Vertice di Parigi sull’Ucraina: Macron annuncia l’impegno di 26 Paesi, Italia e Polonia frenano sull’invio di truppe

La guerra in Ucraina ha ormai superato i mille giorni di combattimenti, aprendo una fase nuova e ancora più complessa del conflitto. In questo scenario di incertezza, i leader europei si sono incontrati a Parigi per un vertice cruciale, volto a definire le strategie di sostegno a Kiev e a immaginare le prospettive di sicurezza in un futuro dopoguerra. L’iniziativa, ribattezzata “Vertice dei Volenterosi”, ha cercato di trovare un equilibrio tra impegni militari, sforzi diplomatici e l’esigenza, tutt’altro che scontata, di mantenere l’unità fra gli alleati occidentali.

Pressioni internazionali e urgenze sul campo

Il summit non ha avuto soltanto protagonisti europei. Da remoto è intervenuto anche l’ex presidente americano Donald Trump, che ha sollecitato i Paesi europei a ridurre l’acquisto di petrolio russo. Una scelta che, a suo giudizio, permetterebbe di limitare le risorse economiche che Mosca continua a destinare allo sforzo bellico. Sul terreno, intanto, la guerra non smette di produrre lutti e distruzioni. Nella regione di Donetsk, i bombardamenti russi hanno colpito ospedali e aree civili, confermando la persistenza di una crisi umanitaria che appare lontana da una soluzione.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, collegato con i leader, ha ribadito con forza la necessità di un sostegno militare più incisivo da parte dei partner occidentali. Secondo lui, solo un rafforzamento concreto della difesa ucraina potrà costituire la base per eventuali garanzie di sicurezza durature. Zelensky ha anche commentato voci di un presunto invito da parte di Vladimir Putin a un incontro a Mosca, precisando che non vi è ancora alcuna reale volontà russa di arrivare alla pace. “La Russia ha cominciato a parlare di un incontro, ed è già un passo. Ma al momento non vediamo segnali di una reale intenzione di porre fine alla guerra”, ha dichiarato.

L’annuncio di Macron: 26 Paesi pronti a contribuire

Il momento più atteso del vertice è stato l’intervento del presidente francese Emmanuel Macron. Davanti ai leader riuniti, ha annunciato che ben 26 Paesi europei hanno manifestato la disponibilità a fornire un sostegno militare all’Ucraina. Non si tratta di un impegno diretto al combattimento, bensì di un dispiegamento di truppe e risorse con funzioni di “riassicurazione” in vista di un possibile cessate il fuoco. Ogni Paese parteciperà con modalità differenti: c’è chi offrirà basi logistiche, chi metterà a disposizione soldati per compiti di sorveglianza e chi contribuirà con sistemi di supporto operativo.

Macron ha specificato che gli Stati Uniti garantiranno il loro appoggio, con decisioni che saranno formalizzate nei prossimi giorni. “Ognuno ha le sue modalità di contributo: alcuni con truppe sul territorio, altri con basi Nato. Non posso entrare nei dettagli, ma il principio è chiaro: tutti i Paesi coinvolti sono parte integrante delle garanzie di sicurezza”, ha affermato il presidente francese.

Le posizioni caute di Italia, Polonia e Germania

Non tutti gli alleati hanno però adottato la stessa linea. Italia e Polonia hanno espresso una posizione più prudente, escludendo l’invio di soldati in territorio ucraino. Roma e Varsavia preferiscono concentrare gli sforzi su attività di monitoraggio e programmi di formazione al di fuori dei confini di Kiev. La Germania, invece, si riserva di valutare un’eventuale partecipazione solo dopo aver definito con precisione i termini operativi di un eventuale dispiegamento.

La premier Giorgia Meloni ha sottolineato come l’Italia intenda proporre un meccanismo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington, la stessa norma che fonda la difesa collettiva della Nato. Pur ribadendo l’indisponibilità a inviare truppe in Ucraina, Meloni ha confermato la disponibilità a sostenere un eventuale cessate il fuoco con strumenti di osservazione e con iniziative di formazione svolte al di fuori del Paese aggredito.

Continuità negli aiuti militari e garanzie future

Un altro punto cardine del vertice è stata la necessità di assicurare continuità nella produzione e fornitura di armi a lungo raggio all’Ucraina. Gli alleati hanno concordato che Kiev non deve essere privata degli strumenti essenziali per difendersi, poiché concedere a Mosca un vantaggio sul terreno equivarrebbe a legittimare l’uso della forza come mezzo per modificare i confini. È stato inoltre respinto in maniera unanime qualsiasi ipotetico piano di ritiro forzato delle truppe ucraine dalle loro posizioni attuali, considerato sia iniquo che impraticabile.

In definitiva, il Vertice dei Volenterosi ha ribadito che la costruzione di una pace duratura passa attraverso un impegno collettivo: garantire sostegno all’Ucraina senza lasciarla isolata, mantenere l’unità tra gli alleati e al tempo stesso aprire spiragli di dialogo che possano condurre, un giorno, a una soluzione politica. La sfida, tuttavia, resta enorme. Kiev chiede sicurezza e garanzie concrete, mentre l’Europa deve muoversi su un terreno scivoloso, dove la pressione diplomatica, le esigenze strategiche e le opinioni pubbliche interne rischiano continuamente di entrare in conflitto.

Per ora, l’unica certezza è che la guerra in Ucraina, giunta oltre il millesimo giorno, continua a essere al centro delle agende internazionali, senza una fine chiara all’orizzonte.

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