Morte di Michele Noschese a Ibiza: la seconda autopsia stravolge le indagini
Un vero colpo di scena potrebbe cambiare radicalmente il corso delle indagini sulla tragica morte di Michele Noschese, il deejay italiano di 35 anni conosciuto anche con il nome d’arte “dj Godzi”, deceduto lo scorso 20 luglio a Ibiza in circostanze che, fin dall’inizio, avevano sollevato dubbi e domande senza risposte chiare. Ora, una seconda autopsia effettuata sul corpo del giovane musicista ribalta completamente l’ipotesi iniziale di un decesso per overdose e apre la strada a scenari del tutto differenti.
A riportare l’esito dei nuovi accertamenti è stato il Corriere della Sera, che ha avuto accesso ai risultati della seconda autopsia, richiesta con forza dalla famiglia di Noschese. I nuovi rilievi sono stati condotti in una clinica privata dell’isola, alla presenza del medico legale di parte, Juan Luis Poncela. Il referto medico consegnato è inequivocabile e presenta elementi che contrastano nettamente con quanto emerso dalla prima ispezione cadaverica: il corpo del giovane presenta infatti sette costole fratturate e la rottura di entrambe le clavicole.
Il documento ufficiale sottolinea: “Le fratture della gabbia toracica anteriore e delle clavicole devono essere valutate nel contesto attuale”. Un’affermazione che apre a nuove valutazioni sulle possibili cause della morte, ipotizzando dinamiche traumatiche che sarebbero assolutamente incompatibili con un semplice arresto cardiaco dovuto a sostanze stupefacenti. In sostanza, l’ipotesi dell’overdose, ventilata in un primo momento, appare oggi quanto meno incompleta, se non del tutto fuorviante.
A intervenire pubblicamente, con comprensibile riserbo ma anche fermezza, è stato il padre della vittima, Giuseppe Noschese, ex primario del Trauma Center dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Già in precedenza aveva espresso forti perplessità circa la prima autopsia, ritenuta da lui affrettata e svolta in assenza di esperti di parte indipendenti. Ora, alla luce delle nuove evidenze, il dottor Noschese afferma: “Preferisco non commentare. Parlano i referti: sette costole rotte e due clavicole fratturate. L’inchiesta? Vedremo”.
Parole misurate ma cariche di significato, che riflettono l’intento della famiglia di ottenere verità e giustizia, facendo luce su eventuali responsabilità o omissioni. Il nuovo quadro clinico, infatti, solleva interrogativi inquietanti: com’è possibile che lesioni così gravi siano passate inosservate nella prima autopsia? E soprattutto, cosa ha provocato quelle fratture? Si è trattato di un’aggressione? Di una caduta? Di un episodio di violenza? O c’è dell’altro?
Al momento, le autorità spagnole non si sono espresse ufficialmente sui nuovi sviluppi, ma è probabile che le indagini vengano riaperte, se non addirittura indirizzate verso ipotesi completamente nuove. Nel frattempo, cresce l’attesa in Italia, dove amici, colleghi e fan del deejay si stringono attorno alla famiglia, chiedendo chiarezza.
Michele Noschese era molto noto nell’ambiente musicale underground italiano e internazionale. Originario della Campania, aveva conquistato nel tempo un pubblico fedele grazie al suo talento, alla sua energia contagiosa in consolle e alla passione per la musica elettronica. La sua morte improvvisa a soli 35 anni aveva lasciato tutti sgomenti, ma oggi lo sconcerto si trasforma in angoscia e rabbia, alimentati dalla sensazione che qualcuno possa aver nascosto, volutamente o meno, la verità.
Il caso è destinato a far discutere a lungo. Anche perché quanto emerso dalla seconda autopsia impone una riflessione profonda non solo sulle cause della morte di Michele, ma anche sulle modalità con cui sono state condotte le prime indagini, sulle eventuali negligenze e su un possibile tentativo di chiudere frettolosamente il caso. La richiesta della famiglia di procedere con l’autopsia indipendente si rivela oggi cruciale e dimostra l’importanza, in questi casi, di non accontentarsi delle apparenze.
Se da un lato la prudenza è d’obbligo in attesa di ulteriori sviluppi, dall’altro non si può ignorare il peso delle nuove prove emerse. La frattura multipla delle costole e delle clavicole è un elemento oggettivo che chiede spiegazioni convincenti e tempestive. La speranza della famiglia Noschese, e di tutti coloro che hanno voluto bene a Michele, è che la verità possa emergere in tutta la sua complessità, senza zone d’ombra e senza compromessi.
Intanto, a Ibiza, dove la musica di dj Godzi aveva fatto ballare migliaia di persone, resta il silenzio assordante di una verità ancora incompleta. Ma la battaglia della sua famiglia continua, con determinazione e dolore, nella speranza che giustizia sia fatta.