Olbia, uomo muore dopo colpo di taser: indagati due carabinieri e infuria la polemica

Dramma a Olbia: un uomo muore dopo essere stato colpito dal taser, aperta un’indagine e divampano le polemiche

La città di Olbia è stata scossa da una vicenda tragica che ha sollevato forti interrogativi sul ricorso al taser da parte delle forze dell’ordine. Sabato sera, nel quartiere di Santa Mariedda, i carabinieri sono intervenuti a seguito di segnalazioni di aggressioni da parte di un uomo che si trovava in evidente stato di alterazione. Durante l’operazione, l’individuo è stato fermato con l’utilizzo del taser, ma poco dopo ha accusato un malore fatale. Nonostante l’arrivo dei soccorsi e il trasferimento in ambulanza verso l’ospedale, per lui non c’è stato nulla da fare: è morto per arresto cardiaco.

La vittima è stata identificata come Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei e residente tra Sassari e Olbia. L’uomo non era sconosciuto alle autorità: aveva precedenti per spaccio e nel 2020 era stato arrestato, successivamente affidato in prova ai servizi sociali. Secondo le prime ricostruzioni, quella sera si trovava in uno stato di forte alterazione, probabilmente dovuto all’assunzione di alcol o sostanze stupefacenti, circostanza che ha reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine.

L’inchiesta e gli indagati

La Procura ha aperto immediatamente un fascicolo per fare chiarezza sull’accaduto. Due carabinieri che hanno preso parte all’operazione sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Un atto dovuto, come spiegano gli inquirenti, per consentire lo svolgimento delle indagini con la massima trasparenza. Ora spetterà agli investigatori stabilire se la morte di Demartis sia stata causata dall’uso del taser o da condizioni pregresse legate ai suoi problemi cardiaci.

Il corpo è stato posto sotto sequestro e verrà eseguita l’autopsia per accertare le cause precise del decesso. La comunità locale, intanto, è turbata e pretende chiarezza su una vicenda che rischia di lasciare strascichi profondi, non solo a livello giudiziario ma anche sociale e politico.

Il dibattito sull’uso del taser

Il dramma di Olbia ha riacceso le polemiche sull’introduzione del taser nelle dotazioni delle forze dell’ordine, avvenuta nel 2022. Lo strumento, presentato come alternativa intermedia tra la persuasione verbale e l’uso delle armi da fuoco, continua a dividere l’opinione pubblica.

La Garante sarda dei detenuti, Irene Testa, ha espresso durissime critiche attraverso i suoi canali social:
“Ancora una morte con il taser. Non è la prima volta: pochi mesi fa è toccato a un giovane di 30 anni. Le scariche elettriche vengono usate per contenere situazioni di disagio, ma provocano effetti fisici e psichici devastanti, fino a causare la morte. Possiamo davvero accettare che uno strumento del genere, una sorta di tortura legalizzata, venga utilizzato su persone che spesso hanno già fragilità psichiatriche? Le statistiche parlano chiaro: alto rischio di arresto cardiaco, convulsioni, perdita di controllo muscolare, dolori atroci. Il taser andrebbe vietato.”

Parole che hanno subito innescato un acceso dibattito politico. Il parlamentare della Lega Dario Giagoni e il vicepremier Matteo Salvini hanno difeso l’operato dei carabinieri, sottolineando come le forze dell’ordine si trovino quotidianamente a dover fronteggiare situazioni ad alto rischio per la collettività.

Anche il sindacato indipendente dei carabinieri è intervenuto, ribadendo che i militari coinvolti hanno agito seguendo le procedure operative standard di fronte a un soggetto in evidente stato di pericolosità.

Le reazioni politiche

Il deputato di Fratelli d’Italia, Salvatore Deidda, ha criticato apertamente Irene Testa, mettendo in dubbio la legittimità del suo intervento pubblico su una vicenda ancora oggetto di indagini. Secondo Deidda, chi ricopre un incarico istituzionale dovrebbe mantenere un atteggiamento più misurato, evitando prese di posizione che rischiano di influenzare l’opinione pubblica prima che la magistratura faccia chiarezza.

Al di là delle posizioni contrapposte, il caso ha riportato in primo piano la questione della sicurezza degli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine e della loro compatibilità con la tutela dei diritti fondamentali.

Una comunità in cerca di risposte

La morte di Gianpaolo Demartis ha lasciato sgomenti i residenti di Olbia, che ora chiedono risposte chiare. Da un lato, la necessità di garantire sicurezza pubblica di fronte a comportamenti pericolosi; dall’altro, il timore che l’uso di dispositivi come il taser possa trasformarsi in una condanna a morte per chi già soffre di patologie pregresse o si trova in condizioni di fragilità.

La magistratura è chiamata a fare luce su ogni dettaglio dell’accaduto. Intanto, resta aperta una riflessione più ampia: fino a che punto è giustificabile l’utilizzo del taser e quali garanzie devono essere introdotte per evitare che strumenti nati per contenere situazioni critiche si trasformino in strumenti letali?

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