Negli ultimi giorni la scena internazionale è stata scossa da un annuncio storico: Canada, Regno Unito e Australia hanno ufficialmente riconosciuto lo Stato di Palestina. Una decisione senza precedenti che arriva in un momento delicatissimo, a poche ore dal voto previsto alle Nazioni Unite lunedì 22 settembre, e che si inserisce in un contesto diplomatico caratterizzato da profonde tensioni ma anche da una rinnovata volontà di imprimere un’accelerazione al processo di pace.
L’annuncio è stato coordinato dai rispettivi primi ministri e diffuso quasi in contemporanea, a testimonianza della volontà di muoversi in modo compatto e coerente, sotto la cornice di quello che loro stessi hanno definito un “sforzo internazionale coordinato”. La decisione, che ha sorpreso molti osservatori, ha immediatamente attirato l’attenzione dei media globali e delle cancellerie di mezzo mondo.

La posizione del Regno Unito
Il primo ad esprimersi pubblicamente è stato il premier britannico Keir Starmer, che attraverso un post su X (ex Twitter) ha ufficializzato la svolta di Londra: il Regno Unito riconosce lo Stato di Palestina. Secondo le parole del leader laburista, questa mossa mira a “ravvivare la speranza di pace tra palestinesi e israeliani e a rilanciare con forza la prospettiva di una soluzione a due Stati”. Una dichiarazione netta che segna un cambiamento significativo rispetto alle posizioni del passato e che dimostra la volontà del governo britannico di giocare un ruolo centrale nella ridefinizione degli equilibri mediorientali.
L’annuncio del Canada
Il primo ministro canadese Mark Carney ha scelto di comunicare la decisione attraverso un messaggio ufficiale rilanciato dalle agenzie di stampa internazionali. “Il Canada riconosce lo Stato di Palestina e offre la sua collaborazione per costruire la promessa di un futuro pacifico sia per lo Stato di Palestina che per lo Stato di Israele”, ha affermato Carney. Un passaggio chiave che mette in evidenza la volontà del governo canadese di porsi come interlocutore credibile, pronto a favorire un dialogo costruttivo fra le due parti.
Per Ottawa, questa scelta non rappresenta solo un atto simbolico, ma un impegno concreto verso la stabilità di una regione che da decenni vive conflitti e incomprensioni. La posizione del Canada si inserisce, inoltre, in una tradizione diplomatica che ha sempre cercato di mediare e promuovere soluzioni pacifiche nei contesti internazionali più complessi.
Il ruolo dell’Australia
A completare il trittico degli annunci è stato il primo ministro australiano Anthony Albanese, che pochi minuti dopo i colleghi ha confermato che anche l’Australia riconosce lo Stato di Palestina. Una scelta che rafforza ulteriormente il carattere globale di questa decisione, mostrando come non si tratti di un’iniziativa isolata, ma di un vero e proprio fronte comune.
L’intervento di Canberra, secondo gli analisti, rappresenta un segnale chiaro: la questione palestinese non può più essere relegata ai margini della politica internazionale, ma deve tornare al centro delle discussioni globali, con la consapevolezza che solo un approccio multilaterale può aprire spiragli concreti di pace.
L’appoggio europeo: Francia e Portogallo
Parallelamente agli annunci provenienti da Londra, Ottawa e Canberra, anche in Europa si sono registrate prese di posizione significative. Francia e Portogallo hanno infatti confermato la loro intenzione di votare a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina all’Onu. Un allineamento che rafforza l’idea di una crescente convergenza internazionale sul tema, capace di superare divisioni storiche e resistenze politiche.
L’appoggio di Parigi, in particolare, ha un peso rilevante. La Francia, da sempre attore di primo piano nello scenario diplomatico mediterraneo, con questa decisione si posiziona come ponte tra l’Europa e il Medio Oriente, riaffermando la propria volontà di sostenere una soluzione politica al conflitto.
La reazione di Israele
Di fronte a questa ondata di riconoscimenti, la reazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu non si è fatta attendere. Con parole dure, il leader israeliano ha dichiarato che “uno Stato palestinese metterebbe in pericolo l’esistenza di Israele”. Un’affermazione che riflette la linea storica del governo di Tel Aviv, contrario a qualunque iniziativa internazionale che possa rafforzare le rivendicazioni palestinesi sul piano istituzionale.
Netanyahu ha inoltre promesso di “combattere gli appelli alla creazione di uno Stato palestinese davanti all’Onu”, lasciando intendere che Israele non resterà passivo di fronte a queste mosse diplomatiche, ma si attiverà per contrastarle attraverso i canali internazionali.
Un nuovo capitolo della diplomazia internazionale?
La scelta di Canada, Regno Unito e Australia apre dunque un nuovo capitolo nella lunga e complessa vicenda del conflitto israelo-palestinese. Per la prima volta, tre potenze occidentali di grande rilievo si muovono in maniera coordinata per dare riconoscimento formale a uno Stato palestinese, creando un precedente che potrebbe spingere altri Paesi a seguire la stessa strada.
La domanda che rimane aperta è se questi riconoscimenti saranno in grado di tradursi in progressi concreti sul campo o se rimarranno gesti simbolici destinati a scontrarsi con le resistenze politiche e militari della regione. Ciò che è certo, però, è che la comunità internazionale ha inviato un segnale forte: il tempo di ignorare la questione palestinese è finito, ed è necessario lavorare per una pace che garantisca sicurezza, dignità e prospettive a entrambi i popoli.