Ursula von der Leyen sotto assedio: doppia mozione di sfiducia scuote il Parlamento europeo

Ursula von der Leyen di fronte a una doppia mozione di sfiducia: un momento storico per il Parlamento europeo

Per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen si trova al centro di una crisi politica senza precedenti. In pochi giorni sono state presentate ben due mozioni di sfiducia contro la presidente della Commissione europea e l’intero Collegio dei Commissari, segnando un passaggio istituzionale che potrebbe lasciare un segno profondo nella politica dell’Unione.

La prima mozione è stata avanzata dal gruppo di estrema destra Patrioti per l’Europa, guidato da Jordan Bardella, che è riuscito a raccogliere 85 firme, superando così la soglia minima necessaria per il deposito. Solo ventiquattr’ore più tardi, è arrivata la seconda iniziativa, questa volta da parte del gruppo di sinistra The Left, anch’esso con un numero sufficiente di adesioni.

Entrambe le mozioni hanno lo stesso obiettivo: chiedere le dimissioni di Ursula von der Leyen e della sua squadra di commissari, accusati di aver tradito il mandato politico conferito loro dai cittadini e dalle istituzioni europee.

Un evento senza precedenti a Strasburgo

Il dibattito e il voto sulle due mozioni sono previsti per la sessione plenaria di ottobre a Strasburgo. È un fatto inedito che il Parlamento si trovi a dover discutere nello stesso momento due proposte di sfiducia nei confronti della Commissione. Ciò costringerà l’aula ad affrontare un confronto politico serrato, che metterà in luce le profonde divisioni tra le forze parlamentari.

Nonostante l’obiettivo comune di rovesciare la presidente, le due mozioni si differenziano nelle motivazioni. I Patrioti per l’Europa puntano il dito soprattutto sulla gestione delle politiche economiche, commerciali e migratorie. Il documento critica con forza l’accordo di libero scambio con il Mercosur e il recente quadro commerciale con gli Stati Uniti, giudicati passi falsi che dimostrerebbero la sudditanza della Commissione verso Washington. Secondo Bardella e la vicepresidente Kinga Gál, queste scelte avrebbero penalizzato le imprese e l’agricoltura europea, minandone la competitività globale.

Le critiche della sinistra

La seconda mozione, promossa dal gruppo di sinistra The Left, pur partendo da presupposti diversi, giunge a una conclusione simile: la Commissione avrebbe perso ogni legittimità politica. La sinistra denuncia in particolare un atteggiamento autoritario da parte di Ursula von der Leyen e dei suoi commissari, accusandoli di aver ignorato gravi questioni umanitarie.

Il riferimento principale è alla crisi di Gaza, dove – secondo i promotori della mozione – sarebbero morte oltre 60 mila persone. Manon Aubry, co-presidente del gruppo, ha chiesto misure drastiche come la sospensione dell’accordo di associazione con Israele e l’imposizione di sanzioni. Per la sinistra, dunque, la responsabilità della Commissione non riguarda solo la politica commerciale, ma tocca temi fondamentali di diritti umani e giustizia sociale.

Un obiettivo difficile da raggiungere

Se da un lato le due mozioni condividono la richiesta di dimissioni, dall’altro va sottolineato che la strada per raggiungere questo obiettivo è estremamente ardua. Per sfiduciare la Commissione, infatti, occorre una maggioranza qualificata dei due terzi dei voti espressi in aula. Né l’estrema destra né la sinistra dispongono da sole di numeri sufficienti a raggiungere questa soglia.

In teoria, solo un’inedita alleanza tra forze così contrapposte potrebbe rendere possibile la caduta della presidente, ma un simile scenario appare al momento poco realistico. La spaccatura politica è infatti troppo profonda, e le motivazioni delle due mozioni troppo distanti, per immaginare una convergenza effettiva.

Le prospettive future

Resta il fatto che Ursula von der Leyen e la sua Commissione escono già indebolite da questa doppia iniziativa. Anche se il voto di ottobre non dovesse portare a un cambio di leadership, il segnale politico è chiaro: la fiducia nei confronti dell’attuale esecutivo europeo si sta sgretolando.

La questione di Gaza, inoltre, rappresenta un nodo cruciale che continuerà a dividere le forze parlamentari e a mettere la Commissione sotto pressione. Le critiche sull’autoritarismo, unite alle contestazioni sulla gestione economica e commerciale, contribuiscono a creare un quadro di forte tensione politica.

Dal punto di vista procedurale, sarà ora necessario verificare la validità delle firme raccolte e fissare con precisione il calendario del dibattito in plenaria. Tutto lascia pensare che le prime discussioni avverranno all’inizio di ottobre, dando il via a un mese di grande incertezza istituzionale.

Una leadership in bilico

In conclusione, Ursula von der Leyen si trova a vivere il momento più delicato della sua presidenza. Le probabilità che le mozioni portino effettivamente alle dimissioni restano ridotte, ma l’immagine politica della presidente è già stata intaccata. Questo episodio segna un capitolo difficile non solo per la sua leadership personale, ma anche per la credibilità del progetto europeo.

Il fatto che due gruppi ideologicamente opposti abbiano presentato mozioni di sfiducia a poche ore di distanza mostra quanto ampio e trasversale sia ormai il malcontento verso l’attuale Commissione. Indipendentemente dall’esito del voto, l’autunno a Bruxelles e Strasburgo si preannuncia carico di tensioni, con possibili ripercussioni sul futuro equilibrio politico dell’Unione Europea.

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