A soli vent’anni, fresco di laurea, Gilberto Contadin ha deciso di raccontare pubblicamente la sua disavventura lavorativa estiva, scegliendo come canale TikTok. Il video, girato dalla stazione di Rimini, è diventato virale in poche ore, raccogliendo oltre 1,4 milioni di visualizzazioni e suscitando un acceso dibattito tra sostenitori e critici.
Gilberto aveva accettato un impiego stagionale come animatore turistico, attratto dalla possibilità di fare esperienza e guadagnare qualcosa durante l’estate. Ma la realtà che si è trovato davanti, secondo il suo racconto, è stata ben diversa dalle aspettative. Nel filmato denuncia, il giovane afferma di essere stato “sottopagato, sfruttato” e di aver vissuto in condizioni igieniche discutibili: “Mi avevano promesso 1.300 euro al mese, ma tra vitto e alloggio mi sono ritrovato con appena 650 euro in tasca. L’alloggio era in pessime condizioni, con muffa agli angoli della stanza. Non ho intenzione di restare in un posto del genere.”
A corredo delle sue parole, Gilberto ha mostrato alcune fotografie dell’alloggio che, a suo dire, documentano lo stato di degrado: muri anneriti dalla muffa e spazi angusti. La scelta di abbandonare il posto di lavoro è stata immediata: dopo appena un’ora dall’arrivo, ha deciso di prendere un treno e di pubblicare il suo sfogo sui social.
La reazione del pubblico è stata divisiva. Molti utenti lo hanno sostenuto, sottolineando che certe condizioni di lavoro sono inaccettabili. Altri, invece, lo hanno accusato di mancanza di spirito di adattamento e di essere “troppo viziato” per affrontare le difficoltà di un lavoro stagionale.
Non è mancata, però, la risposta del datore di lavoro, Antonio Cafarelli, fondatore di “PeterPan”, agenzia di servizi per l’animazione turistica appartenente a Servipan Italia. Intervistato dal Corriere della Sera, Cafarelli ha definito il racconto di Gilberto “inesatto” e si è detto dispiaciuto per l’accaduto: “Avremmo preferito che ci contattasse direttamente invece di pubblicare subito il video. Quando c’è un problema, siamo pronti a intervenire per risolverlo.”
Secondo la versione del datore di lavoro, il giovane era arrivato da poco ed era stato momentaneamente sistemato nella camera della capo animatrice, in attesa che la sua stanza fosse pronta. “Poteva tranquillamente farsi una doccia e attendere il completamento della preparazione. Invece ha fotografato la stanza della collega, che non sarebbe stata la sua, e un bagno comune, non quello privato a lui destinato. Poi se n’è andato senza avvisare.”
Sulla questione economica, Cafarelli ha ribadito che l’azienda applica il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il settore, sottoscritto da cinque imprese, che per un primo anno senza esperienza prevede una retribuzione di 1.307 euro lordi al mese per un massimo di 45 ore settimanali e un giorno di riposo. È prevista, inoltre, la detrazione del cosiddetto “comfort pack” – vitto e alloggio – che riduce l’importo netto.
L’imprenditore ha infine chiarito che non intende intraprendere azioni legali contro Gilberto, pur ritenendo scorretto il modo in cui la vicenda è stata raccontata.
Questo episodio riaccende i riflettori sul tema, ormai ciclico, delle condizioni di lavoro stagionale in Italia, specialmente nel settore turistico-ricettivo. Ogni estate emergono segnalazioni di contratti poco chiari, salari bassi e alloggi non idonei. Allo stesso tempo, molti imprenditori lamentano difficoltà nel trovare personale disposto ad affrontare orari intensi e un forte carico di lavoro, soprattutto tra i più giovani.
La storia di Gilberto, quindi, si inserisce in un dibattito più ampio: da una parte c’è l’esigenza di garantire standard minimi di dignità e sicurezza per i lavoratori stagionali; dall’altra, il bisogno delle aziende di avere personale affidabile e motivato, disposto ad adattarsi alla natura temporanea e impegnativa del lavoro.
Il video del giovane ha sicuramente raggiunto l’obiettivo di attirare l’attenzione pubblica. Ma resta il dubbio se un dialogo diretto tra le parti, invece della denuncia social, avrebbe potuto evitare l’escalation e trovare una soluzione più costruttiva. Nel frattempo, la vicenda continua a far discutere, dividendo l’opinione pubblica tra chi difende il diritto di rifiutare condizioni ritenute indegne e chi, invece, invita i giovani a “farsi le ossa” accettando anche sacrifici temporanei.