“Calcio giovanile sotto shock: portiere 13enne aggredito a Collegno, squalifiche e riflessioni sul fair play”

Il calcio giovanile viene spesso raccontato come una palestra di vita, un luogo in cui i ragazzi imparano il valore della disciplina, del rispetto e del gioco di squadra. Eppure, non di rado, questi stessi campi diventano teatro di episodi che tradiscono tali principi, lasciando spazio a gesti di violenza e comportamenti che nulla hanno a che vedere con lo spirito sportivo. È quanto accaduto recentemente a Collegno, durante una partita Under 14 tra Volpiano Pianese e Carmagnola Queencar, dove una vicenda scioccante ha trasformato una normale giornata di sport in un caso di cronaca nazionale.

Un’aggressione che sconvolge tutti

Al termine della gara, il portiere del Volpiano, Thomas Sarritzu, appena tredicenne, è stato vittima di un’aggressione da parte del padre di un calciatore avversario. Non un diverbio verbale, ma un vero e proprio episodio di violenza fisica che ha avuto gravi conseguenze. Nel parapiglia generale, Thomas ha riportato la frattura del malleolo, mentre un giocatore del Carmagnola è rimasto anch’egli ferito con la frattura dell’anca.

La scena, ripresa dagli spettatori sugli spalti con i telefoni cellulari e diffusa rapidamente sui social, ha destato indignazione e preoccupazione in tutta Italia. L’allenatore del Volpiano, Andrea Mirasola, ha raccontato lo shock vissuto da squadra e staff tecnico, sottolineando come in quei momenti la priorità fosse soltanto proteggere la salute e la sicurezza dei ragazzi.

Le decisioni del giudice sportivo

La Lega Nazionale Dilettanti, attraverso il giudice sportivo Roberta Lapa, è intervenuta con provvedimenti severi. Thomas Sarritzu e Cristian Barbero, giocatore del Carmagnola, sono stati entrambi squalificati per un anno. Le motivazioni: Thomas avrebbe colpito un avversario a terra con pugni e schiaffi, mentre Barbero avrebbe partecipato alla rissa colpendo un rivale alla nuca.

A nulla è valso il fatto che Thomas fosse stato aggredito per primo: le regole sportive puniscono ogni forma di violenza, indipendentemente dalle circostanze. Anche il padre di Thomas, dirigente del Volpiano, non è stato risparmiato: per lui sei mesi di sospensione, con l’accusa di aver reagito con troppa foga invece di placare gli animi.

Le società coinvolte hanno ricevuto sanzioni economiche: 200 euro alla Polisportiva Paradiso Collegno per carenze nella vigilanza e 150 euro a ciascuna delle due squadre per responsabilità oggettiva dei propri tesserati.

Esclusione dal torneo e messaggio educativo

Le conseguenze non si sono limitate alle squalifiche individuali. Il comitato organizzatore del torneo SuperOscar Under 14 ha deciso di escludere sia il Volpiano Pianese sia il Carmagnola Queencar dalla competizione. Una scelta drastica, ma motivata dal desiderio di difendere i valori di correttezza e fair play che dovrebbero essere il cuore del calcio giovanile.

Non solo: gli organizzatori hanno annunciato che una parte del ricavato del torneo sarà destinata a eventi formativi contro la violenza nello sport. Iniziative che coinvolgeranno istituzioni e autorità locali, con l’obiettivo di sensibilizzare giovani, genitori e allenatori sull’importanza del rispetto reciproco, dentro e fuori dal campo.

Il ruolo dei genitori: una riflessione necessaria

Un punto che ha colpito molto l’opinione pubblica riguarda il comportamento del padre del giocatore del Carmagnola, colui che avrebbe materialmente aggredito Thomas scavalcando la recinzione. Secondo l’avvocato difensore Beatrice Rinaudo, quell’atto non sarebbe stato la causa della frattura del malleolo del ragazzo, ma soltanto un momento isolato di contatto. Tuttavia, la sola immagine di un adulto che entra in campo per colpire un minorenne ha suscitato enorme indignazione, sollevando un interrogativo che va oltre il singolo episodio: quale esempio offrono certi genitori ai loro figli?

Nel calcio giovanile, dove l’aspetto educativo dovrebbe avere la precedenza sul risultato sportivo, la presenza di genitori incapaci di controllare le proprie emozioni rischia di annullare il lavoro degli allenatori e il valore stesso dell’esperienza sportiva. L’aggressione di Collegno diventa così un campanello d’allarme: serve un cambiamento culturale che riporti i valori al centro e che ricordi a tutti che lo sport, soprattutto a quell’età, deve essere prima di tutto divertimento, crescita e rispetto.

Conclusione

L’episodio di Collegno non è solo un fatto di cronaca, ma un monito per l’intero mondo dello sport giovanile italiano. Le immagini della rissa resteranno impresse nella memoria collettiva come simbolo di ciò che non dovrebbe mai accadere su un campo da calcio. Le sanzioni, le esclusioni e i programmi educativi che ne seguiranno rappresentano un tentativo di trasformare un evento negativo in un’occasione di riflessione e di crescita.

Il calcio giovanile ha bisogno di essere protetto e valorizzato, affinché resti quello spazio unico dove ragazzi e ragazze imparano a vincere e a perdere, ma soprattutto a rispettare sé stessi, gli avversari e le regole. Perché senza rispetto non c’è sport.

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