato. Le dinamiche di gruppo, l’adrenalina del momento e la difficoltà di individuare con chiarezza le sagome nella boscaglia sono fattori che possono trasformare un’attività ricreativa in un incubo.

Nel caso di Carrù, sarà l’autorità giudiziaria a stabilire eventuali negligenze o errori di valutazione. Tuttavia, al di là delle responsabilità individuali, resta il problema generale: ogni stagione venatoria continua a registrare episodi drammatici, e le misure di sicurezza sembrano non bastare per azzerare i rischi.

Il ricordo di Daniele Barolo

Al di là delle polemiche, il volto più doloroso di questa vicenda resta quello di Daniele Barolo. Gli amici lo descrivono come una persona gentile, dedita al lavoro agricolo e sempre disponibile ad aiutare chi aveva bisogno. Il suo legame con la terra era forte, così come quello con la famiglia e la comunità.

La sua scomparsa improvvisa lascia un vuoto difficile da colmare. In tanti lo ricordano nei campi, tra le vigne e i frutteti, simbolo di un mondo rurale che ancora oggi rappresenta il cuore pulsante di molte comunitĂ  piemontesi.

La tragedia di Carrù, dunque, non è solo la storia di un incidente di caccia: è la perdita di un padre, di un marito, di un lavoratore che incarnava valori profondi e condivisi.

Conclusione

Il primo giorno della stagione venatoria 2025-2026 sarĂ  ricordato non per i successi dei cacciatori, ma per una morte assurda e dolorosa. Una vicenda che mette in luce i limiti di una pratica controversa e che costringe tutti a interrogarsi sul senso e sulla sicurezza della caccia.

La comunità di Carrù e di Rocca de’ Baldi piange oggi uno dei suoi figli migliori, e con essa si unisce al dolore una parte dell’Italia che non può restare indifferente di fronte a una tragedia che, forse, poteva essere evitata.

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