Omicidio di Sharon Verzeni: La sconvolgente confessione di Moussa Sangare e gli ultimi istanti di vita della vittima

Moussa Sangare, il giovane arrestato per l’omicidio di Sharon Verzeni, ha fornito una dettagliata ricostruzione degli eventi che hanno portato alla tragica morte della donna. Insieme al GIP (Giudice per le indagini preliminari) e al PM (Pubblico Ministero), Sangare ha raccontato nel corso degli interrogatori tutte le circostanze di quella fatidica notte, rivelando anche le ultime parole pronunciate dalla vittima.

La tragica notte tra il 29 e il 30 luglio, a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, Sharon Verzeni è stata brutalmente aggredita e uccisa. Gli inquirenti hanno impiegato diversi giorni per ricostruire gli eventi di quella sera, analizzando testimonianze, riprese delle telecamere di sorveglianza pubbliche e private e ogni altro elemento disponibile. Alla fine, i Carabinieri di Bergamo hanno identificato e arrestato Moussa Sangare, un giovane di 30 anni, nella notte tra giovedì 20 e venerdì 30 agosto. Sangare ha ammesso il delitto, confessando di essere l’autore dell’omicidio.

Ciò che colpisce maggiormente in questa tragica vicenda è l’assenza di un movente chiaro. Durante i vari interrogatori, non è emersa una motivazione precisa per l’aggressione. Sangare ha spiegato di aver aggredito Sharon Verzeni senza un motivo ben definito. Tuttavia, insieme al GIP Raffaella Mascarino e al PM Emanuele Marchisio, ha ricostruito nel dettaglio tutti gli avvenimenti che hanno preceduto e seguito l’omicidio. Sangare non era sconosciuto alle forze dell’ordine, avendo già avuto problemi in passato per episodi di violenza domestica nei confronti della madre e della sorella.

La notte del 29 luglio, Moussa Sangare è uscito dalla casa che occupava a Susio, portando con sé un coltello da cucina. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori e dallo stesso Sangare, il giovane ha attraversato Terno d’Isola in bicicletta, incontrando sette persone, tutti uomini, lungo il percorso. L’incontro con Sharon Verzeni, la prima donna che ha incontrato quella notte, è avvenuto intorno alle 00:50. Sangare ha raccontato che, già prima dell’incontro, aveva deciso che avrebbe accoltellato qualcuno.

“Sapevo che volevo accoltellarla”, ha dichiarato Sangare durante l’interrogatorio. “Prima le ho chiesto scusa per quello che stava per accadere, poi l’ho colpita al petto e alla schiena, dopo averla rincorsa. Se mi avesse spinto via, probabilmente me ne sarei andato”. Le ultime parole di Sharon Verzeni, secondo la testimonianza di Sangare, sono state piene di terrore e rabbia: “Codardo, perché? Sei un bastardo”, avrebbe urlato la donna mentre cercava di difendersi.

Dopo aver accoltellato Sharon, Sangare è tornato a casa, sopraffatto da una strana confusione emotiva. Non ha avuto dubbi sul gesto compiuto, ma si è interrogato sulle sue emozioni in quel momento. “Mi sono chiesto perché non stessi piangendo”, ha confessato Sangare agli inquirenti. “Mi veniva da piangere, ma allo stesso tempo mi sentivo libero”.

Questa confessione scioccante ha svelato un lato oscuro e inquietante della mente di Moussa Sangare, lasciando la comunità in stato di shock e dolore. Gli ultimi istanti di vita di Sharon Verzeni e le sue parole finali sono rimaste impresse nella mente di chi ha seguito questa tragica vicenda. Il caso continua a sollevare domande, specialmente sull’assenza di un movente chiaro e sul perché una vita sia stata spezzata in modo così violento e insensato.

Related Posts