👉 Roberta Bruzzone contro Temptation Island: “Serve una patente per fare i genitori” – Il post che divide l’Italia

Temptation Island torna a far parlare di sé, ma questa volta non per tradimenti inaspettati, falò infuocati o lacrime davanti alle telecamere. A infiammare il dibattito non è stato un concorrente, ma un’opinionista ben nota al grande pubblico: la criminologa Roberta Bruzzone. Con il suo stile diretto e senza peli sulla lingua, ha pubblicato un commento pungente e provocatorio sul programma, attirando consensi, critiche e una marea di reazioni sui social.

L’edizione attuale del reality show, trasmesso su Canale 5 e ideato da Maria De Filippi, ha registrato ascolti da record, raggiungendo oltre 4,5 milioni di spettatori per puntata e uno share impressionante del 32%. Un successo travolgente che ha fatto di Temptation Island uno degli appuntamenti televisivi più seguiti e discussi dell’estate, non solo tra i fan più affezionati ma anche da analisti televisivi, giornalisti e opinionisti.

Tra le tante voci che si sono espresse sull’argomento, spicca quella di Roberta Bruzzone, che ha condiviso sui suoi profili social un’analisi ironica e feroce dell’intero format. Nel suo lungo post su Instagram, la criminologa ha attaccato duramente il programma, sottolineando come le dinamiche mostrate rappresentino, a suo dire, una fotografia impietosa della società contemporanea. Secondo lei, Temptation Island non sarebbe solo un innocuo passatempo televisivo, ma un allarme sociale travestito da intrattenimento.

Bruzzone ha ironizzato sull’assenza di una “patente genitoriale obbligatoria”, sostenendo che molti dei protagonisti del reality non sarebbero adatti a diventare genitori, e che il modo in cui si comportano davanti alle telecamere dovrebbe far riflettere. “Se questi soggetti hanno il diritto legale di riprodursi, allora siamo davvero a un passo dall’estinzione per cause imbarazzanti”, ha scritto, con la consueta verve tagliente.

Non si è limitata a criticare i partecipanti, ma ha anche evidenziato come molti confondano una relazione sentimentale con uno spettacolo emotivo continuo. “Individui che rispondono alla domanda ‘Cos’è per te il rispetto?’ con frasi sconnesse, e potenziali genitori con la profondità emotiva di una pozzanghera. Questo non è solo trash: è un campanello d’allarme evolutivo”, ha dichiarato.

A suo dire, il programma dovrebbe essere mostrato nelle scuole come esempio di come la selezione naturale sembri essersi inceppata. Ha suggerito, provocatoriamente, di introdurre un esame psicoattitudinale per diventare genitori, comprendente domande trabocchetto e test pratici su come resistere a tentazioni televisive mantenendo dignità e rispetto per sé stessi e per i propri affetti.

Ma il punto più critico della sua riflessione arriva alla fine del post: “La vera tragedia non è il tradimento in piscina con la bionda o con il palestrato di turno, ma far crescere una nuova generazione educata da chi crede che l’amore si misuri in quanti like riceve il tuo pianto in favore di telecamera”.

Le sue parole hanno trovato riscontro in tantissimi utenti, che nei commenti hanno espresso pieno sostegno alla sua posizione. Commenti come “Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno” oppure “Per questo la seguo: è sempre precisa e tagliente” testimoniano quanto il suo punto di vista abbia fatto centro.

Tra i sostenitori spicca anche il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, che sotto il post ha scritto un laconico ma eloquente: “Due minuti di applausi”. Un segno evidente che la riflessione di Bruzzone ha superato i confini della critica televisiva per toccare tematiche più ampie, legate alla società, all’educazione e alla cultura mediatica.

Non è la prima volta che Roberta Bruzzone si espone pubblicamente su temi popolari, ma questa volta ha centrato un nervo scoperto. In un mondo in cui i reality sembrano essere diventati un manuale di comportamento per molti giovani adulti, il suo intervento ha aperto un dibattito più ampio sulla responsabilità di chi partecipa e di chi guarda.

Che si condivida o meno la sua opinione, resta il fatto che il suo intervento ha acceso i riflettori su un aspetto del programma spesso trascurato: l’impatto sociale e culturale che contenuti televisivi di grande diffusione possono avere sulla collettività. E, forse, anche questo è un merito.

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