Sciopero per Gaza a Milano: scontri, feriti e polemica politica nazionale

Sciopero per Gaza: Milano travolta da scontri, polemiche e reazioni politiche

La giornata di sciopero generale indetta in solidarietà con la popolazione di Gaza, che ha visto mobilitazioni in diverse città italiane, ha assunto a Milano toni drammatici. Quella che doveva essere una manifestazione di protesta e sostegno si è trasformata in un pomeriggio di scontri, cariche e tensioni diffuse, con conseguenze pesanti sul piano dell’ordine pubblico e immediate ripercussioni sul dibattito politico nazionale.

Dalla protesta alla guerriglia urbana

Il corteo principale, partito da piazzale Cadorna, si è diretto verso la Stazione Centrale, cuore nevralgico della mobilità cittadina e simbolo della città. Lì, secondo le ricostruzioni, un gruppo di manifestanti avrebbe tentato di forzare gli ingressi ferroviari, innescando una reazione a catena. La situazione è rapidamente degenerata: sassi, transenne e oggetti di ogni tipo sono stati scagliati contro le forze dell’ordine. Gli agenti hanno risposto con cariche, manganellate e l’uso di lacrimogeni, arrivando a operare persino all’interno dell’atrio della stazione.

Gli scontri non si sono limitati alla zona ferroviaria ma si sono estesi alle vie circostanti, in particolare lungo via Vittor Pisani e piazza Duca d’Aosta, paralizzando la circolazione e creando gravi disagi per i cittadini e i pendolari. Milano ha vissuto ore di caos, con la viabilità bloccata e i trasporti in tilt.

Arresti e feriti

Secondo quanto riportato dall’ANSA, almeno dieci manifestanti sono stati fermati. Le conseguenze per le forze dell’ordine sono state pesanti: circa sessanta agenti hanno riportato ferite o contusioni, con oltre venti di loro ricoverati in ospedale per accertamenti e cure. La città si è così ritrovata sotto shock, spettatrice di una violenza che ha lasciato il segno sia sul piano pratico che simbolico.

La protesta, pensata per lanciare un messaggio di vicinanza alla popolazione palestinese, si è quindi trasformata in un evento dominato da immagini di guerriglia urbana, alimentando inevitabilmente la polemica politica.

Le parole della premier Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta subito dopo gli scontri, condannando con fermezza quanto accaduto. Ha parlato di “scene indegne che non rappresentano l’Italia”, sottolineando come simili episodi non abbiano nulla a che vedere con la solidarietà internazionale.

Meloni ha ricordato che violenze e distruzioni non incidono minimamente sulla vita dei cittadini di Gaza, ma finiscono per colpire i cittadini italiani, costretti a subirne le conseguenze economiche e sociali. Ha inoltre espresso solidarietà alle forze dell’ordine, definite vittime di aggressioni ingiustificate e gratuite. Infine, ha auspicato una presa di posizione netta da parte degli organizzatori dello sciopero e da tutte le forze politiche, affinché la condanna sia unanime e senza ambiguità.

Tajani: “Atti inaccettabili e dannosi”

Anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha condannato duramente gli scontri. Attraverso un post pubblicato su X, ha definito “inaccettabili” gli attacchi alle forze dell’ordine, richiamando al senso di responsabilità chi organizza le manifestazioni.

Tajani ha ribadito che non è con la violenza, bloccando autostrade, porti o stazioni, che si può aiutare la popolazione civile palestinese. Al contrario, questi comportamenti arrecano gravi danni all’economia, allontanando turisti e creando un clima di insicurezza. Ha quindi richiamato l’articolo 40 della Costituzione, che sancisce il diritto di sciopero, sottolineando come tali eccessi nulla abbiano a che vedere con il principio democratico e costituzionale. Anche da parte sua è arrivata una piena solidarietà agli agenti coinvolti.

Salvini: “Pene severe per i violenti”

Il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini ha usato toni ancora più duri. In un commento pubblicato sempre su X, ha parlato di “immagini impressionanti”, sottolineando come quella di Milano non sia stata una giornata di sciopero ma di pura violenza. Ha denunciato l’assalto alle stazioni, gli attacchi alle forze dell’ordine e le aggressioni contro i lavoratori bloccati.

Salvini ha definito i responsabili “teppisti travestiti da pacifisti di sinistra” e ha invocato pene esemplari, affinché chi trasforma una protesta in guerriglia urbana non resti impunito. Anche lui ha espresso vicinanza agli agenti feriti, chiedendo maggiore tutela per chi lavora quotidianamente per garantire ordine e sicurezza.

Una ferita per la città e per la politica

La giornata di Milano resterà impressa come una ferita aperta sia per la città sia per il Paese. Gli episodi di violenza hanno oscurato il messaggio di solidarietà verso Gaza, distorcendo il significato originario della mobilitazione. Al tempo stesso, hanno inasprito lo scontro politico, riaccendendo il dibattito sulla gestione dell’ordine pubblico, sul ruolo delle manifestazioni e sui limiti tra diritto alla protesta e degenerazione violenta.

Quel che resta, a fine giornata, è un bilancio amaro: decine di feriti, arresti, danni materiali e una città paralizzata. Ma soprattutto un interrogativo più profondo: come conciliare il diritto a manifestare con la necessità di garantire la sicurezza e il rispetto delle regole? Milano ha offerto l’ennesima prova di quanto fragile sia l’equilibrio tra libertà di espressione e tutela della convivenza civile.

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