“Sindaco peruviano arrestato per tentato femminicidio: picchia la moglie davanti alla figlia”

Un nuovo, inquietante caso di violenza domestica scuote il Perù e, con esso, l’opinione pubblica nazionale e le istituzioni. Protagonista della vicenda è un rappresentante politico di rilievo: il sindaco di Medio Mundo, Diego Cadillo Crisóstomo, meglio conosciuto come “Diego Flex”, è stato arrestato con l’accusa di aver brutalmente aggredito la moglie davanti alla figlia minorenne. L’episodio, documentato da un video ripreso da una telecamera installata nell’abitazione della vittima, ha generato un’ondata di sdegno e richieste di giustizia da parte della popolazione e delle autorità.

Il filmato, della durata di soli dodici secondi ma dall’impatto emotivo devastante, mostra chiaramente l’uomo colpire la moglie con calci e pugni, incurante della presenza della loro figlia, rimasta paralizzata dal terrore. L’aggressione si è verificata nella notte tra il 4 e il 5 agosto all’interno dell’appartamento della donna, dove le telecamere di sicurezza hanno registrato ogni istante. Subito dopo l’attacco, Cadillo avrebbe cercato di fuggire a bordo di un furgone, accompagnato da due persone, ma è stato prontamente individuato e arrestato dalla Polizia Nazionale peruviana.

L’intervento delle autorità è stato rapido, ma ciò che ha realmente fatto esplodere il caso a livello nazionale è stata la diffusione del video sui social media. Le immagini, diventate virali in poche ore, hanno alimentato l’indignazione collettiva e messo sotto pressione le istituzioni affinché agissero con decisione. Di fronte all’evidenza, le accuse nei confronti del sindaco sono state riclassificate: inizialmente imputato per lesioni personali, ora Cadillo deve rispondere dell’accusa molto più grave di tentato femminicidio, un reato punito severamente secondo il codice penale peruviano.

La ministra per le Donne e le Popolazioni Vulnerabili, Fanny Montellanos, ha preso una posizione netta e pubblica. Dopo essersi recata personalmente a Huacho per incontrare la vittima, ha rilasciato dichiarazioni dure contro il comportamento del sindaco, definendolo inaccettabile e incompatibile con il ruolo istituzionale da lui ricoperto. La ministra ha inoltre assicurato che il governo seguirà da vicino ogni fase del procedimento giudiziario, garantendo pieno supporto alla vittima e protezione per la bambina che ha assistito all’aggressione.

“Non possiamo permettere che episodi di tale gravità passino sotto silenzio o vengano minimizzati solo perché coinvolgono figure pubbliche – ha dichiarato Montellanos –. Ogni forma di violenza contro le donne deve essere denunciata, perseguita e punita con fermezza.”

Ciò che rende ancor più inquietante il caso è il fatto che non si tratterebbe del primo episodio violento attribuito a Cadillo. Secondo quanto emerso da fonti giudiziarie, nel 2024 il sindaco sarebbe già stato denunciato per violenza psicologica dall’ex compagna, madre di uno dei suoi figli. Tuttavia, quella denuncia non ebbe all’epoca alcun seguito penale concreto, lasciando spazio a una preoccupante impunità.

Questa volta però, complice la visibilità mediatica e la mobilitazione dell’opinione pubblica, la vicenda ha assunto proporzioni molto più ampie. Numerosi esponenti politici, attivisti per i diritti umani e rappresentanti di organizzazioni femminili hanno chiesto la sospensione immediata del sindaco dalle sue funzioni, in attesa dell’esito del processo.

Il caso di Diego Cadillo Crisóstomo rappresenta purtroppo l’ennesima testimonianza di quanto la violenza domestica continui ad essere una piaga profonda e radicata anche tra i vertici della società. Il fatto che a compiere un gesto tanto vile sia stato un uomo con una carica pubblica, teoricamente investito del compito di rappresentare e proteggere i cittadini, rende il tutto ancora più grave e inaccettabile.

Nel frattempo, la moglie e la figlia dell’aggressore sono state affidate ai servizi sociali e si trovano ora sotto protezione. Si lavora per garantire loro il necessario supporto psicologico e legale per affrontare il trauma e avviare un percorso di recupero.

Il messaggio che proviene da questa vicenda è chiaro: la violenza, soprattutto quella esercitata tra le mura domestiche e aggravata dalla presenza di minori, non può e non deve essere tollerata, qualunque sia il ruolo sociale di chi la perpetra. La giustizia deve fare il suo corso, ma è altrettanto fondamentale che la società tutta alzi la voce contro ogni forma di abuso, rompendo il silenzio e sostenendo le vittime.

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